We Were Promised Jetpacks

In The Pit Of The Stomach

2011 (Fat Cat Records)
alt-rock, emo-core

Vengono dalla Scozia, i We Were Promised Jetpacks, sulla scia di connazionali come Frightened Rabbit, Twilight Sad e i capostipiti Biffy Clyro, con la loro personale mistura di alt-rock fortemente impregnato di post-punk epico e chitarristico anni 80 (stile primissimi U2) e sensibilità emo-core d'inizio millennio. E sono già al secondo album. Il primo, "These Four Walls" (2009), pure edito dalla Fat Cat, li aveva promossi con buoni riscontri specie oltreoceano (numero 27 in una delle classifiche specializzate di Billboard). Sempre in territorio americano ha fatto seguito, nel 2010, un tour di supporto a un gruppo emo ormai "classico" e di grande popolarità come i Jimmy Eat World.  Alcuni brani del loro debutto sono riusciti persino a far breccia nelle colonne sonore di note serie televisive, come "Sons Of Anarchy" e " One Tree Hill".

Per ammissione della band stessa, il successore "In The Pit Of The Stomach" risente in modo particolare, nella scrittura e nell'impostazione sonica, dell'intensa attività live che ha caratterizzato i loro recenti trascorsi. Puntando molto sulla coesione e sull'approccio muscolare dei nuovi brani, i WWPJ accentuano ulteriormente quelle che sono le caratteristiche salienti del loro sound: l'aggressività ritmica in 4/4 coi timpani sparati in sedicesimi, alternando brevi pause a inesauste ripartenze (notevole per tecnica e intensità il lavoro del batterista Darren Lackie), le chitarre massicce e stratificate dalla distorsione che conservano, tuttavia, una discreta pulizia armonica di fondo, le linee vocali stentoree e teatrali (del cantante Adam Thompson) che fanno un po' melò post-adolescenziale da teen drama "oriundo-americano".

L'album ha il pregio di essere ben suonato e ben prodotto (da Andrew Bush e Peter Katis, quest'ultimo particolarmente apprezzato per il suo lavoro in studio con National e Interpol) ma il limite non trascurabile di un'eccessiva omogeneità stilistica con i brani che restano un po' troppo presto a corto di variazioni melodiche e che, tendenzialmente, si assomigliano fra loro.
Se lo spleen tirato e rampante di episodi come "Circles And Squares" e "Picture Of Health" rimane fedele a una più o meno riuscita sommatoria degli U2 di "Boy" e "War" e di certo emo-punk americano, altri come "Sore Thumb" (bello l'inizio strumentale che occupa quasi due minuti dei cinque totali), "Boy In The Backseat" e "Medicine" marchiata dagli acri e vibranti riverberi della distorsione, si elevano sopra gli altri di una spanna buona, mentre "Act On Impulse" gioca in controtendenza scegliendo circolarità e ripetizioni al posto della canonica progressione calibrata sul climax del ritornello.

Più in generale, il gruppo di Edimburgo non sempre si dimostra in grado di rielaborare con sufficiente originalità un substrato sonoro già in parte derivativo, ma rivela spunti e potenzialità che, in un quadro di crescita complessiva, potrebbero sfociare in approdi interessanti. Per ora si guadagnano una piena sufficienza.



10/01/2012

Tracklist

  1. Circles And Squares
  2. Medicine
  3. Through The Dirt And The Gravel
  4. Act On Impulse
  5. Hard To Remember
  6. Picture Of Health
  7. Sore Thumb
  8. Boy In The Backseat
  9. Human Error
  10. Pear Tree

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