Duo fondamentale per lo sviluppo dell’hardcore-hip-hop della costa atlantica, proposto nella sua versione più cupa e aggressiva in un trittico di album passati alla storia, i Mobb Deep di Prodigy e Havoc sono riusciti anche a ottenere importanti successi di pubblico.
Dagli esordi come Poetical Prophets e dai problemi a trovare un contratto alla svolta di The Infamous (1995) e al ruolo rivestito nella faida tra le due coste degli anni Novanta, fino ad arrivare al nuovo millennio, i legami con 50 Cent, i tentativi di ritornare famosi e la prematura morte di Prodigy nel 2017, ripercorriamo la storia di uno dei gruppi più importanti dell’hip-hop di New York.
Dai Poetical Prophets a Juvenile Hell (1991-1993)
Kejuan Waliec Muchita e Albert Johnson, con i nomi d’arte di Havoc e Prodigy, sono compagni di scuola a Manhattan e decidono di fare musica insieme con il nome di Poetical Prophets. Ci credono tantissimo, come si può credere alla propria musica da giovanissimi, e importunano i dipendenti delle etichette riproducendo la loro musica fuori dai loro uffici, in cerca disperata di attenzioni.
Il caso vuole che s’incuriosisca Q-Tip degli A Tribe Called Quest, evento che mette in moto la carriera, pur con qualche contrattempo: Prodigy registra un demo che non basta a ottenere un contratto, ma ci pensa il solito The Source, la rivista più importante per la storia dell’hip-hop, a fare la differenza con una citazione nella rubrica “Unsigned Hype”.
Tanto basta, in quel periodo, per strappare un contratto nel 1992, pochi mesi dopo aver cambiato nome in Mobb Deep.
Difficile da tradurre, la nuova ditta è legata allo stile di vita dei due, abituati a girare in strada in gruppi particolarmente numerosi (“mob” vuol dire infatti anche folla, orda, calca) che, nello slang dei due rapper, erano apostrofati con il termine “deep”.
Nel 1993 arriva anche l’album d’esordio, Juvenile Hell (un gioco di parole con juvenile hall, riformatorio negli Stati Uniti), anticipato dal singolo “Peer Pressure”. Quest’ultima riassumere bene il sound dell’intera scaletta, costruita su beat semplici e geometrici, nello stile del boom-bap a tempo medio tanto diffuso a inizio anni Novanta.
Queste produzioni non particolarmente originali sono firmate anche, e in misura minoritaria, da grandi nomi come Dj Premier (già metà Gang Starr) e Large Professor (Erik B. & Rakim, Slick Rick, Big Daddy Kane) senza che si possa parlare di pezzi che svettino sul resto.
I testi di Prodigy e Havoc raccontano la vita al livello della strada (“Me & My Crew”, “Peer Pressure”), con saltuari momenti di maggiore vivacità (“Bitch Ass Nigga”, non a caso prodotta da Kerwing Young) e qualche frangente particolarmente esplicito (“Hit It From The Back”) e violento (“Stomp ‘Em Out”).
Se la carriera dei Mobb Deep si riducesse a questo, faremmo fatica a ricordarli: Juvenile Hell è ancora molto acerbo, un difetto di quella giovinezza sbandierata nel titolo. Le vendite vanno molto male e la casa discografica li scarica.
Imparare dai propri errori: il capolavoro e la svolta (1993-1995)
In soccorso dei due rapper arriva la Loud, che ha da poco ottenuto ottimi numeri con il primo singolo del Wu-Tang Clan, “Protect Ya Neck” (1992). Delusi dalle produzioni altrui, che si sono rivelate poco adatte nell’esordio, i Mobb Deep decidono di fare da soli, con l’aiuto della Loud e soprattutto di Q-Tip, che diventerà addetto al mixing ma si spingerà fino a rifare interi beat.
Our sons will grow up to be murderers and terrorists
Il capolavoro è "Survival Of The Fittest", con il suo pianoforte minaccioso e gli scampoli jazz, mentre i due rapper titolari si dimostrano decisamente maturati nel content senza filtri e in un complesso slang, nel flow più dinamico ed eterogeneo, nel delivery sicuro e graffiante.
"No matter how much loot I get/ I'm stayin' in the projects forever", dice Havoc nel secondo verso, a riassumere un'appartenenza profonda al proprio quartiere che è fondamentale per tutta l'estetica dell'hardcore-hip-hop crudo ed esplicito che i Mobb Deep aiutano a coniare.
Questa stessa energia oscura muove anche il singolo più famoso dell'intera discografia, "Shook Ones, Pt. II", seguito di un brano dell'esordio che, oltre al lugubre pianoforte e alle ossessive ripetizioni dei fiati, può vantare versi leggendari come:
I'm only nineteen, but my mind is old
And when the things get for real, my warm heart turns cold
Another nigga deceased, another story gets told
Scared to death, scared to look, they shook
'Cause ain't no such things as halfway crooks
Questa vita sempre minacciata dalla morte e dalla tragedia è tratteggiata in modo ancora più drammatico in "Eye For An Eye (Your Beef Is Mines)", con Nas e Raekwon.
