Tidal Memory Exo is an album I made while living in a rust-ridden flooded squat in a weird UK seaside town. The area has been in an endless storm, causing strange otherworldly primordial garbage to be washed to shore. It's basically only populated by rogue junk-hoarding scrap weirdos right now. I've been trying to get involved in the music scene that's bubbling up locally. There's lots of weird new mutated genres and illegal radio stations popping up - completely isolated from the rest of the country because of this massive storm. They don't really like me, but I sort of wormed my way in and finally got this album together. Tunes about oceanic scum, illegal teletext transmissions, & the prehistoric trilobite angels lurking in the sewers
L'irlandese Seamus Rawles Malliagh
alias Iglooghost si è imposto con due album come uno dei produttori più visionari di questo quarto di secolo. La sua estetica poggia sulle ceneri della
dubstep per proporre composizioni multiformi, descostruite, frenetiche e dense, che inglobano intuizioni disparate, tra
bass music e sperimentazione, riflessi di pop elettronico e svolazzi
nu jazz. Se "
Neō Wax Bloom" (2017) lo ha presentato come un astro nascente della nuova elettronica europea e "
Lei Line Eon" (2021) ha confermato creatività e ambizioni, il terzo "Tidal Memory Exo" (2024) è un nuovo viaggio in un mondo alieno, fantascientifico e pieno di contaminazioni, fusioni impreviste, cambi di stile e di
mood.
È lo stesso Iglooghost a parlare di detriti e mutazioni nella descrizione riportata in apertura, elementi centrali di un album urbano eppure alieno, fisico ma anche immaginifico, frenetico e al contempo malinconico. Colonna sonora di una fantascienza non troppo lontana da un credibile futuro distopico, post-apocalittico ma ancora riconducibile al nostro mondo, "Tidal Memory Exo" può essere letto come una sintesi curiosa tra il minaccioso mondo creato da Miller in "
Mad Max" e un incubo accelerazionista uscito da un inedito di Mark Fisher.
I tredici brani in scaletta segnano un generale avvicinamento all'hip-hop, spesso nella versione glitch già praticata in alcuni frangenti degli album precedenti.
"Blue Hum" introduce nel
soundscape marino, minaccioso e futuristico, proseguendo idealmente nella più aggressiva "New Species", con il
beat che si ispessisce mentre è cavalcato da un rap ossessivo. Un passato
hip-hop confligge con l'
elettronica da ballo decostruita di "Alloy Flea", tramortita anche da una cassa dritta
rave: è un party dopo la catastrofe, una danza sfrenata tra le macerie. La tensione sale con le voci distorte e i synth angoscianti di "Coral Mimic", prima della malinconia onirica di "Spawn01", sussurrata da un'altra dimensione. La sintesi tra suoni, mondi ed epoche prosegue in "flux•Cocoon", che malcela un ritornello pop, prima che i
wobble bass di "Pulse Angel" riconducano al post-dubstep.
Il pop elettronico oscuro di "Echo Lace" potrebbe provenire dal più recente
Slowthai, se non fosse per la piegatura visionaria mentre "Nemat0de" e la drum 'n' bass mutata di "Germ Chrism" suggeriscono piste da ballo dal dopo-catastrofe. L'energia dei
beat lascia spazio a un'inconsolabile malinconia in "Dew Signal", prima del cubismo ipercinetico e
hyper di "Geo Sprite Exo".
Più un mondo sonoro che un semplice ascolto, questo
concept fantascientifico è l'ulteriore conferma che Iglooghost è un nome di primo piano nell'elettronica contemporanea, che unisce complessità ed emozione, corpo e mente in album capaci di distinguersi dal resto per originalità, intensità e ambizione.
31/05/2024