Tanto, forse troppo, si è parlato della recente ondata della nuova generazione post-punk dell'ultimo decennio. Tantissime band, a volte con suoni abbastanza stereotipati, altre volte capaci di rinnovare esperienze ormai quarantennali con album che resteranno nella memoria. Tra queste, una formazione che da alcuni punti di vista emerge è quella del trio di Chicago, i FACS. Giunti al loro quinto album con "Still Life In Decay", i FACS - rispetto al precedente "Present Tense" - ritornano più profondamente nelle sonorità post-punk, riducendo l'aspetto noise.
"Still Life In Decay" ha le sue fondamenta nel suono del basso che domina incontrastato, con un suono forte e pulsante che agli appassionati del prog può ricordare quello di John Wetton in "Red" (chissà se sia solo un caso che il colore predominante della cover e dei video ufficiali sia proprio il rosso). La chitarra ha invece un funzione di ricamo e collegamento tra le parti, libera di vagare come i PIL di Johnny Rotten hanno insegnato a più generazioni.
Momento centrale dell'opera è senza dubbio "When You Say", con un basso da manuale a tener tutto in piedi e una chitarra che alterna suoni sempre diversi, da brevi pattern di note ripetute ad altri maggiormente noise. Basso e batteria creano un fondo solido in cui si inserisce poi la voce, interrotta da divagazioni libere di chitarra. La sensazione è che "When You Say" potrebbe durare venti minuti senza stancare mai, tra i più convincenti brani post-punk degli ultimi anni.
Gli altri singoli sono "Constellation", che parte con breve scarica di rumore bianco per poi tornare a rifugiarsi nella potenza del basso. Il terzo singolo è "Slogan", ancora sulla falsariga dello stile precedente, ma con una chitarra che può ricordare quella dei Protomartyr meno irruenti. Fino a questo momento, sia per coerenza che per efficacia si potrebbe pensare a uno dei dischi più interessanti dell'anno.
Nel finale si giunge alle due tracce lunghe, "Still Life" (otto minuti) e "New Flag" (più di dieci minuti). La prima rallenta il ritmo avvicinandosi al versante più oscuro del post-punk, sino a un lungo finale ambient sospeso nel nulla. La seconda si dilunga cercando appigli lisergici per poi chiudere con un lungo loop di distorsioni. Ma nel complesso i due brani lunghi - che potevano essere il punto di forza di "Still Life In Decay" - non convincono completamente e alla lunga stancano, risultando essere il punto debole di un disco che poteva essere ottimo e invece si perde un po' nel finale.
06/06/2023