Franz Ferdinand

Right Thoughts, Right Words, Right Action

2013 (Domino)
alt-pop

Uno squillo telefonico che rompe il tedio delle prime giornate post vacanza ancora non oberate dalla produttività industriale: “Sai che l’amico Franz Ferdinand organizza un party, uno dei suoi, per festeggiare la fine della stagione calda, per accogliere l’equinozio autunnale e renderlo più accettabile?”. La tentazione della scusa buona per tutte le situazioni si fa largo, mentre ti ritrovi stravaccato sul divano, con il telecomando in mano in attesa di qualche highlight pallonaro, con un occhio allo smartphone e alle sue imperdibili novità provenienti da Facebook. Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?! Dio, sarà la solita solfa, stessi tramezzini, bibite intercambiabili, quel tipo di divertimento che una volta terminato ti fa sentire più vecchio di qualche mese, che senso ha?!

Oh, l’ultima volta, in notturna con tanto di luna piena, non era neanche andata male: qualche invitato mai visto, un’aria più sofisticata, fresca, anche inaspettata. E allora via! Un balzo simil felino verso l’armadio a scovare l’abbigliamento adatto: camicia stretch, cravattino, pantaloni con le pinces, che son pure tornati di moda, due smorfie di verifica allo specchio ed… è sempre la stessa storia!? Un panorama di pose, sorrisi finto ironici, mani in tasca (una, l’altra regge il cocktail), tutti impegnati a raccontarsi gli ultimi giri del mondo, avventurosi a tal punto da essere degni dei migliori Ulysses. Routine da farti cadere le braccia, con il rischio di dover abbandonare l’aria misteriosa e maliziosa. Uno sguardo al biglietto di accompagnamento, non si sa mai, potremmo aver clamorosamente sbagliato indirizzo: pensieri, parole e opere esatte, precise, non una virgola di più, rispettando se possibile gli accapo, sembra un mantra. Basta un attimo, magari anche qualcosina in più, per capire che non si tratta di un semplice scioglilingua, ma di una missione, quella di mettere sottosopra la casa, di costruire l’ennesima festa perfetta, futile, sciocca ma, diamine, divertente. Un’infilata di luoghi comuni che non si curano di probabili smorfie di disgusto e procedono diritti allo scopo, sinuosi, eleganti, accessibili, privi di impennate intellettuali, perché tempo per pensare e ripensare ne sprechiamo anche troppo.

Kapranos e soci ristampano per l’ennesima volta il dizionario dei sinonimi e dei contrari del pop ballabile, riposizionando le chitarre in prima fila, dando una lustrata ai classici coretti irresistibili, rimettendo in moto la macchina della citazione, escamotage che in mano a quelli bravi si tramuta nell’esatto contrario della scopiazzatura. Può bastare una mezzoretta abbondante di ammiccamenti, ritornelli, dududu e dadada (e tutti a spernacchiare quell’antipatico di Sting, 33 anni orsono), danze rese in maniera efficace e spartana dall’egregio tempismo di Paul Thomson che, dietro le pelli, riporta definitivamente alla luce il batterista funky dance sintetico, cancellando le malefatte disordinate dei britpoppari. E allora ecco che, come un rullo infinito, si susseguono i saltelli di “Right Action”, la rivisitazione arguta degli Specials di “Evil Eye”, i ritmi robotici di “Love Illumination” con gustoso contorno di synth, i riffetti compulsivi di “Stand On The Horizon”, lo scatenamento progressivo e poi via via sempre più febbrile di “Bullet” e “Treasons! Animal”, il romanticismo malinconico e ingenuamente anni 60 di “Fresh Strawberries” e “Brief Encounters”.

Sarà pure la replica della solita vicenda, ma i Ferdinand sono i nuovi principi del remake-remodel, e fanno addirittura credere che i rifacimenti possano essere migliori dell’originale. Una ritmica essenziale, plastica e oliata, le chitarre scatenate e perfettamente domate, i cori armonizzati a dovere; su tutto si staglia la regia del finto dandy Alex K., vocalist e compositore di rara precisione ed efficacia. Il Kapranos mascherato da compagnone di sbronze che alla fine saluta gli invitati, amanti e amici; e l’arrivederci spetta a un giochino che poggia su una doppia base, chitarre alla “The Passenger” e rumori hip-hop, con drone in sottofondo, mentre il titolare afferma sogghignante "Don’t play pop music, You know, I hate pop music", e tutto intorno, si passa con puntuale sarcasmo, dalla ballata al coro da stadio, tra accelerazioni e momenti di quiete; un vero e proprio sunto della festa che qualcuno giura possa durare un po’ più del previsto, in barba ai soliti vicini noiosi.
Poi esci alle prime luci dell’alba e corri verso l’agognato caffè: un Franz Ferdinand senza zucchero, tanto non serve, più ne butti giù e più ti tira su. E il giro ricomincia.

01/09/2013

Tracklist

  1. Right Action

  2. Evil Eye

  3. Love Illumination

  4. Stand On the Horizon

  5. Fresh Strawberries

  6. Bullet

  7. Treason! Animals

  8. The Universe Expanded

  9. Brief Encounters

  10. Goodbye Lovers and Friends

Franz Ferdinand sul web