Superata la morbidezza soul della lettera di "Temperature's Rising" (feat. Crystal Johnson), peraltro un racconto ispirato alle pesanti accuse di omicidio all'amico Killa Black, arriva anche una nuova ricostruzione da antologia delle difficoltà della vita come "Trife Life", con soluzioni malinconicamente oniriche dell'arrangiamento, che gioca con echi e riverberi.
Nel corso dell'ascolto il battere ossessivo della batteria diventa un martellante, minaccioso mezzo di tensione, il corrispettivo sonoro della paranoia e della tensione che i vari testi descrivono. È un tempo che avanza inesorabilmente, altra manifestazione del destino minaccioso che tormenta chi trascorre la vita sulla strada della Grande Mela.
Il basso, spesso filtrato per suonare più cupo, e i vari campionamenti, in particolare di spettrali figure di pianoforte, completano la formula.
Questa raccolta di racconti all'altezza dei marciapiedi di una New York da incubo, marcia e pericolosa, sono il modo in cui Prodigy e Havoc entrano di diritto nella storia del genere, trovando nel loro stile personale e diretto, basato sulle esperienze vissute, una propria dimensione estetica che fornisce un'alternativa alle storie di gangster stradaioli tanto diffuse nella costa occidentale.
Insieme a Nas (anche lui da Queensbridge), Notorious B.I.G., Jay-Z, LL Cool J, il Wu-Tang Clan e altri, i Mobb Deep contribuiscono alla rinascita dell'East Coast ottenendo il consenso trasversale della critica e del pubblico, con il disco di platino per l'album e buoni risultati per "Shook Ones (Part II)" e "Survival Of The Fittest".
The Infamous è il classico momento di svolta della carriera, pietra di paragone inevitabile degli album a venire. È pubblicato quando gli autori hanno appena 19 anni.
Gli anni del successo e delle polemiche (1996-2001)
Hell On Earth (1996) è il classico seguito che replica una formula vincente: le produzioni di Havoc con tanto di pianoforte spettrale e un nuovo assortimento di sample, la vita vissuta sulle strade di Queensbridge come tema principale, le ospitate di amici come Raekwon, Big Noyd e Nas.
Manca l'effetto sorpresa, ovviamente, ma per certi versi questo è più un perfezionamento che una semplice replica, con testi ancora più espliciti e musiche ancora più inquietanti e ossessive.
Critica e pubblico reagiscono molto bene, rispondendo con ottime recensioni e un nuovo disco d'oro per l'album, oltre alla sesta posizione nella Billboard 200.
"Drop A Gem On 'Em" si ricorda per il suo presunto ruolo di risposta ai diss di 2Pac con "Hit 'Em Up" e "When We Ride On Our Enemies": con questo brano il duo entra nel pieno della famigerata faida tra Costa Est e Ovest che avvelena la metà del decennio.
Il resto della scaletta è una raccolta di nuove storie della strada, in piena continuità con l'esordio (un brano si chiama direttamente "More Trife Life"), con la spettrale "Man Down" con l'amico e ospite frequente Big Noyd a imporsi per i suoi synth tremebondi e l'ossessiva "Night Vultures" (feat. Lex Diamonds) a spiccare per la sua rabbiosa energia e i violini lugubri.
Il singolo "G.O.D. Pt. III" si impone come il brano più paradigmatico, un modello ideale per molto hip-hop da gangster: una citazione da "Scarface", un testo cupo e aggressivo, un ritornello oscuro e ossessivo.
Il vertice emotivo è, invece, la title track, avvolta in fumose morbidezze jazz, con assonanze alla narrazione stradaiola di Nas.
Diventati famosi e celebrati, i Mobb Deep collaborano con altri rapper e persino con Mariah Carey, per un remix. Arrivano anche al cinema, partecipando alla colonna sonora di "Blade", il film supereroistico del 1998.
Il quarto album, Murda Muzik (1999) è colpito dalla circolazione anticipata di copie illegali ma, nonostante questo, si rivela immediatamente un grande successo, ottenendo il disco di platino a traino del singolo "Quiet Storm", forse l'ultimo dei loro classici.
Più pomposo ed educato nel sound ma coerente nei messaggi ormai abituali del duo, è un primo momento in cui si palesa una riproposizione di una formula che ormai ha rinunciato all'innovazione.
Questione non da poco, allo scarseggiare di idee creative si affianca un minutaggio importante, oltre quota 72 minuti. A sottolineare la sempre maggiore volontà di ottenere soprattutto un successo commerciale, arriva anche la versione censurata intitolata Mobb Muzik.
Dopo che "Takeover" di Jay-Z li ha chiamati in causa, i Mobb Deep rispondono per le rime con "Burn", inclusa nel quinto album Infamy (2001). Alle polemiche con gli altri rapper si aggiungono, in questo periodo, quelle legate al sell-out sempre più sfacciato, sottolineato adesso da un sound decisamente più ruffiano e orecchiabile.
