Quando i Mars Volta scesero in campo lo scorso settembre con un album dalle forti venature pop, gli stessi avevano già previsto l'alto grado divisivo che tale proposta avrebbe generato tra i critici e i fan più fidelizzati. Una decisione spiazzante innescata dalle menti di chi ha costruito le più salde fondamenta di un'invidiabile carriera tra gli anfratti della sperimentazione più profonda, conformata tra hardcore, progressive rock ed effluvi psichedelici.
Quell'operazione non sembra essere stata sufficiente a calmierare la spinta verso inediti orizzonti stilistici, che con il nuovo "Que Dios Te Maldiga Mi Corazon" sembrano addirittura destinati ad andare oltre quel limite.
Il nuovo album presentato dai temerari Cedric Bixler-Zavala e Omar Rodríguez-López è una completa rivisitazione, in chiave acustica, dei tredici brani che avevano composto l'omonimo album dello scorso anno.
Detta così, non pare prospettarsi nulla di sconvolgente, abituati come siamo alle scorribande - non solo artistiche - dei due estrosi musicisti americani.
Già durante l'ascolto dei primi due pezzi della tracklist, "Blacklight Shine" e "Graveyard Love", si comprende la nuova (l'ennesima) svolta stilistica compiuta da Omar e Cedric, questa volta tuffatisi appieno nella più storica tradizione latino-americana, in omaggio alle loro radici, tra salsa, rumba e cha-cha destrutturate dalla loro natura originaria da chi, da sempre, si è reso pioniere di ogni tipologia di trasformazione armonica.
La title track, in tal senso, esplica alla perfezione la strategia stilistica dell'intero progetto: una salsa disaccoppiata, che già faceva capolino nell'adattamento originale, qui allargata, senza se e senza ma, a tutti i più ballabili aromi caraibici.
In fraseggi tecnici di questo tipo, le percussioni occupano un ruolo trainante: congas, clave, timbales, tamburelli, djembes e bonghi si avvicendano alle costruzioni pilotate dalla chitarra acustica di Rodriguez-Lopez, talvolta anche dal pianoforte ("Shore Story").
Istanze quali "Blank Condolences" ed "Equus 3", sono adattate su ritmiche asincrone intersecate in modo irregolare da fiati, archi digitali e mellotron governati dallo stesso Omar e dal suo fratellino Marcellus, oltreché dai tocchi del contrabbasso di Eva Gardner, protagonisti che vanno a completare un telaio sonoro che gronda di passione e solo apparentemente appare semplificato rispetto alle versioni originali.
In "Vigil", "Cerulea" e "Palm Full Of Crux" è il folk più classico a impadronirsi della scena, con la chitarra acustica erta ad assoluta protagonista. Su queste linee melodiche impera l'acuta vocalità di Cedric, regalando probabilmente una delle sue migliori e più estese performance.
"Que Dios Te Maldiga Mi Corazon" è l'ennesimo audace esempio dell'arte sciorinata dai Mars Volta, sempre più lontani da ciò che li ha resi il riferimento assunto nel tempo, ma non meno arditi nel presentare con personalità una propria attuale visione artistica e comunicativa.
L'album, ai più, potrebbe alla lunga risultare un tantino noioso, un pensiero certamente condivisibile, soprattutto per chi è abituato a veder Bixler-Zavala e Rodríguez-López spaziare tra i generi fin quasi all'autolesionismo. La realtà, come capita sovente, sta nel mezzo, per un progetto che se assunto con il giusto approccio e senza preconcetti, è in grado di far trasparire alcuni spunti costantemente innovativi.
01/05/2023