La faccia bastarda dell'house. Il tocco sopraffino di un perfezionista. Catastrofi parigine per notti d'altri tempi. Musicista, produttore e compositore. Alieno e terreno. Delicato e cattivo. Se la lotta per la diffusione delle (nuove) sonorità elettroniche tra Francia e Inghilterra vede vincitrice la prima, lo dobbiamo proprio a Laurent Garnier. La sua è musica danzante e ondeggiante, che pare composta per attimi di pazzia, frangenti di instabilità. Scampoli di bellezza interplanetaria.
Nato nel 1966 a Boulogne Sur Seine, nella Francia più oscura, Garnier inizia già dalla prima adolescenza a ricamare suoni. Negli anni 80 è dj, prima a Londra, poi a Manchester, ma è nella decade successiva che riesce a evolvere sia come musicista-producer, sia come animale da console. Con il passare del tempo, riesce a farsi conoscere nel giro che conta, fino a divenire uno dei più importanti disc jockey del mondo. Proprio la sua attività estroversa di Djing a Manchester (nel leggendario Haçienda), durante la fine degli 80, influenzerà in maniera palese gruppi come Stone Roses e Happy Mondays, nel modo di miscelare ritmi rock con cadenze dance.
Rientrato a Parigi, dove suona ovunque, anche cinque sere a settimana, gli viene affidata la sezione dance della francese Fnac, dove vengono dati alle stampe i suoi primi lavori, insieme a quelli di Ludovic Navarre, DJ Deep, Shazz. Nel 1993 pubblica l'Ep A Bout de Souffle: ricami interstellari troppo vicini alla terra per essere considerati significativi, ma da ascoltare per comprendere l'evoluzione del proprio suono.
L'esperienza, gestita insieme al suo socio Eric Morand dal 1992 al 1994, porta il duo a creare una nuova etichetta, la F Communications. French-Touch is now active. Da subito la suddetta si distingue per un grandissimo lavoro di sdoganamento del suono francese in giro per i club del mondo, ben prima dell'avvento neo-disco di progetti quali Daft Punk e Cassius.
Carriera discografia nell'olimpo dell'elettronica. Strabordante perfezione. Connubio folgorante di deep-house, Detroit-techno, influenze ammorbanti acid/trance e una sorprendete vena jazzy. Sono paesaggi per anime erranti, battiti inumani e sangue gelido. Macchine al servizio del ballo. Musica per danzare sotto la luna e lasciarsi andare fino allo sfinimento. Tribalismi in una notte d'estate caldissima e soffocante, con il solo battito a smuovere una immobilità stagnante.
Prima vera prova sulla lunga distanza e siamo già nello spazio. Corre l'anno 1995. Nonostante Shot In The Dark sia il suo primo lavoro, la fermezza con cui riesce a creare il groove giusto è impressionante. Collisioni techno con un contorno di bleep ossessionanti ("Shot In The Dark"), uno schianto di rumore abrasivo e scorticante ("Geometric World"), il tributo allo storico locale "Rex" con un andamento vagamente house ("Rex Attitude"). È un esordio da maestro che sfata il mito per cui Garnier sarebbe solamente un ottimo dj, ma non un produttore di qualità. Chapeau.
Lo stesso anno, il repertorio si arricchisce di un lavoro transitorio: Mixmag Live!, Vol. 19. Nel frattempo si diverte a remixare mezza storia della musica elettronica e manda alle stampe Laboratoire Mix (1996). Green Velvet, Neil Landstrumm, Juan Atkins, Aux88, K Hand: sono solo alcuni dei nomi degli artisti "sfigurati" dalla sapiente mano di Laurent. Un pezzo essenziale della sua discografia ed uno dei migliori saggi della filosofia del mixing mai pubblicati.
Lo stesso anno l'etichetta Never pubblicare un best, Raw Works, che comprende i suoi primi classici, da "Butterfly" a "Rex Attitude" passando per "Orgasm", fino al cataclisma di "Aquarius".
Nel 1997 Laurent rilascia 30, un album influenzato dalla marea di nuove tendenze che hanno preso piede all'interno della scena elettronica. Incursioni trip-hop, dub offuscato, emulazioni eccellenti, sketch azzardati. Un'opera coraggiosa, apprezzabile nelle sue "intenzioni", ma al tempo stesso contraddittoria e caratterizzata da frequenti alti e bassi. Il risultato risulta, nel complesso, fuori bersaglio.
