Nonostante la scelta di diffondere i propri lavori puntando su promozione carbonara, passaparola e zero utilizzo dei social, Owen Deutsch e Sean Fentress, i due anarco-punk newyorkesi titolari della ragione sociale Straw Man Army, giungono al traguardo del quarto capitolo della propria carriera. Quello che poteva essere percepito come un progetto destinato a naufragare anzitempo, sopravvive - e continua a guadagnare visibilità - grazie anche alla scelta di smussare alcune asperità, sia nelle strategie di marketing che nel focus del mix sonoro. La musica degli Straw Man Army ora è presente su Spotify (ma dopo la scelta di schierarsi a favore dei repubblicani questa opzione ha probabilmente le ore contate…) e su altre piattaforme streaming, mentre il loro post-hardcore diviene sempre meno estremo, anzi, dobbiamo riconoscere che una traccia come “Turn The Wheel” in un mondo perfetto potrebbe funzionare benissimo nei network radiofonici rock oriented.
Quello che non cambia sono i Fugazi (e gran parte del mondo Dischord/Touch & Go) come principale riferimento stilistico, e l’impegno socio-politico che trasuda dai testi, in perfetto stile “centro sociale anni Novanta”, scandagliando questa volta i temi legati all’ecologia (da qui il titolo dell’album), alla guerra, all’anticapitalismo, alla crisi (ma loro direbbero alla fine) dell’imperialismo americano. Dopo due capitoli dedicati al passato e al presente, con "Earthworks" il duo lancia premonizioni sul futuro, attraverso istantanee di un mondo terrificante dalle quali scaturiscono tre intermezzi strumentali (fra i quali si distingue “Be Gone”) e dieci canzoni nelle quali gli assalti sonici e le improvvise esplosioni ritmiche si intrecciano a frangenti melodici.
La tensione resta perennemente alta, anche nei passaggi più controllati, incorporando influenze post-punk, post-rock, kraut, jazz e persino elementi di Americana, come si percepisce in maniera inequivocabile in “Downstream”, la traccia conclusiva. Altri quattro anni di presidenza Trump non potranno che regalarci un bel mucchio di meravigliosi dischi “against”, proprio come questo.
29/01/2025