Torna alla luce, per la prima volta in versione integrale, uno dei concerti cult degli anni 70. È uscito, infatti, "Live In Paris '79", ristampa del folgorante documento dal vivo che ritraeva i Supertramp sulla cresta dell'onda, travolti da un insolito - e imprevedibile - successo. Si era appena consumata, infatti, l'inattesa scorpacciata di "Breakfast In America", capolavoro pop da oltre 20 milioni di copie e due Grammy Award, che trasformò gli ex-pupilli di un mecenate olandese in rockstar mondiali.
Per la prima volta la scaletta completa dell'esibizione di Roger Hodgson e compagni al Pavillon de Paris, di fronte a 8.000 persone, è stata resa disponibile in triplo Lp e doppio cd. A differenza dell'album live "Paris", pubblicato nel 1980 e contenente selezioni di spettacoli precedenti di questa tournée parigina, le nuove edizioni contengono l'audio della versione uscita in home video, incisa durante i due show di dicembre. Una qualità superiore, che permette di riscoprire la ricchezza timbrica e la precisione esecutiva del quintetto britannico, offrendo un ascolto che supera per fedeltà e dinamica la precedente ristampa del 2012.
Registrato l’1 e il 2 dicembre 1979, all'acme di un tour mondiale di 10 mesi, lo show parigino li immortala all'apice della forma e nel loro assetto storico: Rick Davies (voce e tastiere), Roger Hodgson (voce, chitarra e tastiere), John Helliwell (sassofono, fiati, voce e tastiere) e una sezione ritmica composta dal bassista Dougie Thomson e dal batterista Bob Siebenberg.
Il miracolo di “Paris”, rinnovato anche in questa riedizione, è che alcuni dei brani appaiono perfino più incisivi in formato live rispetto alle versioni in studio. Ascoltare per credere l'iniziale "School", che cresce gradualmente da una intro eterea di tastiere e armonica fino a esplodere in un groove serrato e incisivo: la resa live ne enfatizza la tensione drammatica, con una sezione centrale strumentale più aggressiva rispetto all'originale. E poi "Fool's Overture", una delle prodezze di “Crime Of The Century”, qui suonata con una grandeur orchestrale che ne esalta la struttura epica, con un'alternanza di fasi intime e aperture sinfoniche ancora più marcata rispetto alla versione in studio; la splendida "Hide In Your Shell", con l'interpretazione struggente di Hodgson che spinge allo spasmo il suo falsetto e una perfetta stratificazione strumentale che lascia affiorare tutte le preziose sfumature melodiche ed emotive del brano; "Crime Of The Century", title track dell'altro loro Lp-capolavoro, che assume una dimensione quasi liturgica, con il piano ipnotico di Davies e gli archi sintetizzati a creare un’atmosfera sospesa, che culmina un finale maestoso e drammatico. O ancora la teatrale "A Soapbox Opera", che acquista un pathos scenico debordante: se nella sua controparte in studio - contenuta nell’album “Crisis? What Crisis?” (1975) - il brano si reggeva su un’eleganza quasi cameristica, nella resa live il gruppo ne amplifica il respiro, immergendolo in un’atmosfera più solenne, con un’altra interpretazione vibrante di Hodgson, assecondata dalle tastiere di Davies e da una sezione ritmica più dinamica, in un trascinante climax orchestrale. Ma non è solo una questione di grandiosità sonora: persino un’esecuzione spoglia come quella di “Two Of Us” trova nella cornice live una magia nuova, tra il nitore cristallino degli arpeggi di chitarra, il canto emozionato di Hodgson e gli handclapping di un pubblico ormai totalmente rapito.
Anche le hit di “Breakfast In America” conservano intatta la loro verve, attraverso arrangiamenti sempre ben congegnati, a partire da quel sempiterno inno alla disillusione che è "The Logical Song", introdotto dalle celebri parole in francese (“Bonsoir Paris et bienvenue a une soiree avec Supertramp! Nous sommes très heureux de jouer a Paris”), per proseguire con la brillantezza ironica della title track - preceduta dal dettagliato racconto di una colazione francese (“very good but not as good as Breakfast in America”) – e con una commovente "Take The Long Way Home", in cui il crescendo finale si fa più dilatato ma ugualmente sofferto.
In questa riedizione integrale del concerto, si aggiungono un altro classico della Colazione Americana come "Goodbye Stranger", con l’inconsueta alternanza vocale tra i due leader, il suo ritornello appiccicoso reiterato al piano e il solo di chitarra finale di Hodgson prolungato rispetto alla versione originale, e una scintillante esecuzione di "Child Of Vision", la suite progressive pop che chiudeva l'album e che negli oltre 7 minuti dell’esecuzione live conserva tutta la sua magnificenza strumentale, con un altro falsetto tiratissimo di Roger tra tastiere, intrecci vocali e il debordante assolo jazz di Davis al piano, su cui s'insinua il sax di Helliwell, uno dei trademark del gruppo.
Tutt’altro che marginali anche gli altri brani aggiunti alla riedizione. A partire da tre tracce recuperate dal prezioso Lp “Even In The Quietest Moments” del 1977: la soffice title track, ancora immersa in una quiete pastorale post-hippie ed eseguita qui da Hodgson in una versione chitarra-voce da brividi, l’altro gioiello acustico del vocalist “Give A Little Bit”, col suo inconfondibile arpeggio alla 12 corde e Helliwell ancora sugli scudi al sax, e la sofferta “Downstream”, in cui sale in cattedra l’alter ego jazz-blues del gruppo, un emozionato Davies che si presenta al pubblico (“Je suis Rick Davies, the piano”). È tutta sua anche l’altra chicca ripescata dall’ancor più antico – e non meno valido - “Crisis, What Crisis” del 1975: la multiforme "Another's Man's Woman", che si snoda flessuosa tra wah-wah di chitarra e un lussureggiante piano jazz, sfociando in una frenetica jam funk. E visto che abbiamo citato il buon Davies, non possiamo non ricordare il suo marchio inconfondibile su altri brani storici del live, come la blueseggiante "Ain’t Nobody But Me", perfettamente plasmata sul suo vocalismo roco, il pianismo ragtime di "Bloody Well Right", l’intensa interpretazione dell’agrodolce "From Now On" e la struggente "Rudy", gemma di “Crime Of The Century”, qui riproposta con una tensione cinematografica amplificata dalla resa live.
"Ripensando a quel periodo, è stata davvero l'esperienza di una vita... il momento migliore", ha commentato il batterista Siebenberg. E non solo per lui. Oggi che la polvere del tempo si è sedimentata sui dischi dei Supertramp, uno dei migliori gruppi della loro epoca, oggetto da tempo di un immotivato oblio da parte della critica, riaprire lo scrigno magico di “Paris” sarà come reimmergersi in un incanto che si sarebbe voluto non finisse mai.
13/03/2025