Titolo: RaiStereoNotte - Il libro
Autore: a cura di Giampiero Vigorito
Editore: Iacobelli Editore
Pagine: 319
Prezzo: 20,00 €

Leggenda narra che un illuminato esploratore venne messo alla prova nella missione impossibile di dover popolare un’inospitale terra di nessuno. Una terra in cui il buio la faceva da padrone e nella quale si potevano solo udire il sibilo di misteriosi ronzii e l’oscuro scrosciare di onde sinistre. Venne spedito laggiù con pochi mezzi, quasi a voler misurare le sua abilità, un po’ per sfida, un po’ per cinico passatempo. “Vediamo come se la cava”, sussurravano tra loro i finanziatori della spedizione dandosi di gomito, nella certezza o quasi che la missione sarebbe fallita.
L’esploratore aveva però le sue mappe, tracciate con tutta la perizia e la sapienza di cui era capace, e la giusta dose di coraggio. Radunò così un manipolo di giovani pronti a tutto che, a differenza di lui, non avevano nulla da perdere ma che si portavano appresso la loro spregiudicatezza, qualche conoscenza già maturata sul campo, e quella sana incoscienza data dalla gioventù.
Quell’esploratore rispondeva al nome di Pierluigi Tabasso, un illuminato funzionario Rai determinato a portare in dote agli anni 80 l’audacia e la creatività che hanno segnato i 70 di un servizio pubblico che nel nuovo decennio iniziava a mostrare la corda, condotto fuori rotta dalle sirene quasi mai benevole delle programmazioni radiotelevisive dei canali commerciali.
Negli anni 80 Tabasso vi approda, tra l’altro, da creatore del programma “Supersonic - dischi a mach 2” che, dal 1971 e fino al 1977, propone una carrellata serale di novità in ambito pop-rock, rotazioni in rapida successione condotte con un piglio immediato e colloquiale che si muove in modo assai più agile rispetto agli ingessati annunciatori con cui mamma Rai affollava il palinsesto.
“Supersonic" arricchiva un contesto di approfondimento musicale invero assai vitale, che ebbe fra i pionieri dalla metà degli anni 60 Renzo Arbore con “Bandiera Gialla” (fu la prima accoppiata con Boncompagni, poi riproposta negli anni 70 in “
Alto Gradimento”) e con “
Per Voi Giovani” quest’ultima poi rilevata da “
Pop Off” a cura di Paolo Giaccio (sarà anche l’ideatore del
massariniano “
Mr. Fantasy” che porterà, primo al mondo, la musica in Tv nel 1981): trasmissioni che insinuavano nelle orecchie degli ascoltatori un crescendo di ricercatezze musicali eterodosse per un servizio pubblico come quello italiano che, giova ricordarlo, non conosceva ancora la concorrenza delle radio private. Quelle stesse radio private che, dal loro avvento nel 1976 in poi, da un lato attraggono progressivamente gli ascolti dell’ex-monopolio e dall’altro costringono la radio e tv di Stato a battersi su un campo ad essa poco consono, quell’Fm in cui la Rai sbarcherà solo l’8 novembre 1982, con RaiStereoUno, RaiStereoDue e la loro unica propaggine notturna RaiStereoNotte, il cui palinsesto si sviluppa nell’inospitale fascia dalla mezzanotte alle sei del mattino.
E allora eccoci in quella terra di nessuno, la landa deserta e inesplorata che è la radio di notte, in cui Tabasso giunge con l’idea di aggiornare certi canovacci serali della Rai Radio che fu (“Pop Off” su tutti) dilatandone gli spazi e rielaborandone le logiche. Lo fa inventando ex novo una maratona in diretta notturna dai soli contenuti musicali, affidando l’esclusiva della selezione a un gruppo di ragazzi accuratamente reclutati ma dalle variegate estrazioni musicali, che non solo ottengono un clamoroso quanto inaspettato successo di ascolti, ma sotto la sua guida forgiano un’estetica destinata a entrare nella storia della radiofonia tricolore. La conduzione diventa un dialogo sussurrato con un interlocutore per nulla immaginario, giacché in breve ci si accorge che la notte, oltre alle luci, muta i ritmi, restituisce un’attenzione che il giorno non può regalare, e soprattutto che è piena zeppa di persone che, per lavoro, per studio o per insonnia, la notte la vivono.
Senza web, Spotify, la musica liquida e le mille informazioni di cui disponiamo oggi, RaiStereoNotte diventa in breve l’unica e preziosa fonte non cartacea a cui abbeverarsi per scoprire nuovi gruppi e ascoltare incredibili anteprime, e tutto ciò accade senza barbose derive pedagogiche, ma anche senza quel malinteso senso dell’intrattenimento che stava prendendo piede nell’universo privato dell’etere e di cui oggi conosciamo assai bene gli esiti. Musica come veicolo emozionale, da trasmettere e da ricevere.
Con questi presupposti, lasciarsi andare e aprire bene le orecchie era l’unica cosa da fare. Si partiva così a mezzanotte - dagli studi periferici Rai in un’anonima palazzina di
Via Po 14 - dopo il Giornale della mezzanotte, con la leggendaria sigla “
Viaggiando” appositamente scritta da Roberto Colombo, e si chiudeva alle sei del mattino con il Giornale dall’Italia. In mezzo si succedevano al microfono cinque conduttori (una squadra che cambiava ogni quattro mesi), che si dividevano le quattro finestre notturne in cui erano di casa tanto il
sophisti-pop degli
Style Council e dei
Prefab Sprout che le strade impolverate di
Springsteen, il cantautorato
folk a stelle e strisce e il
new pop britannico, la canzone d’autore italiana e il jazz più ricercato, il
progressive e l’
afro di
Fela Kuti.
Il tutto tenuto insieme, oltre che dalla competenza di specialisti assoluti (ma i nomi e le loro storie li troverete nel libro), dall’icona protettrice di quel “
The Nightfly” - non a caso la copertina del libro - in cui
Donald Fagen disegna il ritratto di Lester, un dee-jay che vorrebbe avere un cuore di ghiaccio, ma che invece a tarda notte da Baton Rouge prende le telefonate dagli ascoltatori come unica terapia per combattere in silenzio la solitudine e il rimpianto.
Era nata una radio fatta di condivisione, stati d’animo, citazioni emotive oltre che letterarie, una rete virtuale appesa a una voce che sapeva parlare a ognuno degli utenti connessi, un internet dell’etere costruito intorno alla musica.
Curato da
Giampiero Vigorito - uno dei conduttori principe di quella straordinaria epopea ma anche raffinato giornalista e critico musicale già direttore della rivista “
Rockstar” - “RaiStereoNotte – Il libro”, fedele al verbo tabassiano, affida le sue memorie ai racconti dei diretti protagonisti che fecero di quel programma un
unicum. I conduttori certamente
in primis, ma anche gli ascoltatori, le cui rievocazioni sono se possibile ancor più funzionali a comprendere come il seme di quella felice intuizione abbia prodotto dei frutti culturali rimasti intatti nel tempo.
In un’epoca in cui l’unica cosa che potevi fare con un clic era premere il tasto dello stereo, RaiStereoNotte non era un programma radiofonico, ma una porta spazio-temporale che si apriva dopo la mezzanotte e ti inghiottiva in un universo in cui ci si ritrovava consciamente immersi nel proprio sogno. Precisamente un sogno, perché il sogno non lo puoi portare dalla tua parte, semmai lo segui, trovandotici dentro per caso e, senza sapere né come né quando, diventandone protagonista.