Un soundscape arioso percorso da correnti inquiete, definito dall’intreccio di luci abbaglianti e ombre profonde è il territorio d’elezione di Martina Betti, materia risonante attraverso cui disegnare traiettorie sospese tra le derive enoiane più contemplative e le oscure tensioni in crescendo di Rafael Anton Irisarri. Con “Before The Last Light Is Blown” il suo progetto Shedir giunge al terzo capitolo segnando una linea di continuità netta, priva di marcati cambi di rotta con quanto fin qui prodotto.
Estratte dall’esperienza personale e da una visione dell’essere incentrata sul concetto di impermanenza, le progressioni minuziosamente plasmate dalla sound designer d’origine sarda configurano ambienti d’ascolto saturi, contraddistinti dalla costante compresenza di elementi in antitesi. Fluttuazioni luminescenti e frequenze ruvide, modulazioni oscure e armonie stratificate innescano paesaggi che hanno la consistenza di formazioni nebulose cangianti, nelle quali proiettare il proprio immaginario. La transizione tra i diversi stati d’animo si mantiene costantemente fluida, mettendo in evidenza l’acquisita capacità di gestire il suono anche senza l’ausilio – per la prima volta – di Lawrence English in fase di mastering.
Elemento centrale in ognuna delle tracce proposte è l’impronta emozionale, la volontà di avvolgere e toccare l’animo di chi ascolta, attitudine che per vie diverse accomuna la pratica ambientale di Shedir a quella di un assoluto maestro del genere quale è bvdub. Tale inclinazione raggiunge il suo apice quando il sassofono di Guido Tabone in “Deer Fluent In The Wind” squarcia con grazia cristallina il tessuto sintetico proiettandolo verso orizzonti ancor più eterei e smarginati, indicando una possibile direzione – già presente in “Finite Infinity“ - da perseguire con maggiore costanza. Ugualmente efficace risulta la via di un’elettronica dallo sviluppo cinematografico e dai tratti solenni di “The Bald-faced Sun”, mentre al netto di un livello qualitativo sempre alto si segnalano come meno incisivi i tasselli più aderenti ai lavori precedenti (“Spikes”, “The Dreaming Skull”).
Data conferma della propria abilità e di un’ispirazione sempre genuina, a Martina Betti spetta adesso l’onere di espandere un lessico virtuoso regalando nuove fughe verso scenari atmosferici profondamente evocativi.
14/07/2023