In una canzone presente nel secondo disco della sua Fase Aurea - ovvero "Mechanical Animals", in compagnia di "Antichrist Superstar" e "Holy Wood (In The Shadow Of The Valley Of Death)" - Marilyn Manson cantava di come il rock fosse morto. C'è stato un momento, a seguito della pubblicazione di "We Are Chaos", in cui pensavamo - alla luce di quanto successo a livello extra-artistico - che anche Brian Hugh Warner fosse (musicalmente) morto.
A quattro anni dal disco sopracitato, invece, Manson torna sulle scene. Dopo la parentesi siglata da Shooter Jennings, torna in cabina di regia Tylor Bates, impeccabile - da "The Pale Emperor" in poi - nel dare nuove sfumature mature al sound del Reverendo. La novità è l'uscita sotto Nuclear Blast. Etichetta che probabilmente ha predisposto un ritorno del caro vecchio Manson, iconoclasta e rock.
Come anticipato dai tre buoni singoli: "As Sick As The Secrets Within" (a fine ascolto dell'album completo si confermerà il brano più bello), "Raise The Red Flag" e "Sacrilegious". Come quando nel cinema annunciano che i nuovi "Alien" o "Terminator" si collegheranno direttamente ai primi capitoli ignorando i sequel successivi, con "One Assassination Under God" Warner si ricollega - favorito anche da una ritrovata fisicità - ai fasti del passato. Purtroppo, irripetibili. Eccolo quindi circondato di croci rovesciate, fulmini, calchi dell'idolo pagano Bafometto e testi/contesti in cui ha sempre sguazzato. Più un marcato autocitazionismo e il vissuto degli ultimi anni a tessere la trama dei brani.
Musicalmente, cosa offre il dodicesimo album? Niente di nuovo o imprescindibile, ma almeno c'è qualcosa di orecchiabile ed efficace. Per i fan più hardcore un prodotto bollato subito come commerciale e che farà invece gridare al "pericolo scampato" tutti gli altri. La parte strumentale sporca e pesante è mitigata da sintetizzatori ruffiani e ritornelli d'impatto, ma nel complesso i brani sono robusti e tesi, e i quaranta minuti d'ascolto scorrono a dovere, chiusi però dall'apertura acustica di "Sacrifice Of The Mass", unico strascico del precedessore.
Il glorioso passato riecheggia in "No Funeral Without Applause", mentre "Nod If You Understand" poteva - sulla scia di "Revelation #12" e "We Know Where You Fucking Live" - aprire "Heaven Upside Down". La voce del Reverendo - che in copertina piazza un'altra sua pittura - regge, come riscontrabile nell'opening d'impatto "One Assassination Under God".
Con il secondo capitolo dato per certo, forse c'è la possibilità di qualche azzardo maggiore. Per il sottoscritto, alla luce anche di quanto accaduto, magari un disco di dark-folk alla Cash sotto l'egida di Jennings. Chi lo sa. Intanto il "Chapter 1" porta a casa una vittoria facile con poco scarto. Ma con quello che era successo prima, forse era l'unica cosa da fare.
23/11/2024