Christian Fennesz negli ultimi anni ha dosato accuratamente le sue release. Prima nel novembre 2008 "Black Sea", quindi la magnifica collaborazione con Buck e Daniell e lo split con Antony. Ci si aspettava forse un nuovo Lp, e invece l'austriaco ha deciso di rilasciare un 10'' per la storica Touch.
In realtà, vista la durata - ci si aggira sui venticinque minuti - potremmo parlare proprio di un mini-album, la cui bellezza consacra ulteriormente la fama del musicista di Vienna.
La stella dell'austriaco brilla qui prepotente ancora una volta, elevandolo ormai di fatto a maestro indiscusso di quella generazione di autori degli ultimi vent'anni che scavallano i confini invisibili tra ambient, elettronica e drone. Fennesz in questo senso ne è peculiarissima declinazione, grazie alla naturalità del suono che riesce a cavar fuori dalla sua chitarra elettrica. E di volta in volta - il glitch e i fields nella prima parte della sua carriera, le chitarre droniche poi - aggiunge elementi nuovi, in questo caso la batteria.
La title track, "Seven Stars", fonde il suo personalissimo gusto per la ricerca elettronica, qui fluttuante e subacquea, con una batteria leggerissima, che porta alla memoria sia certi tepori folktronici che sonorità della benemerita (e defunta) Resonant. E se "July" è il silenzio rumoroso dopo la deflagrazione, "Liminal" rappresenta il sunto dell'attuale Fennesz: chitarra spastica in vista, grumosi viavai di materia nebulosa in dispersione e fascinazioni di universi lontani.
"Shift" e la reprise "Reshift" giocano una carta sempre tenuta nascosta dal musicista: il dark. Le fascinazioni ombrose di certo dark-ambient molto tenebroso, funebre e austero nella sua epicità - alla maniera dei Troum - svelano qui paesaggi sospesi e scurissimi.
A conti fatti, Fennesz riesce ancora una volta a rendere peculiare una materia scandagliata in tutti i suoi aspetti, aggiungendoci quel quid che rende così speciale questo "Seven Stars": il cuore.
30/07/2011