Glenn Tilbrook And The Fluffers

Pandemonium Ensues

2009 (Quixotic)
pop-beat

Nella continua ricerca della perfetta alchimia, la musica pop degli ultimi venti anni ha ceduto la sua purezza nei meandri della contaminazione e della provocazione, come se l’unica giustificazione della sua esistenza fosse l’appartenenza alla globalità culturale; le piccole storie quotidiane erano tabù, mentre l’amore e la passione appartenevano alla generazione di Mtv.
Ho sempre perseverato nella mia adorazione per gli artigiani del pop, che sposavano la purezza del soul con il linguaggio della working-class, consapevoli che alla lotta sociale si era sostituito lo smarrimento culturale. Era il white-pop-soul che non voleva diventare adulto (come nel caso di Sade, Style Council), né voleva corrompere la sua ingenuità con contenuti sociali eruditi (i Redskins, Manic Street Preachers).
La scelta di Xtc, Squeeze e Nick Lowe come unici artefici di puro pop è stata confortata dalla loro coerenza, gli Squeeze, in particolare, dopo un paio di dischi inclini alla contaminazione (Cosi Fan Tutti Frutti e Babylon And On), hanno fatto un passo indietro, sposando la teoria di una pop music lontana dalla contemporaneità e realizzando dischi dal profumo sempre più retrò e sempre meno fortunati nelle classifiche.
A differenza degli Xtc (indiscutibili maestri del pop), il gruppo di Difford e Tilbrook ha prediletto il lato dilettevole dei Beatles (non quello meravigliosamente schizofrenico scelto da Andy), innestando l’amore per il soul e per il rhythm and blues.

Dopo il delicato album solista di Chris Difford, ora tocca a Glenn Tilbrook: in questo terzo album solista, è supportato da una vera band, The Fluffers, che garantisce un’omogeneità che mancava nei due album precedenti. Diversamente, le canzoni possiedono una varietà stilistica ragguardevole. Divertimento puro, tra ritmi sempre giocosamente rock’n’roll, sprazzi di musica nera e Beatles in salsa agrodolce: quello che Glenn realizza è il miracolo di una musica pop priva di vergogna: chi è capace di partorire una canzone con una fisarmonica protagonista è o un folle o un genio, e Glenn con “Best Of Time” conferma il suo talento di compositore.
Tutte le canzoni possiedono ritmo e frivolezza, che possono indispettire gli amanti dell’indie-pop (sempre più malinconico e asessuato) e che inducono paragoni scandalosi (gli E.L.O in “Relentless Pursuit”), ma garantiscono una serie di canzoni varie e gioiose, ormai rare nel repertorio dei tristi e patinati compositori contemporanei.

Il beat vigoroso di “She Makes Me” è contagioso, tra chitarre rock’n’roll e guizzi di moog; all’opposto “Happy Disposition” onora le eccentriche dissonanze armoniche che caratterizzavano l’esordio prodotto da John Cale con un arrangiamento d’archi straniante.
In due episodi Glenn raggiunge la perfezione armonica conservando la leggerezza delle migliori canzoni soul-pop: il primo, “Still”, è una delle migliori trasfigurazioni bianche del sound Motown, archi senza enfasi e un soul sensuale degno del primo Marvin Gaye; anche “Black Sheep” indugia sulla sensualità sbarazzina del rhythm & blues e del soul con il suo inarrestabile “baa baa ba baa baa” e il suo flavour da gruppo vocale black.
Come in ogni perfetto album pop, non mancano anche ballate più introspettive, ed ecco che “Little Ships” conforta l’animo con classe, mentre “Interest & Love” scivola verso un suono più mainstream, forse anche per la presenza di Vanessa Paradis.

Glenn non trascura le pulsioni più nervose del rock’n’roll nell’indiavolata "Slaughtered Artist", con il piano alla Little Richards, e celebra la musica  mod e il pop dei Kinks in “Through The Net” e “Bachland Ballroom”.
Delle restanti, la sola “Melancholy Emotion” non mostra peculiarità; sorprende, invece, l’esotica “Product”, il cui romanticismo da soap opera è ben sottolineato dall’unica performance vocale della simpatica Lucy Shaw. Il finale dell’album, “Too Close To The Sun”, conferma tutte le qualità citate in apertura: uno strumentale a metà strada tra spaghetti-western e porno-soft con Johnny Deep (sì, proprio lui) come spoken voice.


Il bizzarro humour esibito da Glenn rende l’album un vero spartiacque tra il pop da classifica e il malinconico mondo dei cloni degli Smiths.
"Pandemonium Ensues" è uno di più brillanti e irriverenti album pop dell’ultimo decennio, Glenn ha ritrovato lo spirito dei primi Squeeze e la sua musica è amabile o esecrabile senza compromessi. Solo i grandi possono permettersi una tale autonomia stilistica. Parafrasando il titolo del capolavoro di Nick Lowe, verrebbe da ribattezzarlo "Pure Pop For Everytime People".

28/03/2009

Tracklist

1.Best Of Times
2. Through The Net
3. Product
4. Slaughtered Artist
5. Still
6. Relentless Pursuit
7. Interest & Love
8. Melancholy Emotion
9. She Makes Me
10. Happy Disposition
11. Black Sheep
12.
Bachland Ballroom
13. Little Ships
14. Too Close To The Sun

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