21/11/2013

Massimo Volume

Black Out, Roma


Dopo essersi smarriti e separati, dopo esser ritornati assieme e aver generato l’indispensabile “Cattive Abitudini”, dopo aver fornito preziosissime conferme con il recente “Aspettando i barbari”, i Massimo Volume partono con il tour 2013 a supporto del nuovo disco. Abbiamo avuto occasione di vederli a Roma, al Black Out, bel locale posizionato lungo la Via Casilina, all’interno di un’interessante rassegna curata da Ausgang.
La band è apparsa sin dalle prime note in splendida forma: Vittoria Burattini non perde un colpo con il suo drumming sempre impeccabile ed efficace, Emidio Clementi dispensa con la consueta autorevolezza le proprie sublimi declamazioni e pare lievemente dimagrito rispetto al precedente giro di concerti, le straordinarie chitarre di Egle Sommacal e Stefano Pilia si intrecciano ad arte, disegnando quegli scenari post-rock sui quali si adagiano sicure le liriche di Mimì.

La prima parte del concerto è focalizzata sul nuovo solido album, già mandato a memoria dai presenti, ed è decisamente sostenuta, a partire dal trittico iniziale “Dymaxion Song”/“La notte”/“Compound” che riscalda subito i fan. Giusto un attimo per riprendere il fiato, in corrispondenza della più rilassata title track, ed ecco che arriva “La cena”, con quel memorabile closing imperniato su preziose divagazioni soniche.
Le dieci tracce di “Aspettando i barbari” vengono separate in due blocchi da una doppietta che infiamma il pubblico, formata da “Litio” e “Le nostre ore contate”, le quali incrementano a dismisura il livello emozionale presente in sala. Nella trasposizione live delle nuove composizioni si possono cogliere piccoli particolari interessanti: ad esempio, su “Vic Chesnutt” desta impressione il lavoro svolto da Mimì e Stefano con il doppio basso iper-effettato. Pilia si conferma elemento perfettamente inserito nel rodato meccanismo dei Massimo Volume, in grado di aggiungere dosi di sperimentazione e novità, la spalla perfetta per l’esperto Sommacal, oggi impegnato anche nei controcanti, che sul disco sono eseguiti da Vittoria. Prima che “Da dove sono stato” chiuda la prima parte del set, arriva la travolgente “Fausto”, il terzo estratto da “Cattive abitudini”.

Nei bis si volge lo sguardo al glorioso passato, a partire dall’acclamatissima “Il primo dio”, uno degli inni del quartetto. Attraverso le rarefazioni di “Sotto il cielo” e le avventure suburbane di “Senza un posto dove dormire”, si giunge all’epilogo di “Altri nomi”. Ma non è ancora finita, c’è spazio per un indiavolato ulteriore bis, dove si onora un pezzo di storia, due fra le canzoni più amate dai sostenitori della band, “Fuoco Fatuo” e “Ororo”, potentissime, in grado dopo vent’anni di fare ancora impressione come la prima volta. E’ la sublimazione del suono dei Massimo Volume, nella loro espressione più violenta: il modo migliore per lasciare ai fan il desiderio di rincontrarsi alla prossima occasione.
Si chiude così una serata praticamente perfetta, con i quattro che hanno suonato in maniera ineccepibile, lasciando spazio anche a qualche slancio sperimentale. Come al solito la tensione emotiva ha raggiunto livelli importanti ed era evidente lo stupore nei visi dei più giovani fra i presenti, coloro che magari per la prima volta assistevano alle vibranti declamazioni di Clementi.

I Massimo Volume si confermano una volta di più come una delle formazioni italiane di rock “altro” più importanti e amate di sempre: sarebbe stato un vero peccato se dopo “Club Privè” la storia si fosse interrotta per sempre, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, che per questioni anagrafiche non poterono ammirarli nel corso degli anni 90. I Massimo Volume hanno deciso di ritornare, ma non certo per proporsi come sbiadite caricature di sé stessi, bensì con l’intenzione di continuare a produrre dischi di una bellezza e di una forza quasi imbarazzanti. In un contesto musicale dove fra l’altro molte band emergenti s’ispirano apertamente proprio a quello stile che Clementi e soci contribuirono ad affermare due decenni or sono.
Menzione d’onore per il bellissimo banchetto, denso di magliette, cd, libri e vinili. Un solo appunto: possibile che per onorare il ventennale non abbiano finalmente deciso di ristampare il mirabile esordio “Stanze”?