Indie. Hype. New sensation. Gran Bretagna. Londra. Indie. Basterebbe questo per chiudere qui una recensione che non sarebbe neanche iniziata se una band del sud di Londra non fosse capitata per caso sul palco del "Reading and Leeds Festival" un piovoso pomeriggio d'estate.
Può un disco avere pathos pur non avendo picchi, arrampicarsi su per un climax dalla pendenza appena percettibile e salire e scendere senza farsi notare? Forse no. Ma l'impressione è che i The XX ci siano andati davvero vicino.
Se la delicatezza dei Mazzy Star, l'utopia estetica dei Codeine e l'anima più leggera dei Pixies divenisse musica, questa sarebbe "Shelter" o "VCR". Se un richiamo attutito di battiti dub potesse per qualche volta mascherarsi dietro una parvenza di Cure, diventerebbe "Crystalised" e nessuno avrebbe da obiettare.
L'invitante estetica di un lavoro sottile di drum machine al servizio di corde silenziose attira a sé sensazioni ovattate di dolori smussati da testi che non potrebbero che essere ingenui e sognanti, nella misura in cui a dar loro voce è il verso di una ragazzina dalla cadenza sospirata come Romy Madley Croft.
I richiami agli Young Marble Giants chiudono il cerchio di un disco autoprodotto, ispirato, onesto, nudo e dalla sensualità palpabile nei suoni caldi di un pugno di canzoni che hanno il solo difetto di non inventare nulla se non la stessa band.
Predire un futuro radioso ai The XX è affare superfluo. Dal circuito dei pub alle arene nel giro di poche settimane è un gioco che funziona poche volte ed esclusivamente quando si trova la giusta combinazione. Indie. Hype. New sensation. Gran Bretagna, appunto, Londra.
14/09/2009