Agli occhi di chi segue con attenzione il circuito indipendente nazionale, Emanuela Drei appare come una veterana. Eppure la musicista, produttrice e sound designer emiliana giunge soltanto ora - incredibile a dirsi - alla pubblicazione del primo album a nome proprio. Questo accade a oltre otto anni di distanza dai primi singoli diffusi, con nel mezzo centinaia di concerti apprezzatissimi, molti dei quali come opening act per artisti molto quotati, oppure affrontati in perfetta e orgogliosa solitudine, soltanto con una chitarra elettrica, qualche effetto e la propria voce. Senza dimenticare la fondamentale presenza nei progetti Heike Has The Giggles e His Clancyness, quest’ultimo ovviamente a fianco di Jonathan Clancy.
Quasi un anno fa Emanuela ha iniziato a lavorare ad alcune nuove canzoni con il batterista Pietro Vicentini, utilizzando – sono sue parole – un approccio live, cercando di catturare il lato più grezzo del processo compositivo, arricchendolo con suoni e prospettive poco comuni nell’ambito del rock alternativo italiano.
Volete quindi sapere come funziona Giungla nello spazio di un album intero? Molto bene, grazie anche al rapido susseguirsi di tracce piuttosto brevi (dodici in tutto, racchiuse in appena ventinove minuti) dai contenuti decisamente eterogenei. La Drei sa scrivere, sa suonare, sa cantare, e fa tutto con talento e intelligenza, lasciando entrare nel proprio songwriting numerose e decisive influenze dalla scena indie contemporanea.
Inaugurato il disco con l’apparato electro mostrato in “Mouse And Keyboard”, la cantautrice si diverte a spiazzare l’ascoltatore, visto che nel resto della tracklist le vere protagoniste saranno poi le chitarre, più o meno trattate, a evidenziare una ruvida attitudine dark-pop (la superba “Distance” svetta su tutte), alternata a primaverili bozzetti in modalità slacker che si posizionano a metà strada fra Beabadoobee e Nilufer Yanya (ottima la prestazione sfoderata in occasione di “Something”). Ma la principale fonte d’ispirazione è senza dubbio St. Vincent, basti ascoltare “Limited Edition” e ancor più “Not Making Sense”.
Chiude il disco l’irregolare ballad dal retrogusto arty “Bad Idea”. Mica facile riuscire a fare di meglio.
27/02/2025