Lomepal

Mauvais ordre

2022 (Pineale Prod)
alt-pop, hip hop, nouvelle chanson

Antoine Valentinelli, in arte Lomepal, è uno dei nomi più importanti della ricchissima scena hip-hop francese, benché la sua ascesa non sia stata semplice: dei cinque Ep pubblicati fra il 2011 e il 2016 si è accorto solo il sottobosco, nonostante per gli addetti ai lavori il suo talento fosse già evidente, tanto che nel 2014 si è guadagnato una collaborazione con Akhenaton, membro dello storico collettivo rap IAM.
Firmato un contratto per la distribuzione con l’etichetta belga [Pias], nel luglio del 2017 pubblica “Flip”, l’agognato album di debutto. Il suo nome riesce finalmente a raggiungere un pubblico più ampio e il disco scala lentamente la classifica francese, arrivando a toccare il numero 14 nel gennaio del 2018, poco dopo l’uscita della sua versione deluxe. A oggi ha accumulato l’equivalente di 300mila copie vendute. 
Per il successivo “Jeannine”, uscito nel dicembre del 2018, l’artista non ha più bisogno di presentazioni: il disco entra direttamente in top 10, tocca il numero 1 e quando, dopo quasi un anno, il suo impatto sembra rallentare, una riedizione intitolata “Amina” lo riporta al numero 3. Nell’aprile del 2020 ottiene il disco di diamante, avendo raggiunto l’equivalente di 500mila copie vendute (cifra che va comunque incrementata, considerando che dopo quel traguardo è rimasto nella fascia medio-bassa della top 50 francese per altri otto mesi).
 
Eppure Lomepal non rispetta quasi nessuno fra i canoni dell’hip hop mainstream, a partire dal nome d’arte, trascrizione fonetica di “l'homme pâle”, ossia “l’uomo pallido”, in virtù di una carnagione che, sin da bambino, ha spesso fatto credere alle persone circostanti che fosse malato. Identificarsi in un simbolo che rappresenta una debolezza fisica è già di per sé una sfida agli stilemi della società moderna e lo diventa ulteriormente in un ambiente ad alto tasso di testosterone come quello hip hop. Un’attitudine anti-machista confermata dalla copertina di “Flip”, con l’artista truccato da donna su uno sfondo rosa.

L’approccio alla musica non è dissimile: Lomepal si circonda di uno stuolo di polistrumentisti che costruiscono basi spesso estranee al mondo hip hop, sfociando nelle varie sottocorrenti della musica alternativa, dall’hypnagogic pop all’electropop, dall’r&b d’atmosfera all’indie rock chitarristico. Il risultato è spesso spiazzante e sperimentale (emblematico al riguardo il dissonante singolo “Tout lâcher”, del 2018).
Nell’ottobre del 2019, negli stessi giorni in cui esce “Amina”, raggiunge i negozi anche “3 jours à Motorbass”, disco registrato dal vivo in studio, fondamentale per comprendere il percorso dell’artista: riproposti in chiave acustica (fatto salvo qualche effetto di chitarra), i brani sembrano a tutti gli effetti il parto di un cantautore che si ritrova quasi incidentalmente a rappare.

Giungono a quel punto tre anni di silenzio, con l’artista che stacca la spina anche dai social network. Fino a che, durante l’estate del 2022, non arriva l’annuncio del terzo album di inediti, “Mauvais ordre”, poi puntualmente pubblicato il 16 settembre (neanche a dirlo, numero 1 in classifica e disco d’oro nella settimana d’uscita, per aver superato le 50mila copie).
Si tratta dell’opera della maturità per Lomepal, il passo definitivo verso una dimensione propria e del tutto avulsa alle logiche commerciali, a dispetto del riscontro che sta ottenendo. Al punto che qualche purista, esagerando, si domanda se questo sia ancora hip hop: a parte le solite basi sui generis, Lomepal canta infatti più del solito, togliendo spazio alle parti rappate. Inoltre, demolendo un totem di questo settore dell’industria musicale, finora rispettato anche da lui, nella scaletta non è presente alcun featuring: Lomepal è interprete unico di tutte le canzoni. Una scelta che contribuisce non poco a dare coerenza e carattere all’album, laddove ormai molti rapper contemporanei pubblicano dischi che sembrano compilation di artisti vari, con grave detrimento per la personalità delle proprie creazioni.

Le basi strumentali sono curate dalla stessa squadra con cui Lomepal ha creato “Flip” e “Jeannine”: Louis-Gabriel Gonzalez (tastierista e/o chitarrista in tredici brani), Pierrick Devin (diviso fra chitarre, basso e tastiere, partecipa a undici brani), Guillaume Ferran (tastierista in dieci brani), Steven Vidal (programmatore o tastierista in nove brani) e Aymeric Westrich (batterista in sette brani, pianista in “Decrescendo”).
Si tratta di una selezione eclettica, che spazia dal jet set al sottobosco, dalle nuove leve ai veterani: se Gonzalez è sostanzialmente legato a Lomepal, Davin è uno dei tecnici più richiesti nella scena francese degli ultimi vent’anni (ha lavorato, fra gli altri, per Cassius, Phoenix e Nekfeu), mentre Vidal, meglio noto con il moniker Stwo, è arrivato a scrivere un brano per Drake.