Una delusione che si concretizza negli episodi più scialbi ("Deep Sea Diving", "For Max"), qualche colpo da club non manca mai ("The Hoe", "Flashback"), una serie di composizioni dubbie e incerte ("Sweet Mellow D", "Mid Summer Night"), la voglia di sperimentare senza riuscirci appieno ("Kall It!", "I Funk Up"). Un disco transitorio, ma fondamentale per l'iter artistico dell'artista, il quale sperimenta varie soluzioni e ne trae le proprie conclusioni. Consapevole della propria forza e dei propri limiti, proseguirà in futuro perseguendo una linea più coerente, immergendosi in un mondo di immagini aliene.
Nel 1998 escono due lavori: anzi tutto le performance live come dee-jay contenute in X-Mix-2: Destination Planet Dream (su !K7). Si tratta di un'estenuante session di 70 minuti, una selezione che comprendce A.S.I.O., Robert Armani, Dea, H.M.C., Karl Kowalski, Kenny Larkin, Guillaume La Tortue, Brian Transeau. La raggiunta completa padronanza della tecnica di mixing permette a Garnier di stravolgere in maniera irriconoscibile una miriade di mostri sacri, in un turbine cosmico che comprende techno, house, acid e trance. Da segnalare, in particolare, il remix di Carl Craig, ovvero: come spaccare in due la natura di un pezzo e renderlo ancora più soffocante.
Nello stesso anno la Arcade dà alle stampe un'antologia dei primi preziosi lavori composti da Garnier in età post-adolescenziale, Early Works, dai quali emergono già i tratti caratteristici del suo repertorio successivo. "Acid Eiffel" emana spore velenose d'ossessionante pericolosità e lascia un omaggio parigino alla mecca della techno: Detroit. "Wake Up" è un completo coacervo di stomp techno, classico dei primi anni 90, periodo magico per i rave europei. Una trance sinuosa e ipnotizzante connota pezzi come "Lost In Alaska" e "Virtual Breakdown". Ricami di colorata flessibilità house impreziosiscono l'ombrosa "Moonbeam". Strazianti battiti stellari in "Breathless". Nel 1999 la stessa versione della raccolta sarà racchiusa in un solo Cd, con l'aggiunta di ulteriori tracce, fra le quali la splendida "Join Hands").
Arriva il 2000. Nuovo millennio. E giunge anche il capolavoro assoluto di Garnier. L'album della maturità. Poliedricità stilistica fuori da ogni steccato di genere. Unreasonable Behaviour non è album: è un miracolo. E' la colonna sonora delle notti del ventunesimo secolo. Club affollati. Miriadi di teste vaganti. Ballo e ascolto. Orgiastico movimento di corpi. Deteriorante battito per alieni.
L'apocalisse si presenta con prepotenza ("The Sound Of Big Babou", "Greed", "Dangerous Drive"), atmosfere oscure e maledette, leggermente jazzate e frammentarie, sono inedite ma ben accolte ("The Man With Red Face", "Cycles d'Oppositions", "Last Tribute From The 20th Century"). Il disco segna una evoluzione decisiva nello stile di Garnier. Facendo tesoro delle lezioni impartite dal sound detroitiano, partorisce una delle miscele sonore più innovative dell'elettronica recente, che resterà nel tempo uno dei dischi più importanti di sempre della scena elettronica internazionale.
Passano tre anni prima che l'attività discografica riprenda a macinare suoni, quando nel 2004 esce Excess Luggage. Mastodontica raccolta di remix e collaborazioni distribuita su quattro cd, riassume in maniera calligrafica ogni più piccola particolarità del suo modo di trattare la musica. Un filo conduttore unisce un miscuglio apparentemente confusionario di tendenze dance-pop, techno, house, trance e chi più ne ha più ne metta. C'è il rischio di perdersi un po' all'interno di quest'opera, ma con la dovuta cautela, comunque, si riuscirà ad apprezzarne appieno tutte le sfumature.
Nel 2005 escono due lavori: un'altra raccolta di remix e, più importante, un nuovo album in studio. Life: Styles raccoglie recentissimi successi remixati da Garnier con la sapienza che ormai lo contraddistingue. Dal quadretto dance-pop di "The End" di John Carpenter fino all'ammaliante "I Get Lifted" di George McRae.