Idealmente, Infamy segna la fine dei Mobb Deep stradaioli, cupi e ossessivi per abbondare di sensuali contributi femminili ("The Learning (Burn)", arrangiamenti più melodici e brani che sembrano costruiti con il solo intento di diventare hit ("Bounce", "Hey Luv (Anything)", "Handcuffs")
Vende mezzo milione di copie, ottenendo il disco d'oro in patria, ma il gioco non vale aver tradito il proprio pubblico più affezionato.
La lunga crisi e la morte di Prodigy (2003-2022)
Abbandonata la propria etichetta dell'epoca, la Loud, i Mobb Deep pubblicano il più importante mixtape della loro carriera, il maestoso Free Agents: The Murda Mixtape (2003), di oltre due ore. Al netto dei numerosi freestyle in chiusura, è una raccolta che riporta alla verace formula di un decennio prima con “Solidified”, un manifesto di un duo che vuole resistere alle difficoltà recenti. Da aggiungere al canzoniere migliore anche la riproposizione di “Cradle To The Grave”, un beat minimale e uno stile crudo e hardcore come i Mobb Deep sanno essere.
Tanto basta per trovare un nuovo contratto con la Jive e pubblicare Amerikaz Nightmare (2004), più moderno grazie ai beat più elettronici e produzioni firmate anche da The Alchemist e Kanye West.
Non manca il mestiere, mancano semmai le idee. Sin dall'iniziale title track si capisce quale sarà lo stile dell'intero album, senza particolari deviazioni se non dovute a qualche trovata nelle produzioni.
Ci si diverte con la filastrocca di "Dump" (feat. Nate Dogg), il synth ficcante di "Real Niggaz" e l'esaltante party anthem di "Real Gangstaz" (feat. Lil' Jon), oltre che con il remix di "Got It Twisted" (feat. Twista), ma è troppo poco da dei game changer come Havoc e Prodigy.
Anche il contesto è cambiato, con evoluzioni che hanno premiato narrazioni più elaborate, dal punto di vista dei contenuti e della forma, che sono destinate a indicare alcuni dei modelli dominanti degli anni Zero: "Madvillainy" (2004) di Madvillain, "The College Dropout" (2004) di Kanye West e "MM FOOD" di MF DOOM (2004) sono solo tre degli album con cui Amerikaz Nightmare deve competere per le citazioni nelle classifiche di fine anno.
L'hardcore-hip-hop è già stato portato avanti, in territori nuovi, da capolavori come "The Blueprint" (2001) di Jay-Z ed è tornato a collezionare record commerciali con 50 Cent, anche lui da New York, mentre i Mobb Deep sembrano troppo poco ispirati per giocare ad armi pari.
Proprio per la G-Unit di 50 Cent pubblicano Blood Money (2006), altro album all'inseguimento dei nuovi sound. Il divertimento è ancora assicurato, con le nuove "Put Em in Their Place" e "Creep" (feat. 50 Cent), con le produzioni che fanno di tutto per intrattenere ed essere ricordate, ma appena si abbassa il volume o si cerca qualcosa di più si rimane delusi: ci sono davvero troppi album hip-hop per ricordare quelli che i Mobb Deep producono in questi anni.
Comprensibilmente, gli anni successivi vedono le pubblicazioni diradarsi. A complicare la situazione, anche dei problemi con la legge di Prodigy. Dopo l'uscita dal carcere arriva "Dog Shit" (feat. Nas), nel 2011.
Tra i due titolari, inoltre, le cose non vanno benissimo: si insultano, poi tornano a suonare insieme nel 2013. Infine, arriva anche un ottavo album, The Infamous Mobb Deep (2014), più autocelebrativo che mai: due dischi, uno di inediti e uno di scarti delle session del loro capolavoro.
Pur tardivo, è un modo per rimediare agli ultimi tentativi di snaturarsi e ammodernarsi, tornando prepotentemente al suono crudo e minimale di un tempo. È l’occasione per presentarsi come classici, grazie a brani torbidi come “Taking You Off Here”, la celebrativa “Legendary” e nostalgiche riflessioni come “Timeless”, “All A Dream”. Esclusi il secondo e terzo album, questo è forse il migliore dell'intera carriera.
È l'ultimo sussulto della carriera, perché Prodigy muore ad appena 42 anni nel 2017. Si vocifera di un ultimo album a nome Mobb Deep, già da qualche anno, ma per adesso non ci resta che ascoltare, ancora una volta, i loro classici.
Juvenile Hell(4th & B'way, 1993) | |
The Infamous(Loud, 1995) | |
Hell On Earth(Loud, 1996) | |
Murda Muzik (Loud, 1999) | |
Infamy(Loud, 2001) | |
Free Agents: The Murda Mixtape(mixtape,Landspeed/Koch, 2003) | |
Amerikaz Nightmare(Jive, 2004) | |
Blood Money (G-Unit, 2006) | |
The Infamous Mobb Deep(Infamous/RED, 2014) |
Sito ufficiale | |
Testi | |