Quando Finn Andrews era poco più che adolescente, considerava la musica un mezzo per attirare l'attenzione del padre Barry, sempre impegnato tra Xtc, The League of Gentlemen di Robert Fripp, Shriekback e le tante collaborazioni che hanno costellato la sua brillante carriera. A quei tempi la vita del padre, tra studi e palcoscenico era un muro, che il figlio cercava di infrangere trovando nella musica e nella composizione un linguaggio a loro comune.
Tutto il materiale realizzato dal giovane e tormentato Finn finì nello sfavillante esordio "The Runaway Found", con brani come "Lavinia" e "The Tide That Left And Never Came Back" da cui ha inizio la storia dei Veils.
Ora Finn Andrews ha superato i quarant'anni, vive ad Auckland in Nuova Zelanda ed è arrivato al settimo album con i Veils, cui va aggiunto un ottimo esordio da solista, una carriera di più di vent'anni che ha anche attraversato periodi difficili, in cui l'indebolimento della vena creativa ha fatto dubitare che ci potesse essere una continuazione. Ma nel 2023 la macchina si è rimessa in moto con il lungo doppio "...And Out of the Void Came Love" e adesso con "Asphodels", poco più di mezz'ora con solo nove brani, la band cambia approccio.
"Asphodels" oltre a essere asciutto nella durata è altrettanto essenziale negli arrangiamenti. Il pianoforte fa da sfondo e gli archi di Victoria Kelly e la voce di Finn sono i protagonisti assoluti, le percussioni sono poco presenti, la chitarra quasi assente. Le delicate melodie sono piuttosto semplici, ma grazie alle entrate sempre misurate e ben calibrate della sezione archi, tutto risulta in sintonia con il flusso emozionale che l'album vuole trasmettere.
È un'operazione riuscita, che fa calare l'ascoltatore in un mood scuro, riflessivo e melanconico. Fin dall'opening trackche dà il titolo all'album "Asphodels", dedicata alla pianta dell'inferno per la mitologia omerica, si è subito avvolti da senso di profondità.
Oh, fortune tellerLa voce dolente di Finn ci guida in un mondo poco rassicurante che diventa tollerabile solo se vissuto giorno per giorno, senza conoscere il proprio destino, come racconta "O Fortune Teller".
Don't tell me too much
01/02/2025