È da ben quaranta anni che Gianluca Becuzzi si muove attivamente in ambito musicale, come parte di diversi progetti (Pankov, Limbo, Kinetix, Noise Trade Company) e soprattutto in qualità di autore solista. Tante forme per altrettanti espressioni sonore che vanno dall’industrial alla darkwave, passando per l’ambient-drone e retaggi doom. Naturale è quindi la necessità di riepilogare quanto prodotto, non attraverso una mera compilazione di tracce edite, bensì scegliendo una rilettura delle stesse a cui aggiungere alcuni omaggi ai riferimenti più radicati.
Incastrati tra due capitoli che fungono da presentazione e via di fuga troviamo inanellati otto brani, rappresentativi di un percorso artistico nutrito, manipolati in un formato canzone concluso, costruito soprattutto sull’onnipresenza di chitarre affilatissime e ritmiche robuste a sostenere la voce profonda.
Dal monolitico “Black Mantra” risorge la liturgia di “Evening Star”, spogliata dalla sua aura sotterranea per divenire danza ancestrale, sorte toccata anche a “Where The Grass Grows High”. Allo stesso canone vengono ricondotti le sfuriate industrial di epoca Limbo (“Carnalia”, “Red Latex Jesus”), la darkwave dei Noise Trade Company (“Her Cold Lips”) e i tributi a Swans (“Children Of God”), Velvet Underground e Stooges ("Venus In Furs/We Will Fall").
Da tale approccio scaturisce un itinerario molto coeso, a dispetto di fonti così varie, segnale evidente di quanto l’impronta sonora di Becuzzi sia profondamente personale e capace di (ri)appropriarsi del passato per farlo rivivere in modo adeguato nel presente. Un resoconto riuscito e mai banale, dedicato alla memoria degli affetti più cari.
23/01/2025