Kim Wilde (nata Kim Smith il 18 novembre 1960 a Chiswick, Regno Unito) è una delle popstar di maggior successo degli anni 80. Figlia di Marty Wilde, ex-cantante rockabilly che aveva raggiunto una certa notorietà sul finire degli anni Cinquanta, debutta a 21 anni con il singolo "Kids In America" (1981), scritto insieme al padre e a suo fratello, Ricky, che firmerà molti suoi successi, mentre gli strumenti sono suonati dal gruppo prog-rock Enid. "Kids In America" riscuoterà un enorme successo nel Regno Unito, così come il suo album di debutto, "Kim Wilde" (pubblicato su Rak Records), che esce nel luglio 1981 e rimane nelle classifiche degli album Uk per 14 settimane, raggiungendo il numero 3 e ottenendo molti consensi, anche di critica.
Il primo album si inserisce alla perfezione nel contesto della dilagante moda new wave, con un sound vicinissimo a quello proposto da Tubeway Army, Skids, Stranglers e soprattutto Orchestral Manouvres In The Dark, vero modello di riferimento di “Kids In America”, che per la linea di synth principale attinge dichiaratamente alla loro “Messages”. A parte i singoli bestseller (gli altri sono “Water On Glass” e “Chequered Love”, da ascoltare anche le rispettive B-side “Boys” e “Shane”) si fanno apprezzare “Tuning In Tuning On”, l'inno ribelle “Young Heroes”, “Our Town” (il soggetto cita “My Little Town” di Simon & Garfunkel) e un paio di pezzi dalle divertenti cadenze ska-reggae (“2-6-5-8-0” e “Everything We Know”) che valsero a Kim il paragone con i Blondie di Debbie Harry.
“Select”, uscito nel 1982, è ancora una faccenda di famiglia: stavolta papà Marty e Ricky Wilde spostano con decisione l'accento sulle tastiere, facendo ampio ricorso a Moog, Roland JP 8 e Yamaha CS80, mentre gli ardori giovanilistici lasciano spazio a versi impegnati. Nascono così canzoni orecchiabili ma dall'impatto duraturo, capaci di coniugare freddi battiti elettronici a calda emotività vocale, come “Action City”, la paranoica “Chaos At The Airport” (sulla paura di volare), “Words Fell Down” (dalle frasi robotiche ultravoxiane) e la vorticosa “Ego”, la cui intro ricalca quella di “Key” dei contemporanei Yellow Magic Orchestra.
“Can You Come Over” e “Wendy Sadd” possono considerarsi prove generali di ballad, il piatto forte sono però anche qui i 45 giri, ossia “View From A Bridge” (è la triste storia di una ragazza che si suicida gettandosi da un ponte dopo aver scoperto di esser stata tradita dal partner) e i sette minuti circa della commovente “Cambodia + Reprise”, la gemma in assoluto più luminosa del repertorio, che mette magistralmente in scena, sia a livello lirico che musicale, lo strazio di una donna che perde il marito in guerra.
Le tematiche si fanno meno cupe nel terzo “Catch As Catch Can” dell'autunno '83, che negli intenti avrebbe dovuto essere l'album della maturità artistica (al sax c'è Gary Barnacle) ma non ottenne i risultati sperati, malgrado al suo interno contenga numerosi spunti creativi. Lo spettro sonoro qui si allarga ulteriormente, e alle solide basi elettroniche si aggiungono via via ottoni swing-jazz - la sinuosa “Love Blonde” - ed elementi hi-nrg che fungono da trampolino di lancio verso la formula dance degli anni a venire (gli altri due singoli “House Of Salome” e “Dancing In The Dark”, quest'ultima scritta dall' esperto team di hitmaker Nicky Chinn/Paul Gurvitz e rimasterizzata nella versione 12 pollici da Nile Rodgers degli Chic). Le cose migliori però si nascondono tra i meandri della scaletta, che tra le frecce al proprio arco annovera le sperimentali “Shoot To Disable” e “Dream Sequence”, le ballate “Stay Awhile” e “Can You Hear It” (la seconda delle quali di vago sapore new age) e il synth-pop più convenzionale “Sparks”, dal groove fiero e incalzante à-la A Flock Of Seagulls.
Quando la bellissima biondina di Chiswick firma con la Mca Records nel 1984, molti critici prevedono un suo rapido declino. Ma si sbagliano. Il primo album di questo nuovo corso, "Teases & Dares", esce nel novembre 1984 e, pur senza ottenere un enorme successo commerciale, riesce a sedurre i fan, grazie soprattutto ai singoli di successo, tra i quali spicca il pop melodico di "Rage To Love", che diviene la prima hit da top 20 di Wilde in due anni.
Nell'ottobre 1986, Kim pubblica una cover di una celebre hit delle Supremes, "You Keep Me Hangin' On", ed è un nuovo, enorme successo. Il brano conquista il numero 2 nel Regno Unito e resta nella classifica dei singoli per 14 settimane, ma soprattutto si issa in testa alla classifica Usa. Kim diventa così una superstar in tutto il mondo.
