Un uomo, un cantautore, il più grande di tutti: il dolore e la manifestazione della sofferenza, una copertina nera come la pece, chitarre acide e inquiete visioni, l'esterno interiorizzato e poi esteriorizzato sotto forma di lamento nevrastenico e allucinato, l'atemporalità delle pulsioni umane, l'atto d'accusa contro gli eccessi di un'idealità e la fallace ricerca di una redenzione, il senso di perdita e l'inconsolabile assenza. Il rock'n'roll, la droga, la morte, sintesi del punto di non ritorno della follia autodistruttiva in musica; Neil Young disperato commentatore, "Tonight's The Night" diario-capolavoro e inesorabile premonitore di vite sacrificate sull'altare del rock.
Descrivere i sentimenti o la manifestazione degli stessi è opera tanto improba quanto inefficace perché significa decontestualizzarli dal vissuto dell'individuo e condurli verso una dimensione abitata da costrutti artificiali, frutto della mercificazione delle idee, della necessità di comunicare; ciò che ne consegue è uno svilimento del messaggio. Parlare di "Tonight's The Night", soprattutto, è come banalizzare la profondità di quell'esperienza, ma parlarne vuol dire anche descriverne la magnificenza e sperare che spiriti affini si abbandonino al flusso corrosivo di quelle note. Ed ecco, allora, il lamento ebbro di "Tonight's The Night" aprire il funerale, con i versi "Bruce Barry was a working man/ he used to load that Encoline van", dedicati a Bruce Barry, roadie e amico di Young, morto per overdose di eroina, così come Danny Whitten, chitarrista dei Crazy Horse (ai due sarà dedicato l'intero album). Si racconta che il canadese costringesse i musicisti a suonare di notte, con pochissime ore di sonno all'attivo, e il blues dolente di "Speakin'Out" lascia trasparire quel senso di allucinata stanchezza e velato nervosismo.
"Tonight's The Night" è un album che trasuda dolore, il dolore di chi ha visto persone amate cadere nell'abisso del peccato senza più riemergerne. Ma la manifestazione della sofferenza è in questo caso catarsi e non semplice autocommiserazione; mezzo attraverso cui affrontare la perdita, toccare il fondo del barile per poi iniziare la risalita. Non sappiamo se Young vi sia realmente riuscito, fatto sta che "Tonight's The Night" è uno di quei casi in cui arte e vita reale si compenetrano indissolubilmente, rendendo inesistente o quantomeno labile il confine tra mera espressione artistica ed esteriorizzazione di un sentimento. In questo senso, risulta emblematica la struggente "Mellow My Mind", dove il canadese, accompagnato dall'inseparabile armonica, sembra versare lacrime più che cantare. Anche i rock'n'roll più trascinanti sono venati di dolore come ad esempio il boogie allucinato di "World On A String", dove Young fa sfoggio del suo chitarrismo nervoso, accompagnato da una batteria dal pestare metronomico.
Ma il funerale vero e proprio riprende con "Borrowed Tune", piano, armonica e voce sottile ancora soffrente e nostalgica. La chitarra elettrica torna a sferragliare protagonista in "Come On Baby Let's Go Downtown", dinamica blues e ritornello canticchiabile, forse il pezzo più scanzonato dell'album, registrato dal vivo durante un concerto a Fillmore East e che vede Danny Whitten al canto. Ancora atmosfere rilassate nel country di "Roll Another Number", che si riallaccia alle ballate campagnole di "Harvest", soprattutto per effetto della steel-guitar di Ben Keith e dell'ottimo lavoro alle background vocals di Molina e Whitten.
"Albuquerque" è uno dei capolavori di Neil Young: uno slo-core ante-litteram dall'incedere marziale, con le chitarre dialoganti (acida quella di Young, desertica quella di Keith), che trasudano psichedelica, modello per le canzoni più sperimentali del canadese (si pensi alla splendida "Cortez The Killer").
Chiude l'opera lo strascinato "talking blues" funereo di "Tired Eyes", in cui Young cerca di dar pace a quegli occhi stanchi che hanno visto il rock'n'roll impossessarsi e devastare le vite di persone care. Gli strumenti si incastrano alla perfezione, cosicché piano e chitarra fungono da accompagnamento al canto, visceralmente doloroso, di Young, mentre l'unica licenza solistica è concessa all'armonica che, come al solito, dipinge una melodia tristissima .
"Tonight's The Night" è forse il primo concept album sul dolore della storia del rock, in cui Neil Young, avendo una lucida visione del suo tempo, riesce a cogliere gli eccessi di un'idealità, spostando il tutto nel contesto del suo vissuto personale, elaborando l'esperienza, entrando in dissonanza cognitiva con ciò in cui aveva creduto (operazione analoga fu compiuta dal David Crosby di "If I Could Only Remember My Name").
La grandezza di "Tonight's The Night" consta nell'essere un'opera a tutto tondo, in cui la profondità dei contenuti è veicolata da un sound originale, immensamente influente sulle successive generazioni di musicisti. Nel country-blues allucinato di "Albuquerque" c'è la maggior parte dell'ispirazione dei Built To Spill, ad esempio, mentre il chitarrismo nervoso del canadese è il sound del grunge e di molti dei gruppi che lo hanno generato (basta alzare il ritmo di una qualunque canzone di "Tonight's The Night", per ottenere i Dinosaur jr). Con quest'opera Young si scopre sommo filosofo del dolore, portatore di un messaggio universale e a-temporale, perché frutto dell'esperienza individuale e non di eventi socio-politici, contingenti a un determinato periodo storico, a cui sarebbe giocoforza vincolata la profondità e la portata del messaggio stesso (limite di molta della poetica dylaniana). In una parola sola: immortale.
14/11/2006