Nel 2005 The Cloud Making Machine è un disco di alti e bassi, tra pezzi di classe inarrivabile e delusioni sorprendenti. "The Cloud Making Machine Part 1" è proto-ambient scabrosa e misteriosa, che emana rumore e misticismo: voci sfigurate sembrano lamentarsi, tastiere irriconoscibili ricamano disegni sinuosi nell'aria. "9.01-9.06" sembra Idm plasmata house, ci pare di sentire vagiti di dub, ma s'intromettono campionamenti di contrabbasso che sanno di jazz. Poliedrico. Se "Barbiturik Blues" ipotizza una musica aliena, da proporre in ambienti solitari, "Huis Cois" è un pezzo che non ha niente da proporre, con partiture di piano/chitarra veramente sciatte e banali, e con un cantato altrettanto trascurabile. "Act. 1 Minotaure Ex." è una suite molto ben costruita e inspirata, tra organi synth-etici, campionamenti di strumenti ad arco e spezzettamenti che sanno di sperimentazione. "First Reaction (V2)" è una sorta di abstract-hip-hop, con andamento ambient e beat trascinante: tastierine microscopiche lasciano piccole note puntigliose, un tappeto sonoro evoca lo spazio e le stelle. La voce è molto potente e sciorina rime e parole dolorose. Il complesso è compiutezza allo stato puro. "Controlling The House Part 2" è molto sommessa e appartata. Il ritmo non prende il largo e il contorno non contribuisce a (ri)creare un'atmosfera contagiosa. Sottotono. "(I Wanna Be) Waiting for My Plane" è una electro-clash scabrosa e tirata. Un pezzo da concerto rock per amanti della techno.
Tirando le somme fino a questo punto, il disco sembrerebbe non contenere veri e propri "capolavori". Detto fatto. Ecco "Jeux D'Enfants". Voci di bambini sono sovrastate e sfigurate da un mare di battiti sconclusionati, in un marasma percussionistico aleatorio e casuale. Ancora un organo dilatato sembra delineare i vicoli oscuri del pezzo, il suono si riduce e si espande, prolifera ed esplode. Il finale è pace, dopo uno scontro di milioni palline da flipper contro le parete della nostra mente. Un bimbo ci canta una filastrocca. Conclude "The Cloud Making Machine Part 2", continuando il discorso iniziato dalla prima traccia, con l'aggiunta di un violino pungente e triturante. Il percorso termina, la faccia bastarda dell'house si ripone e si nasconde. Il perfezionista dell'elettronica arriva alla fine del 2005 con una consapevolezza: la certezza di essere ormai uno dei personaggi-chiave della scena internazionale.
Nel 2006, vengono rilasciate altre due raccolte di differente valenza, la prima, delle quali si intitola Kings Of Techno. L'etichetta Rapster, dopo aver assoldato grandissimi nomi per la serie “The Kings Of..” (da DJ Premier per l’Hip-Hop ai Masters At Work per la House), si cimenta nella compilazione di un capitolo Techno, mettendo dietro ai piatti due personaggi che ne hanno fatto la storia: l’americano Carl Craig e, appunto, Laurent Garnier. La prima parte affidata alle mani del transalpino, che tiene fede alla definizione “la techno è George Clinton e i Kraftwerk chiusi in ascensore” e prende il discorso alla lontana, da “No Fun” degli Stooges, per poi andare a sondare i terreni della black music attraverso Aretha Franklin (“Rock Steady”) e i Temptations (“Plastic Man”), chiudendo proprio con i Funkadelic di Clinton e la loro “Bettinos Bounce”. Saltando un decennio, siamo subito in sbornia da seconda ondata detroitiana con Jeff Mills (“Utopia”), Arpanet (“NTT Docomo”), D.I.E (“Get Up”) e BFC, pseudonimo di Carl Craig, (“Galaxy”). Conclusione a sorpresa con il nuovo prodigio bianco dell’Hip-Hop Dabrye che fa da coda alla selezione con la sua “Game Over”. Interessante l’intento “enciclopedico”, che però propone alcune tracce che hanno influenzato sì la techno, ma con la sua storia vera e propria hanno poca attinenza, e per un'altra metà brani interessanti che però non prendono in considerazione il periodo di nascita della Techno, coincidente con la seconda metà degli anni Ottanta. Episodi senza un minimo di coesione e senza una logica che ci presentano la techno in maniera parziale.
