...A Toys Orchestra

Midnight Again

2024 (Santeria)
alt-pop, indie-rock, songwriter

“Post media noctem visus quum somnia vera”
“Una visione avuta dopo la mezzanotte, quando i sogni sono veri”
(Orazio, Satire, Lib I, Sat. 10, V. 33)

I rintocchi della mezzanotte, sin dai tempi antichi, hanno sempre avuto un'aura magica. Il passaggio di consegne da un giorno al successivo porta in sé un simbolismo che il buio della notte rende misterioso e affascinante al tempo stesso. Devono saperlo bene i campani …A Toys Orchestra, i quali per la terza volta (dopo “Midnight Talks” nel 2010 e “Midnight (R)evolution” nel 2011) dedicano a questo frammento del tempo il titolo di un loro album.
Dopo un’attesa durata ben sei anni dall’uscita del precedente “Lub Dub”, la band di Enzo Moretto torna finalmente a pubblicare un album in studio che, come e più del suo predecessore, spariglia le carte in tavola rispetto alla produzione antecedente e riesce a sorprendere in più occasioni tanto nelle sonorità (nella maggior parte dei casi distanti da quella “matrice wave” che aveva caratterizzato buona parte dei loro lavori pre-“Lub Dub”), quanto negli arrangiamenti, estremamente curati e raffinati, indice di una spiccata maturazione stilistica.

“Midnight Again” è un album variegato e ammaliante, che accompagna l’ascoltatore nella misteriosa oscurità della notte facendolo fluttuare sotto un cielo talvolta plumbeo e foriero di pioggia (la visionaria “Halleluja” o la straziante “Miss U”), talaltra rischiarato da coloratissimi fuochi d’artificio (la trascinante “Life Starts Tomorrow”, la scanzonata “Goodbye Day” e la trionfale “OCD Lullaby”, coi loro irresistibili fiati, inseriti con grande perizia nei differenti contesti – e a tal proposito una menzione a parte merita l’inserto sghembo in “Goodbye Day”, dove sembra quasi far capolino il buon Stanley Brinks col suo sassofono). Alcune volte la notte di “Midnight Again” è immersa nel pieno della tempesta più furiosa (la poderosa “Our Souls”, con le sue atmosfere tenebrose tra Dave Gahan e Mark Lanegan), altre volte è tersa e trapuntata di scintillanti stelle (la sorprendente “Take Me Home”, che dall’elegia della ballata si trasforma inaspettatamente nella visionarietà della colonna sonora western passando attraverso sfavillanti cori gospel, e la caleidoscopica “Midnight Gospel”, dove, come lascia presagire il titolo, lo stilema corale diventa leit-motiv e si innalza al cielo accendendolo di una luce quasi mistica) oppure viene illuminato da romantici chiari di luna (su tutti il duetto di Enzo con Ilaria D’Angelis nella splendida “Whatever We Are”, una dolcissima rock ballad nella quale il tappeto strumentale incornicia con garbo le due voci, assolute protagoniste della scena, che si alternano e si rincorrono per poi fondersi più e più volte in un caldo abbraccio).

Grazie alla sapiente orchestrazione di pianoforte e archi, la notte di “Midnight Again” è pervasa da una sottile vena malinconica (“Hero”, “Miss U”, “Sometimes I Wonder”, “Out Of Control”). Si avverte talora anche un certo senso di inquietudine (particolarmente tangibile in “Goodbye Day”, dove il theremin di Ilaria fa volteggiare nell’aria gli stessi diafani fantasmi che popolavano già, nel lontano 2004, le atmosfere di “Peter Pan Syndrome”, uno dei singoli più amati della band).
La mezzanotte è l’ora in cui si cerca la strada di casa, lungo la via tracciata dal pianoforte alla Nick Cave di “Take Me Home”: durante la lavorazione del disco, il gruppo si è trovato a condividere la stessa sala prove bolognese con una comunità italo-africana, che teneva lì le proprie funzioni domenicali. E così, un giorno, le figlie del pastore hanno accettato di unirsi al coro del brano: “Cantavano come se avessero conosciuto da sempre quella canzone - racconta Moretto - con un trasporto e un’intensità tali da farmi venire letteralmente le lacrime agli occhi”. Voci che sembrano provenire da un sogno, mentre il confine tra i mondi, lì nel cuore della notte, diventa un diaframma sottile: i fantasmi delle nostre ossessioni prendono forma tra le pieghe di “OCD Lullaby” (“Doc, whatever I say/ It seems I am insane”), e non ci sono tecniche psichiatriche sufficienti per esorcizzarli. Possiamo solo scendere a patti con la nostra ombra, sotto i raggi della luna che cadono obliqui sul cuscino.

Le lancette si muovono verso l’inizio di un nuovo giorno, ma come l’uomo-orologio della copertina sembriamo sempre proiettati in avanti: condannati dai buoni propositi a non vivere mai il presente, come sembra suggerire “Life Starts Tomorrow”, con il suo passo rubato agli Arcade Fire di “The Suburbs”. Dovremmo imparare a vivere ogni giorno come se fosse il giorno dell’addio: un bagno nello champagne, un completo nero in stile Johnny Cash e a testa alta verso l’alba, mentre l’ultima banda sulla Terra intona la marcia di “Goodbye Day”. “And tear by tear/ And fear by fear/ They’ll go away/ But every night/ And every day/ Just give your smile/ And say: 'Well, goodbye!'”.

22/03/2024

Tracklist

1. Halleluja
2. Life Starts Tomorrow
3. Goodbye Day
4. Take Me Home
5. Miss U
6. Sometimes I Wonder
7. Whatever We Are
8. Our Souls
9. Midnight Gospel
10. Out Of Control
11. Hero
12. OCD Lullaby






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