Nella vasta moltitudine di autori ascrivibile al genere ambient non sono molte le voci capaci di distinguersi proponendo una declinazione talmente peculiare da risultare sempre riconoscibile. In questa cerchia ricade sicuramente Brock Van Wey, in arte bvdub, prolifico costruttore di scenari atmosferici ad alto tasso emozionale.
Nato nel 1974 nella San Francisco Bay Area inizia a suonare il violino e il pianoforte ricevendo una formazione musicale di stampo classico. Archiviata questa parentesi, ad inizio anni 90 – quasi inevitabilmente vista l’area geografica – inizia ad interessarsi all’elettronica e si immerge in qualità di dj nella scena rave. Dopo essersi trasferito in Cina ad inizio millennio comincia nel 2006 a produrre la sua musica debuttando l’anno successivo con “Strength In Solitude”.
A partire da questo lavoro, che raccoglie le prime tracce composte, prende l’avvio un itinerario creativo fecondo che vede Van Wey affinare la sua particolare proposta di ambient fatta di stratificazioni sintetiche in crescendo sempre meno scandite da partiture ritmiche e spesso intersecata da modulazioni vocali filtrate. Le derive così plasmate si dilatano disegnando scie ipnotiche cariche di enfasi, vero e proprio marchio di fabbrica di un artista che per scelta rimane al di fuori di qualsiasi cerchia aderendo all’idea di fare musica soltanto per esprimere le proprie sensazioni. Non a caso le note biografiche sul suo sito si limitano a:
“My name is Brock Van Wey.
I am bvdub, Earth House Hold, and East of Oceans.
I make music about my life.
I make music about life.
I make music for life.”
In oltre 15 anni di attività a firma bvdub sono usciti oltre quaranta album tra i quali gli ottimi “To Live” (2009, Smallfish), “The Art Of Dying Alone” (2010, Glacial Movements), “Erebus” in collaborazione con Loscil (2013, Glacial Movements), “Tanto” (2014, Quietus), “Heartless” (2017, n5md).