In un’industria usa e getta dai rapidi ritmi di consumo, la storia di Victoria Monét McCants da Atlanta, Georgia, è certo inusuale se ne osserviamo il lento divenire. Nonostante sia salita alla ribalta solo quest’anno con l’arrivo del suo album di debutto “Jaguar II”, infatti, Victoria ha iniziato la sua gavetta nell’industria discografica un decennio abbondante addietro, in qualità di autrice per una marea di gente, da nomi hip-hop come P. Diddy, Nas e T.I. alla scena r&b di Fifth Harmony, Chloe & Halle e la sensazione k-pop mondiale Blackpink. Ma è con Ariana Grande che Victoria ha trovato la miglior sinergia – assieme, le due hanno co-scritto oltre una ventina di canzoni che costellano l’intera carriera di Ariana fino a oggi, cementando nel processo una profonda amicizia che le lega tuttora.
Nel frattempo, l'autrice ha centellinato le uscite a proprio nome con prudenza – lo stesso “Jaguar II” inizialmente doveva essere solo un Ep, a seguito del primo capitolo “Jaguar”, pubblicato nel 2020. Le vendite totali, per ora, non sono certo state imponenti, ma il responso critico e la stima dei colleghi l’hanno comunque aiutata; all’annuncio dei Grammy 2024, “Jaguar II” e annessi singoli sono stati nominati in ben sette categorie diverse. Anche non dovesse vincere un solo premio, Monét ha conquistato il proprio posto a tavola, abbattendo l’imperante ageism dall’alto (!) dei suoi 34 anni d’età, nonché dallo status di radiosa neo-mamma – i vagiti della figlioletta Hazel sono già presenti in scaletta, mescolati assieme all’apporto degli Earth Wind & Fire nel funky-soul vagamente straniante di "Hollywood".
Tuttavia, duole notare come, nonostante una buona narrativa alle spalle fatta apposta per l’ascoltatore più esigente, anche “Jaguar II” paghi pegno alla maledizione che affligge tanti collaudati autori per altri. A partire dall’introduttiva “Smoke”, coadiuviata dalle pastose rime di Lucky Daye, e corredata subito dopo da una misticheggiante versione “Reprise” tessuta al sitar, passando poi per il dub psichedelico di “Party Girls”, con le raspe incitazioni di Buju Banton, la cifra stilistica di “Jaguar II” mostra subito una moderna ossatura meticcia. Ma dov’è Victoria? Bella domanda; autrice pertinente ma sottile come non mai, attenta al suono e ai propri ospiti ben oltre il dovuto, l’oste di casa si nasconde dietro tiepide melodie e liriche mai davvero eccitanti né introspettive. Un timbro vocale funzionale ma non particolarmente carismatico sigilla un ascolto curato ma, in ultima istanza, poco memorabile.
Timide frattaglie funk (“How Does It Make You Feel”) e r&b (“On My Mama”), disidratate partiture notturne (“Alright”, praticamente una Rochelle Jordan senza nerbo danzereccio), e una sontuosa lounge d’autore (“Good Bye”), formano un album dove alla versatilità della produzione non corrisponde una penna altrettanto solida. Ecco ancora vaghe influenze caraibiche con “Cadillac (A Pimp’s Anthem)” e “I’m The One”, che ricorda il pop bajan di Shontelle, per la quale Victoria scriveva canzoni tanti anni fa. La saltellante “Stop (Askin’ Me 4Shyt)” è certo divertente, ma nel suo indubbio richiamo allo stile della Grande ci ricorda pure che quest’ultima, interprete vellutata ma all’occasione ben più stronzetta, saprebbe condurre il pezzo con una serafica simpatia che la matura e posata Victoria semplicemente non possiede.
Si conclude quindi così un ascolto curato e orecchiabile ma anonimo e soprattutto autorialmente sfilacciato e impersonale – il colmo, per una che fa quel mestiere da anni. Ma anche Victoria Monét adesso fa parte del panorama r&b americano, collocata da qualche parte tra i clamori attorno alla bestseller Sza, la giovane penna di Summer Walker, le istanze indie di Amber Mark e il clamoroso tonfo commerciale della sfortunata Chloe, avvenuto pochi mesi fa. Speriamo solo che, al prossimo capitolo, l’autrice in questione riesca a dimenticarsi il lavoro fatto per altri e trovi ispirazione dentro sé stessa, tralasciando mode passeggere e vacue pose erotiche nelle quali non sembra essere a proprio agio. Dopo tutti questi anni, si sarebbe anche guadagnata il diritto di non dover più rendere conto a nessuno.
19/11/2023