La seconda parte vede Carl Craig nelle vesti di selezionatore, con brani che ci accompagnano negli anni Ottanta, quali “Frequency 7” dei Visage e la splendida “It’s A War” di Kano, per poi andare in giro per l’Europa in compagnia di Yello (“No More Words”), Art Of Noise (“Beat Box Diversion 1”), Nitz Ebb (“Join The Chant”) e il nostro Alexander Robotnick (“Dance Boy Dance”), per concludere con la coda di “Acid Eiffel” dei Choice. Craig si concentra sul continente europeo, proponendo una serie di tracce di sicura importanza, ma che in una compilation con queste premesse risultano superficiali e confusionarie, prive di una logica apparente, se non quella di stupire con una selezione particolare.
La seconda raccolta rilasciata nel 2006, e senza dubbio la migliore qui descritta, è Retrospective, anche per merito dell'ampio raggio proposto, ripescando i migliori pezzi di un album incerto come "30", tra i quali meritano menzione l'ossessionante "Crispy Bacon" e la remixata "Flashback", senza lasciar da parte la commovente "For Max". Per quanto riguarda il capolavoro "Unreasonable Behaviour", si presentano, quando in versione originale, quando mixate, le terribili "The Man With The Red Face" (registrata dal vivo) e l'aliena "Downfall". Passando per il jazz marziano di "Greed", con la dolorosa esclusione di "The Sound Of The Big Babou" unica pecca di questa compèilation. Magra inclusione dell'ultimo album in studio, "The Cloud Making Machine", di cui è presente quel che c'era da salvare da una prova tutto sommato deludente. Le scomposizioni di "Jeaux d'Enfants" sono cose d'alta scuola, la stramba "Barbiturik Blues" si barcamena come può fra battiti che rimbombano e sibili digitali. Per quanto riguarda le "chicche", sono da annoverare la silente "10000 Leagues", uscita a suo tempo sotto il nome di Alex Attias Presents Mustang, di cui Garnier curò la fase di mixaggio. Grandissimo ripescaggio per la detonante "Demented", scritta da Carl Craig, su cui mise le mani sempre il nostro precisamente nel 2003.
Fra le primissime tracce incluse abbiamo "Coloured City", uscita nel '98, "At Night", licenziata nel 2003, sotto il moniker Alaska (con Nic Britton), "Basic", un remix per Elegia coincidente sempre con gli esordi, infatti, siamo intorno al 1999.
Nel secondo cd, la raccolta racimola ancora qualche sorpresa, dando due riferimenti al suo primo album, "Shot In The Dark", attraverso "Astral Dreams" e "Raw Cut". Per ricordare che, nonostante l'inesperienza, Garnier era capace di grande cose anche agli inizi. Conclude con appararente dolcezza la serafica "Le Voyage De Simone", e a noi, non resta che asserire l'assoluta importanza di un "documento" di tale portata per chi vuole anche solo avvicinarsi alla figura di Laurent Garnier.
Superato il momento in cui la musica techno in Francia veniva seriamente osteggiata dall’opinione pubblica e contrastata dalle autorità, quella di Laurent Garnier diventa una figura isituzionalizzata, contribuendo a rendere il fenomeno comprensibile. Parte di una scena identificata come “French Touch”, della quale la straordinaria affermazione dei Daft Punk costituì soltanto la punta dell'iceberg, Garnier si esibisce ovunque nel mondo, dai Festival più importanti e affollati (Sonar di Barcellona, Atonal di Berlino) alle location più esclusive (come la parigina Salle Pleyel, dove sarà protagonista nel 2010), conseguendo affermazioni di rilievo persino in Estremo Oriente (in Giappone è regolarmente protagonista di acclamati Dj set).
Nel 2007 pubblica un disco dal vivo, Public Outburst, sintesi di esperimenti sonori compiuti assieme ad altri musicisti, Benjamin Rippert, Bugge Wesseltoft e Philippe Nadaud, con l'intento di compiere un'ardita ma riuscitissima commistione fra techno e jazz.
Fra i lavori pubblicati nel corso degli anni Dieci, va senz'altro menzionato La Home Box, album realizzato nel 2015, oltre alla di poco successiva appendice La Home Box Remixes.
Due anni più tardi, nel 2017 Garnier riceve la Légion d’Honneur, la più alta onorificenza conferita dallo Stato francese, consegnatagli dall’ex Ministro della Cultura Jack Lang.
