Il quinto capitolo della storia KTL di Stephen O' Malley in coppia con il sound designer Pita è una fotografia delle loro ultime improvvisazioni a due: "Phill I", soundscape "vegetale" di loop inudibili e lente oscillazioni, "Study A", un leit-motiv di stridori adornato da un bordone altisonante d'organo che sfuma e riprende, a tratti gotico, e "Tony", un usuale ronzio cosmico.
La più drammatica del gruppo è "Phill II", con gli archi di Johann Johannsson a imitare lo "Zeit" dei Tangerine Dream, a mo' di mantra tibetano, prima che il duo s'inserisca e lo soverchi in un crescendo a tratti wagneriano: l'unica traccia degna del prezzo del cd.
Gli scarsi intenti sono definitivamente affossati con "Last Spring: A Prequel", la traccia di chiusa, sonorizzazione di un monologo lamentoso qua e là storpiato dai filtri elettronici; affascinante per impegno teorico (e di certo attesta le ambizioni d'avanguardia di O' Malley) e inesistente nella sostanza, fiochi effetti sonori casuali senza il minimo indirizzamento visivo o ambientale. Ben venti minuti - addirittura la traccia più lunga di tutto il disco - di tortura cinese tradotta in musica (o meglio, in assemblato sonoro).
Con la supervisione di svariati fonici, è un disco di drone music alle sue basi, di ritorno alle radici, senza più ambizioni e senza più distruzione (quindi inutilmente allungata), incerto tra atmosfera e diluizione. Difettano forse di una componente multimediale, quindi è esperienza artistica mutilata. "Last Spring: A Prequel" (assemblata a Brest, al Centre d'art passerelle, con voce recitante di Jonathan Capedevielle) è stata pensata per l'omonima installazione di Gisele Vienne. Bastava citarla, non occorreva persino registrarla.
15/05/2012