Avalanche Kaito

Talitakum

2024 (Glitterbeat)
experimental rock, elettronica, griot

"Presa la mano della bambina, le disse: 'Talità kum', che significa: 'Fanciulla, io ti dico, alzati!'". Con queste parole, nel Vangelo di Marco, si racconta la resurrezione della figlia di Giàiro e da questa potente immagine il progetto multiculturale Avalanche Kaito trae il titolo del suo nuovo album. Un lavoro che fonde l'estro del musicista burkinabè Kaito Winse con il duo franco-belga composto da Benjamin Chaval e Nico Gitto.
L’immaginario sonoro dell’album è forte quanto i suoi temi, con una copertina che raffigura scheletri e visioni spettrali, evocando un viaggio tra vita (“Viima”), morte e rinascita (“Tanvusse”) e resurrezione (“Talitakum”). Come nella tradizione dei griot, il cantante africano ci guida in un viaggio narrativo attraverso temi elevati, ma l’approccio è più viscerale che concettuale. Nella babele linguistica e culturale di cui è composto l’album, cercare di trovare un filo conduttore rischia di essere fuorviante. Meglio lasciarsi trasportare dal ritmo turbinoso della sua musica.

L’adunata generale degli spiriti prende vita con la frenetica e surreale “Borgo”, dove corni, tamburi battenti, grida e flauti si alternano e si mescolano a una martellante elettronica industriale. Una chitarra post-punk è l’elemento predominante di “Shoya”, almeno fino a che la voce del burkinabè inizia a intonare uno strano canto tradizionale. A questo punto la parte armonica si dissolve completamente e lascia il campo a una batteria nervosa. In “Donle” la voce di Kaito si fa semplice narratrice mentre dietro di lui si dipanano spirali di synth, droni espressivi e cori spettrali.
In “Tanvusse”, elettronica e urban hip-hop si si fondono con le parole frenetiche di una fiaba popolare, accompagnate dai fiati tradizionali africani. Da qui si dipana il cuore concettuale dell’album, che prosegue con la maestosa Viima, una traccia imponente e dilatata in cui inizialmente la voce emerge come un’eco lontana su un tappeto di sintetizzatori statico e sospeso. Ma essa viene rapidamente catturata dai cambi di tempo rapidi e improvvisi di chitarra e batteria che introducono una foresta stratificata di rock sperimentale alla Black Midi in una delle tracce più riuscite dell’album. A chiudere la “trilogia” arriva la title track, un pezzo che evoca la resurrezione all’interno di un groove travolgente e frenetico. I fiati creano un'atmosfera ipnotica, come una danza di satiri immersa in un concerto di elettronica d’avanguardia.

Gli Avalanche Kaito si rivelano inafferrabili, sfuggendo a qualsiasi tentativo di categorizzazione: a volte la loro musica sembra mescolare ritmi africani e sperimentazione occidentale, altre volte evoca un suono futuristico che richiama antichi canti tradizionali. Un esempio eccellente di questa alchimia è “Lago”, dove la base musicale riesce a fondere in un unico battito la tradizione griot, l’hip-hop e l’art-rock. Nell’ultima traccia, “Machine (The Mill)” la band abbandona completamente le parole, in un paesaggio post-industriale intriso di droni, schianti e pulsazioni elettroniche, mentre i vocalizzi di flauto richiamano l’adunata iniziale, chiudendo così il cerchio di un’opera assolutamente raccomandata.

09/11/2024

Tracklist

  1. Borgo
  2. Shoya
  3. Donle
  4. Tanvusse
  5. Viima
  6. Talitakum
  7. Ghostdrum exp3
  8. Lago
  9. Machine (The Mill)


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