Un omaggio alla chanson e alle suggestioni pop francesi nella nuova puntata di Rock in Onda, il programma condotto da Claudio Fabretti tutti i mercoledì dalle 12 alle 14 sulle web-frequenze di Radio Città Aperta (www.radiocittaperta.it).
Un percorso tutto francofono dall'era yé-yé di France Gall e Françoise Hardy alla saga Gainsbourg, dalla lezione di Jacques Brel e Georges Brassens ai tesori acustici di Alan Stivell e Yann Tiersen, dall'elettronica retrofuturista degli Air all'effervescente Myléne Farmer e ai novelli chansonnier pop e hip-hop come Stromae.
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Vive la Chanson
Un'immersione nella storia musicale della chanson (e suoi derivati), ma anche nelle suggestioni francofone che hanno contaminato negli anni il pop, il folk, il progressive e la soundtrack music. In principio furono i grandi pionieri-chansonnier degli anni 50 e 60 (qui rappresentati da quattro fuoriclasse come Georges Brassens, Jacques Brel, Charles Aznavour e Léo Ferré), capaci di coniare un nuovo stile di composizione e interpretazione cantautorale. Ma nei meravigliosi Sixties esplose anche il fenomeno "yéyé" sublimato dalla grazia di damigelle come France Gall e Françoise Hardy, quest'ultima poi decisa a "emanciparsi" dal marchio d'icona generazionale, al fianco del marito Jacques Dutronc. Un capitolo a sé merita la saga familiare di casa Gainsbourg, con le imprese sensuali e trasgressive di Serge, Monsieur La Decadance, assieme alla sua musa e compagna Jane Birkin, una delle unioni più celebri della storia dello spettacolo, da cui nacque l'altrettanto talentuosa Charlotte, attrice e chanteuse d'irresistibile fascino, supportata anche dal rinomato duo dei corrieri cosmici di Versailles di nome Air (qui presenti con una preziosa collaborazione assieme alla sempiterna Hardy).
Non manca un capitolo sulle radici folk, con il trittico Alan Stivell-Malicorne-Véronique Chalot, capace di riportare alla luce i tesori della tradizione bretone e provenzale, tra storie antiche e leggende inquietanti. Un patrimonio riportato alla luce in chiave moderna anche nelle colonne sonore di Yann Tiersen, reso celebre dalle musiche del film "Il favoloso mondo di Amelie" che raccoglievano di fatto i suoi primi lavori. E non mancano stelle pop-rock di prima grandezza del firmamento transalpino come Myléne Farmer ("la Madonna francese"), l'irriverente Jacques Higelin, i campioni new wave Indochine e i magici (e dannati) Noir Desir irrimediabilmente legati al talento e ai crimini di Bertrand Cantat.
Ma il patrimonio della chanson si è spesso magicamente sposato alle suggestioni esotiche della Francia multietnica e di quegli artisti internazionali che ne hanno voluto plasmare le peculiarità alle loro radici. Ecco allora la giamaicana Grace Jones stravolgere in una conturbante cover "La Vie En Rose" di Edith Piaf, la regina dell'arab-pop Natacha Atlas (belga, di origini egiziane) insaporire di spezie mediorientali la melodia immortale di "Mon Amie La Rose" (sempre Hardy), l'ispanico parigino Manu Chao plasmare una novella chanson al servizio del suo meticciato musicale di "Clandestino", la compianta Lhasa De Sela (statunitense di origini messicane vissuta a Montreal, Canada, e in Francia) mettere a frutto la sua passione per la cultura francofona in una ballata struggente da cabaret d'antan, oppure il belga-ruandese Stromae aggiornare la tradizione degli chansonnier al tempo dell'elettronica e dell'hip-hop.
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