Yo, it's like the box sets, Star Wars, Fast & Furious franchisesSix projects, six sagas, it's hood science4 A.M. infomercials tellin' you where to buy it1-800-Nas&Hit, all six like a greatest hits
“Nasir”, l’album che Nas pubblicò nel 2018 con le produzioni di Kanye West, fu il primo vero fiasco della carriera, troppo frammentario e pretenzioso. La rinascita è avvenuta con “King’s Disease” e la collaborazione con il producer Hit-Boy, con cui ha lavorato tanto alacremente da pubblicare molto altro negli anni successivi: “King’s Disease” è diventato una trilogia e una seconda serie di pubblicazioni, “Magic”, arriva ora al suo terzo volume. Come comunicato, questo “Magic 3” segna la fine del filotto e festeggia il cinquantesimo di Nas, caduto proprio il giorno della pubblicazione, lo scorso 14 settembre.
I 15 nuovi brani, con Lil Wayne come unico ospite in “Never Die”, rinnovano la formula ormai conosolidata di questa seconda giovinezza di Nas, in equilibrio tra classicità e contemporaneo. “Fever” lucida quell’abilità di volare di verso in verso, con naturalezza, rievocando lo spirito novantiano con un campionamento di “Illmatic”: un portale spazio-temporale unisce due epoche diverse, ritrovatesi nel timbro educato di questo gigante dell’hip-hop. È una partenza a suo modo simbolica, la chiusura di un cerchio che introduce momenti più moderni, come il beat immerso in echi e riverberi di “TSK” (uno dei vertici di Hit-Boy) o i sub-bass imponenti di “Blue Bentley” e brani anfibi, che citano i Novanta ma rileggendoli in modo creativo, attraverso tagli e ripartenze, come in “Superhero Status”, proponendo riduzioni minimali, come all’inizio di “I Love This Feeling” o deformandoli in allucinazioni come in “Pretty Young Girl”.
Lungo la scaletta Nas racconta la ritrovata creatività, guarda al passato con la saggezza di un cinquantenne (“Sitting With My Thougts”), irradia good vibes (“I Love This Feeling”), ritorna a raccontare storie di dolorosa quotidianità (“Based On True Events Pt. 2”) e indovina un brano degno dei suoi migliori come “No Tears”: una marcetta immersa in cori angelici e synth paradisiaci funge da sfondo per rileggere la violenza e commemorare i cari defunti.
Everything is just what you made it out to beThe world of entertainment got some lessons from your popsHeld it down alone, mom's on heavenly watchThe tears on my face just stop
Arrivati a fine scaletta, “1-800-Nas&Hit” si prende il tempo per celebrare questo sestetto di album in collaborazione, chiudendo una esalogia che ha pochi paragoni nella storia dell’hip-hop: Nas rappa “Finally killed the King's Disease, I see what a genius see”, ringrazia chi ha permesso questa rinascita e saluta, cosciente di aver concluso un capitolo fondamentale nella sua discografia, una serie-evento di pubblicazioni che ha, nel suo insieme, superato ogni ragionevole aspettativa su Nas all’altezza del 2020 e segnato questo primo scorcio di decennio.
Nell’anno delle cover fatte dall’intelligenza artificiale, un rapper cinquantenne conferma che il cuore di questo tipo di musica non risiede nell’emulazione del timbro e tantomeno nell’imitazione del flow, quanto nella capacità di distillare l’esperienza di una vita in rima, valorizzando successi e difficoltà con l’auto-esaltazione tipica della cultura hip-hop ma anche una vitale dose di umiltà, gentilezza ed eleganza.
A.I. is only here to replicate and controlImitatin' the original then grabbed them a moldOf the binary code, it's your patterns they stoleThis my tactical flow, the one they can't redesignYou can redo the voice, but you can never read my mind
16/10/2023