Per ironia della sorte, proprio mentre le discoteche continuano a restare chiuse per decreto a causa della pandemia, la figura di Laurent Garnier resta in maniera costante al centro dell'attenzione. Nel 2021 è omaggiato dal docu-film biografico Off The Record, una sorta di mini viaggio intorno al mondo che per la prima volta esplora e documenta la sua vita privata e artistica. Diretto dal regista Gabin Rivoire, presentato in anteprima in Italia all’interno della Sezione "Let The Music Play" del 62° Festival dei Popoli di Firenze, Off The Record esce nelle sale cinematografiche il 10 gennaio 2022.
Oltre al racconto in prima persona dello stesso Garnier, la pellicola si avvale dei preziosi ed interessanti contributi di numerose altre star della consolle, quali Carl Cox, Jeff Mills e Richie Hawtin, che partecipano al racconto della crescita della club culture avvenuta negli ultimi decenni.
Sempre nel 2021 giunge la pubblicazione di De Pelìcula, un nuovo capitolo discografico, frutto della rinnovata collaborazione con il duo garage-psych transalpino Limiñanas. Nelle undici tracce di De Pelìcula l’elettronica propulsiva di Garnier si fonde in maniera efficacissima con il groove psichedelico concepito da Lionel e Marie Limiñana: un sound perfetto per i club (ascoltate un po’ “Steeplechase”…) ma che al contempo non dimentica di portare in primo piano batteria e chitarre elettriche (occhio alla seconda parte di “Juliette”, dai tratti narcotici di matrice Massive Attack epoca “Mezzanine”), ispirandosi non di rado alle ripetizioni circolari tipiche delle architetture kraut.
Fra i momenti di eccellenza, quelli in corrispondenza dei quali le diverse influenze si sublimano in maniera particolarmente riuscita, vanno segnalate almeno “Je rentrais par le boise…BB” e “Promenade oblique”. Il fatto che si tratti di un concept basato su un’avventura on the road conferisce ancora maggior spessore al progetto. De Pelìcula è in effetti la colonna sonora di un film immaginario, un road movie con protagonisti i personaggi di Juliette e Saul. La storia è raccontata attraverso la voce di Lionel, con un paio di incursioni di Marie. Due gli ospiti: nel singolo “Que calor !” il testo in spagnolo è affidato a Edi Pistolas dei Pànico, mentre il cantautore francese Bertrand Belin prende il centro della scena in “Au début c’était le début”.
Dopo otto anni di assenza con un disco a suo esclusivo nome, nel 2023 Garnier torna con 33 Tours et puis s’en vont: 17 tracce per complessive due ore e quaranta di musica pensata a uso e consumo del dancefloor. Un progetto liberatorio, in grado di funzionare sia nelle piste più affollate sia per un ascolto privato in cuffia, attraverso il quale Garnier si conferma non soltanto producer illuminato, ma compositore stupefacente e modernissimo, uno dei pochi della sua generazione a mantenersi determinante nell’elaborazione di un suono che non sia stucchevolmente nostalgico ma capace di innestarsi in maniera naturale nella contemporaneità. 33 Tours et puis s’en vont è un omaggio verso gli stili che il suo autore ha incrociato nel corso della propria leggendaria carriera, e le prime tracce in scaletta sanciscono subito la celebrazione di quella techno music che nessuno come Garnier ha saputo rendere in maniera tanto melodica: un trademark divenuto con gli anni riconoscibilissimo, che lo ha reso un monumento della musica elettronica contemporanea.
Un trionfo techno-house, dicevamo, ma dentro 33 Tours non tarda certo ad emergere l’attitudine onnivora di Garnier, che si estrinseca attraverso l'urgenza di inserire generi “altri”. L'hip hop entra a sirene spiegate (e non è tanto per dire) nello svolgimento di “In Your Phase”, con il flow energico del rapper francese 22Carbone a conferire un taglio urban. Poco più avanti la voce dello scomparso Alan Vega dei Suicide diviene protagonista in “Saturn Drive Triplex”, brano che si spinge verso territori rock-wave, con tanto di scrosci di chitarre. Riferimenti al kraut sono ovunque, nelle tante costruzioni basate sulla ripetizione, e in chiusura arrivano anche un paio di rilassanti momenti deep. Garnier, ha annunciato che a partire dal 2025 diraderà la propria attività live, centellinando i seguitissimi dj set, evitando i weekend consumati fra Ibiza, Berlino e Miami, ma quello che ci lascia con 33 Tours, fra i suoi migliori lavori di sempre, è lungi dal rappresentare un testamento artistico, anzi, è percepibile come lo slancio verso il nuovo capitolo di una traiettoria pluridecennale.