"Another Step" (il suo quinto album in studio) viene pubblicato nel novembre 1986 e rimane per 5 settimane nelle classifiche del Regno Unito, forte del singolo omonimo (un duetto con Junior) e di "Say You Really Want Me".
Ma il suo grande bestseller arriva nel giugno 1988. "Close", infatti, resterà per 38 settimane nelle classifiche degli album del Regno Unito, spopolando soprattutto grazie a tre hit che spingono l'acceleratore sul versante dance: "You Came", "Never Trust A Stranger" e "Four Letter Word". In questo periodo Kim Wilde si esibisce anche come artista di spalla nel mastodontico Bad tour di Michael Jackson.
Kim è al top del successo. Una star il cui unico difetto negli anni Ottanta era stato paradossalmente quello di non avere mai esasperato atteggiamenti sexy o smanie da diva che avrebbe (chi meglio di lei?) davvero potuto permettersi. Tutte le donne avrebbero voluto essere come Kim Wilde, e tutti gli uomini stare con Kim Wilde: capelli biondi arruffati, labbra rosse e carnose e sguardo sensuale diretto alla telecamera.
I successivi Lp "Love Moves" del 1990 e "Love Is" del 1992 non riescono a eguagliare il successo di "Close", tuttavia "Love Is" vanta un altro singolo di successo nella top 20, ovvero "Love Is Holy", scritto da Rick Nowels.
Nel settembre 1993, la Mca pubblica il primo album greatest hits ufficiale dell'artista inglese, intitolato "The Singles Collection 1981-1993": al suo interno tutti i suoi più grandi successi degli anni della Rak, nonché i più recenti successi della Mca e due nuovissimi singoli, "If I Can't Have You" (cover del classico di Yvonne Elliman scritto dai Bee Gees e incluso nella colonna sonora di "Saturday Night Fever") e "In My Life", firmata dalla stessa Kim.
Nel 1995, esce invece il nono album in studio di Wilde, "Now And Forever", che paga le conseguenze di una promozione quasi inesistente, ma riesce a piazzare due singoli nella top 50 ("Breakin' Away" e "This I Swear").
Nel 1996, Kim realizza un'altra cover, "Shame", che rilegge la canzone disco resa famosa da Evelyn “Champagne” King, ma il brano non sfonda.
Nel 2001, per celebrare l'uscita di un altro album dei più grandi successi, Kim pubblica una nuova canzone "Loved", scritta da Ronald e Masterton, famosi per il loro lavoro con Dannii Minogue.
Relegata ormai sullo sfondo del mercato discografico ma assurta più che mai a icona del decennio 80, Kim continua anche negli ultimi anni a fare musica e mette in mostra anche le sue abilità nel giardinaggio. Nel 2003 torna sugli scudi con il brano "Anyplace Anywhere Anytime", in duetto con Nena, ex-star della neue deutsche welle, la new wave tedesca.
Nel 2006 realizza un nuovo album in studio, che include nuove tracce e alcuni remix e remake di brani classici come "You Came", "Cambodia" e "Kids In America", mentre per "Never Say Never", ri-registra "You Keep Me Hangin' On" in duetto con Nena.
Nel 2018 si mette nuovamente in mostra con lo scoppiettante "Here Come The Aliens", che la riporta prepotentemente in pista, ispirata da alcuni misteriosi avvistamenti Ufo nella sua tenuta nell'Hertfordshire. Lì trascorre la maggior parte del suo tempo dedita ormai più all'amato giardinaggio (ha scritto per la casa editrice Collins due libri sull'argomento e ricevuto pure un Gold Award dalla Royal Horticultural Society) che agli studi di registrazione, dove un silenzio durato circa otto anni dal precedente "Come Out And Play" era stato intervallato solo qua e là da un disco di cover ("Snapshots" del 2011) e da alcuni canti natalizi ("Wilde Winter Songbook" è del 2013).
L'imponente greatest hits “Pop - Don't Stop”, confezionato nel 2021, celebra il quarantennale di una carriera che, a conti fatti, ha conosciuto sicuramente più alti che bassi, mentre due anni dopo la nuova collection ”Love Blonde – The Rak Years 1981-1983” concentra le attenzioni esclusivamente sugli esordi, rispolverando per intero i primi tre dischi incisi dalla popstar di Chiswick, e cioè l'eponimo “Kim Wilde”, “Select” e “Catch As Catch Can”, pubblicati tutti dall'etichetta Rak di Mickie Most e ciascuno ampliato da una serie di bonus e outtake.
Una delle popstar più amate degli anni Ottanta rispolvera per intero i suoi primi tre album, con l'aggiunta di alcune chicche
Arriva la raccolta definitiva per la bionda chanteuse che ha sedotto la generazione 80's, tra ritornelli accattivanti e sonorità synth-pop