Quest’anno ce l’ho fatta. Era tempo che volevo partecipare al Seeyousound festival di Torino (www.seeyousound.org) e quest’anno sono riuscito a essere presente alle prime due giornate. Il Seeyousound è un evento unico: un festival di cinema totalmente dedicato alla musica. Tra proiezioni di documentari e biopic, rassegne di cortometraggi e videoclip, presentazioni di film a tema alla presenza di registi e spettacoli musicali, il festival, giunto all’undicesima edizione, è una pacchia per chi apprezza il cinema ed è appassionato di musica. È possibile infatti vedere pellicole che poi è molto difficile trovare nelle sale e che diventano oggetti di culto; inoltre il cinema Massimo, con la sua potente amplificazione, è il posto migliore in cui godere di immagini e musica.
Come dicevo, quest’anno ce l’ho fatta. Il festival iniziava sabato 22 febbraio per andare avanti una settimana, il venerdì sera precedente era prevista una succosa anticipazione: l’anteprima italiana del nuovo documentario sui Blur, “Blur: To the End”. Il racconto degli alfieri londinesi del britpop, la storia di una band “a cui non si può non voler bene”.
Il documentario, va detto subito, non è un’operazione nostalgica. Non racconta la storia dei Blur, ma si concentra sul ritorno della band nel 2023, l’anno in cui pubblicò il suo primo disco in 8 anni ("The Ballad Of Darren") e sui preparativi per due concerti memorabili allo stadio Wembley a Londra.
La storia raccontata dal regista Toby L., presente in sala durante la proiezione, è quella di un gruppo di ex-ragazzi che fa dell’affetto la molla per tornare in campo e realizzare il sogno di una vita: suonare a Wembley. È una storia intima e universale allo stesso tempo; la scelta è stata quella di seguire la band londinese camera in spalla, per cogliere i momenti più intimi degli incontri tra i quattro per preparare l’album e provare: battute, confessioni, chiacchierate a bassa voce.
Allo stesso tempo è universale perché racconta qualcosa che tutti possiamo riconoscere: l’importanza dell’amicizia e di trovare un senso nella vita, la forza dell’unione che vince sul passare del tempo. Il regista mostra il rispetto di un fan e lo fa con due pregi che mi hanno conquistato: per prima cosa non è una storia al passato; racconta il presente di una band fondamentale ponendo un punto interrogativo e una speranza: dopo i due concerti a Wembley torneranno? Inoltre, dal punto di vista tecnico non presenta quelle fastidiose interviste di sbieco a giornalisti o amici invecchiati che parlano del bel tempo che fu, ma fa parlare solo i protagonisti mentre agiscono. Presa diretta, microfoni ambientali, un dinamismo che rende il film godibile dall’inizio alla fine. La vera fatica, dice il regista, è stata condensare 300 ore di girato in un film di un’ora e mezza.
Si inizia con una telecamera traballante che ci porta dentro l’auto di Damon per accompagnarci fino alla sua casa-studio di campagna, isolata dal mondo, in cui ha già registrato le tracce vocali del nuovo album. Damon aspetta i compagni che ad uno ad uno si uniscono a lui per formare nuovamente il gruppo di amici. Tra rivelazioni personali (“Damon è uno che non può smettere di lavorare e scrivere canzoni, lo fa in ogni momento. Noi siamo a un tavolo a bere birra e lui prende un tovagliolo e scrive; penso che sia un modo per non fare i conti con qualcosa di interiore che lo riguarda”) e racconti della vita attuale (“A cinquant’anni vado ancora in giro per feste ma poi non recupero”, confessa Alex James), il film concede solo pochi attimi a immagini del passato: sono veloci fotogrammi che realizzano un parallelo tra i momenti attuali e quelli che furono.
Quarto documentario dedicato ai Blur - dopo "Starshaped", "No Distance Left To Run" e "New World Towers" - il film di Toby L. offre uno sguardo inedito seguendo il rapporto unico di quattro amici e compagni di band da tre decenni, svelando in modo intimo e senza filtri la vita della band. Arricchito da filmati esclusivi che alternano performance live dei brani più iconici, momenti in studio e vita on the road, "Blur: To The End" è un ritratto profondo di una delle band inglesi più longeve e influenti e che ha lasciato un segno indelebile anche grazie alle sperimentazioni sonore portate avanti negli anni dal poliedrico Albarn.
“Volevamo fornire una carica emotiva attraverso l'esperienza di Wembley, ma lasciare comunque il pubblico con la voglia di saperne di più. C'è una discreta rappresentazione della musica in questo film - dallo studio alla sala prove, al riscaldamento, a Wembley - ma abbiamo cercato di ottenere il giusto equilibrio dato che si tratta di una storia personale. Lavorare con i Blur a questo documentario, nell'ultimo anno è stato l'onore di una vita” – afferma il regista - Sono stati la prima band che ho visto, quando avevo 10 anni, alla Wembley Arena. Pensare che poco più di 25 anni dopo, avrei girato un film con la band che ha cambiato la mia intera visione del mondo sull'arte, la cultura e la musica, rimane assolutamente surreale. Spero che attraverso la visione le persone si sentano un po' più vicine a questo incredibile gruppo di artisti e amici e abbiano una visione più ricca di una vita trascorsa in una band”.
Tra una prova e l’altra, una preoccupazione e uno sfogo di stanchezza si arriva alle scene memorabili del concerto finale, in cui il regista cattura l’essenza della band negli sguardi tra loro e nelle espressioni fanciullesche di un momento di felicità. I Blur torneranno? Speriamo proprio di sì.
14/03/2025