Un'opera monumentale. Da ammirare in tutte le sue sfaccettature. Non ci sono parole per descrivere "Sadly, The Future Is No Longer What It Was", ultima fatica discografica di James Kirby, alias V/Vm, alias The Caretaker e altri mille pseudonimi. Tre album doppi - o un box di tre cd - stracolmi di sensazioni, ricordi, emozioni e suoni che hanno accompagnato Kirby durante i dodici mesi appena trascorsi. Brani nati principalmente al pianoforte e sorretti da strati di elettronica ultra-romantica. Echi di Harold Budd, Brian Eno, John Foxx e William Basinski emergono continuamente dalle venti tracce in scaletta. "Sadly, The Future Is No Longer What It Was" è secondo le intenzioni dello stesso James la colonna sonora di un mondo in declino.
Il primo disco, "When We Parted, My Heart Wanted To Die", mette subito in evidenza la malinconia straziante della musica di Kirby: una lenta litania al pianoforte accompagnata da rassegnati accordi di sintetizzatore. Sulla seguente "The Sound Of Music Vanishing" il suono si sgretola lasciando intravedere fantasmi di luce. L'atmosfera diventa ancora più indefinita e quasi impalpabile durante i sette minuti abbondanti di "The Beauty Of The Impending Tragedy Of My Existence" e i dodici di "And As I Sat Beside You I Felt The Great Sadness That day". I lunghi titoli delle composizioni di Kirby sembrano più che altro stralci di pagine di un diario personale - assolutamente in sintonia con la musica che rappresentano. Sulle due composizioni che chiudono il primo cd scompaiono i detriti post-industriali lasciando il posto prima a un organo quasi liturgico ("Tonight Is The Last Night Of The World"), infine a un freddo pianoforte che annuncia il mattino ("To The Place Between The Twilight And The Dawn").
La sabbia di un deserto incolmabile si trascina lungo i dieci minuti della traccia che apre il secondo cd, "When Did Our Dreams And Futures Drift So Far Apart?", alla maniera dei capolavori di A Produce. Altrettanto suggestive le ambientazioni orientali di "Not Even Nostalgia Is As Good As It Used To Be", che in più di un'occasione sembra evocare le magie elettroacustiche di David Parsons.
Lente rasoiate di rumore sintetico aprono i venti minuti abbondanti del brano che dà il titolo all'intero lavoro, "Sadly, The Future Is No Longer What It Was", strategicamente posizionato a metà scaletta: l'aura fantascientifica alla Vangelis, associata all'incedere incerto, comunicano un senso di perdita e di sconfitta, l'inesorabile fine del positivismo, che lo stesso Kirby sintetizza con le parole "'Tomorrow's World never came". La luce quindi faticosamente cerca di farsi strada tra macigni grandi come montagne in "Stay Light, There Is A Rainbow Coming".
Sulle ultime due tracce in scaletta, come sul primo cd, un vento spazza via i detriti industriali lasciando paesaggi bucolici decisamente più melodici.
Il tema languido e quasi sussurrato di "Memories Live Longer Than Dreams" dà il nome al terzo doppio vinile, o cd, che chiude l'opera. Senza soluzione di continuità comincia "Don't Sleep I Am Not What I Seem, I'm A Very Quiet Storm" e Kirby sembra voler omaggiare i Sigur Ros di "Ágætis Byrjun": il suo pianoforte indugia sull'introduzione di "Viðrar Vel Til Loftárása", mentre intorno una sinfonia di silenzi trascina il brano per i suoi abbondanti tredici minuti di durata. E' uno dei picchi dell'intera opera.
Il salto nel caos digitale della seguente "A Longing To Be Absorbed For A While Into A Different And Beautiful World" non potrebbe essere più discontinuo di così: l'ambientazione è ancora una volta in un futuro/presente in decadenza, dove i suoni di calcolatori impazziti comunicano un senso di impotenza e immobilità. La desolazione ("Days In The Wilderness") lascia il posto a una apparente tranquillità ("Stralauer Peninsula") che si fa infine rassicurante certezza ("We All Won That Day, Sunshine", prima del quasi ecumenico gran finale ("And At Dawn Armed With Glowing Patience, We Will Enter The Cities Of Glory"). Applausi.
(05/10/2009)