Mannequin Pussy

I Got Heaven

2024 (Epitaph)
alt-rock, noise-pop, hardcore

Un percorso virtuoso, quello dei Mannequin Pussy: partiti con due album hardcore-punk diretti e concisi (nessuno dei due oltrepassava i diciannove minuti di durata), nel 2019 optavano per un ammorbidimento dei toni modellando il più confortevole “Patience”, nel quale – senza rinnegare il passato - affiancavano alla consueta, devastante energia una maggiore attenzione per gli aspetti melodici. La medesima formula viene replicata in “I Got Heaven”, dove nello spazio di dieci tracce (stavolta si raggiunge la mezz'ora di musica) viene elaborata un’audace sintesi fra rumore e vulnerabilità. Classificare “I Got Heaven” come disco hardcore potrebbe apparire una forzatura, ma al suo interno trovano posto tre brani, tutti concentrati nella seconda metà della tracklist, che conferiscono un tono acidissimo al lavoro, caratterizzandolo con forza, nonostante occupino appena cinque-sei minuti di spazio.

Si tratta delle implacabili “OK? OK! OK? OK!”, “Of Her” e “Aching”, tre sferzate rapide e impetuose, dal tiro quasi metal, estratte a sorpresa dal cilindro, come dei panchinari pronti a subentrare a partita in corso per sovvertire l’esito dell’incontro. Nella prima parte dell’album la rabbia è invece resa in forma – passatemi il termine - raffinata, evitando di gettarla con eccessiva veemenza sul volto dell’ascoltatore: "Loud Bark” è esemplare in tal senso.
Ma "I Got Heaven" è un disco che vive di contrasti: anche nei momenti più docili e avvolgenti, si percepisce come in qualsiasi momento possa accadere di tutto. Desta impressione la dinamica di pieni e vuoti condensata nell'iniziale title track: durante lo svolgimento di “I Got Heaven” (la canzone) il quartetto di Philadelphia apre più volte d’improvviso il suono in maniera molto potente, affacciandosi in direzione dream-gaze, utilizzando nel ritornello una frase strumentale che omaggia “When You Sleep” dei My Bloody Valentine, fateci caso.

Non lasciatevi quindi ingannare da brani come “Nothing Like” (troppo patinata?) o come la successiva “I Don’t Know You”, un alt-pop con chitarre che brulicano nel sottosuolo e un’atmosfera generale imbastita intorno ai Deerhunter di “Microcastle”. Per modellare “Sometimes”, “Softly” e “Split Me Open”, i Mannequin Pussy hanno invece preso appunti dagli anni Novanta, ideando un crossover del crossover che si lascia ispirare tanto dal riot grrrl grunge delle Hole quanto dal guitar brit degli Elastica. Nei testi si tratta di religione ed emancipazione, di solitudine e cambiamenti, di desiderio e sessualità: ne esce un disco lacerante e coraggioso sul rifiuto delle convenzioni e sulla ricerca della libertà.
Imprevedibili e sorprendenti, i Mannequin Pussy con “I Got Heaven” hanno centrato l’obiettivo, trovando il proprio suono e caratterizzandosi in maniera personale, riuscendo a piacere tanto agli irriducibili punk quanto agli indie-snob: uno dei più riusciti dischi alt-pop mai realizzati da una band hardcore.

07/03/2024

Tracklist

  1. I Got Heaven
  2. Loud Bark
  3. Nothing Like
  4. I Don’t Know You
  5. Sometimes
  6. OK? OK! OK? OK!
  7. Softly
  8. Of Her
  9. Aching
  10. Split Me Open




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