A completamento di un lavoro già di per sé enciclopedico, Garnier a settembre diffonde 33 T.E.P.S.V. Remixes, raccolta dei remix commissionati ad amici esperti e giovani colleghi emergenti, dj e producer più o meno affermati che si son prestati e rimaneggiare alcune delle tracce contenute nell’album, con l’intento di riproporle conferendo un taglio personale, ottenendo il risultato di amplificare ancor più l’eterogeneità stilistica proposta negli originali dall’autore.
Il versante più melodico della techno music resta caratterizzante, non di rado influenzato da toni wave, come nel lavoro svolto da Works Of Intent in occasione di “Reviens la nuit”, oppure da temi che richiamano le colonne sonore degli anni Settanta (come in “Tales From The Real World”, affidata a Voltaire). Il veterano Rocco Rodamaal interviene in due revisioni di “Liebe Grusse Aus Cucuron”, due slot sono assicurati anche al newyorchese Avision (che mette le mani su “Le Swing de Pouleto” e su un’ulteriore versione di “Liebe Grusse Aus Cucuron”) e agli amici psichedelici Liminanas che intervengono nella duplice versione di “Saturn Drive Triplex”. E’ invece hip hop militante quello che il rapper francese Carbon22 rende ancor più inquietante nel remix di “In Your Phase”.
Contributi di Michele Camerin ("Kings Of Techno")
ALBUM UFFICIALI | ||
Shot In The Dark (F COmmunication, 1994) | 7 | |
Raw Works (US compilation, Never, 1996) | 7 | |
30 (F COmmunication, 1997) | 5,5 | |
Early Works (compilation, Arcade, 1998) | 7 | |
Unreasonable Behaviour (F COmmunication, 2000) | 8,5 | |
The Cloud Making Machine (Mute, 2005) | 6,5 | |
Retrospective1994 - 2006(compilation, F COmmunication, 2006) | 8 | |
Public Outburst (live, 2007) | ||
Tales Of A Kleptomaniac (PIAS, 2009) | ||
Home Box (F COmmunication, 2015) | ||
De Pelicula (with Liminanas, Because, 2021) | 7,5 | |
33 Tours et puis s'en vont (Basic Groove/Cod3 QR, 2023) | 8 | |
33 T.E.P.S.V. Remixes (Cod3 QR, 2023) | 7 | |
EP E COLLABORAZIONI | ||
Laurent Garnier & Mix Master Doody - As French Connection (Arcade, 1991) | 6,5 | |
Laurent Garnier - Stronger By Design (Ep, Import, 1992) | 6 | |
Laurent Garnier - A Bout De Souffle (Ep, Arcade, 1993) | 6,5 | |
Laurent Garnier - Planet House (Ep, Arcade, 1993) | 6 | |
Laurent Garnier - Club Traxx (Ep, F COmmunication, 1995) | 7 | |
Laurent Garnier - Coloured City (F COmmunication, 1998) | 6 | |
COMPILATION E REMIX | ||
Laurent Garnier Presents X-Mix-2 - Destination Planet Dream (1994) | 7 | |
Mixmag Live! Vol. 19 (1994) | 7 | |
Laboratoire Mix (1996) | 7,5 | |
X-Mix-2: Destination Planet Dream (1998) | 7,5 | |
Classic And Rare - La Collection Chapter 3 (DJ MIX by Jori Hulkkonen and Laurent Garnier) (2002) | 8 | |
Excess Luggage (DJ MIX by Laurent Garnier) (2004) | 7,5 | |
Kings Of Techno (DJ MIX by Laurent Garnier & Carl Craig) (Rapster Records, 2006) | 5 | |
| ||
ALASKA (Laurent Garnier & Nic Britton) | ||
Lost In Alaska (1993) | 6,5 | |
Deuxième (Ep, 1995) | 7 | |
Choice (Laurent Garnier, Shazz & Ludovic Navarre) (Ep, 1993) | 6,5 | |
Dune (Pascal Dardoufas & Laurent Garnier) (Ep, 1994) | 7 |