Presentato come un concept album, racconta la vita – invero, più le emozioni che la vita – di un personaggio fittizio, pur senza rispettare la cronologia degli eventi (da cui il titolo, “ordine errato”). È la prima volta che l’artista non scrive canzoni autobiografiche, benché il confine fra autore e maschera, in questi casi, sia difficile da stabilire, anche al netto delle dichiarazioni ufficiali.
La scaletta è densa di tensione, e anche i tratti più rilassati risultano comunque disillusi e malinconici: possono variare arrangiamenti e intensità d’esecuzione, ma senza che nessuna canzone alleggerisca davvero l’atmosfera o ipotizzi un raggio di sole. 
La title track si muove fra droni elettronici, toni di tastiere aleggianti e una linea di basso intermittente che sovrappone chitarra baritono e sintetizzatore. Il suono va a piazzarsi nel grande calderone del pop alternativo, con echi chillwave e un finale di chitarre dal sentore tropicale.

Molti brani adottano un approccio melodico in cui il rap traspare più che altro come inflessione, forse anche per il fatto che Lomepal non riesce a nasconderla: fra questi “À peu près”, guidata da drum machine e chitarre elettriche dense di tremolo, “Etna”, con bassi dal tono saturo, cupi ingressi d’archi e – da 2’59’’ – un riff di sintetizzatore forse influenzato dal progressive elettronico di Jean Michel Jarre, “Decrescendo”, con il suo martellante incedere pianistico, “Maladie moderne” e “Crystal”, guidate dalla chitarra acustica e perfetti esempi di pop da camera in chiave futuristica, che ipotizzano per Lomepal un futuro come chansonnier in equilibrio fra forme classiche e arrangiamenti tecnologici (si pensi in particolare alle tonalità eteree di filtri e strumenti elettronici).

Ci sono poi momenti più vicini all’universo hip hop comunemente inteso, ma sempre traversati da tratti destabilizzanti: “50°”, con battiti industriali, “Pour de faux”, con una base rarefatta a un passo dalla musica ambient, e “Tee”, con una coda di Mellotron che mima un tappeto d’archi. 
L’unico brano del disco a rischio stereotipo, anche a causa del testo, è “Auburn”, che ricorre all’escamotage un po’ infantile del paragone con una celebrità del tutto fuori contesto, come del resto avviene costantemente fra i rapper. Il verso specifico recita “Volevo solo divertirmi, come Cyndi Lauper”. Un peccato veniale che si può perdonare senza problemi, considerando l’originalità del resto dell’opera e quanto poco venga concesso alle logiche di mercato: i testi si adeguano infatti le atmosfere delle basi strumentali, descrivendo un ragazzo che sembra incapace di essere felice, si trova a suo agio soltanto se isolato dal resto della società e deve lottare contro saltuari istinti distruttivi, sia suicidi, sia omicidi. 
Sembrerebbe quasi la descrizione di quelli che oggi vengono definiti incel, ma il sospetto viene smentito dal testo di “50°”, che racconta l’amicizia disinteressata con una prostituta: una situazione che non potrebbe verificarsi se il ragazzo appartenesse a una categoria che si fonda in sostanza sulla misoginia. 
Non so ancora davvero dove mi trovo.
10:30, mangio Frosties con una prostituta.
È una mia amica, ci vediamo per scherzi o per consigli, 
è così che ci amiamo,
ma stamattina è diverso.
Mi chiede se voglio buttare via i cristalli che ha nascosto in un barattolo,
dice che ha paura di non controllare la sua dipendenza.
Non oso dirle che è proprio questo il punto.
(Ovvero, chi ha bisogno di far sparire la droga per trattenersi, probabilmente già soffre di una dipendenza fuori controllo).
Antipatica quando non ne prende? 
Mh, direi piuttosto il contrario, ma va bene,
dato che io non ne prendo, non posso capire.
È il bello della confidenza, e questo non si dimentica, 
come andare in bicicletta, o come una bella melodia
Su, riapri il cellophane. 
No, non una sola altra ricaduta, nella maniera più assoluta.
Lei non ne può più, non ne vuole più.
Solo che dire “per [tutta] la vita” è troppo duro, scalda i nervi,
allora si trattiene per 24 ore, il tempo di ripetere la stessa cosa.
Niente da disfare, niente da rifare, 
il mondo gira ancora, questa volta mi lascio andare,
la mente resiste, ma il cuore ha compreso, 
il mondo gira ancora, questa volta mi lascio andare.
“Mauvais ordre” è senza dubbio l’album più compatto e visionario finora pubblicato da Lomepal e l’attenzione che sta ricevendo non può che essere una buona notizia per la musica francese.
Nel frattempo, il tour di supporto, previsto per il 2023, ha superato i 170mila biglietti venduti in appena un giorno.
 
(Si ringrazia Paolo Tedoldi per le consulenze)
 

13/10/2022

Tracklist

  1. Mauvais ordre
  2. 50°
  3. À peu près
  4. Hasarder
  5. Etna
  6. Le miel et le vinaigre
  7. Maladie moderne
  8. Tee
  9. Prends ce que tu veux chez moi
  10. Skit il
  11. Crystal
  12. Auburn
  13. Skit lost memo
  14. Decrescendo
  15. Pour de faux




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