Rebecca Ferguson

Freedom

2013 (Syco/RCA)
pop-soul, r&b

Soul, soul e ancora soul: i sudditi di Sua Maestà sembrano non averne mai abbastanza, e quella che sembrava una rinascita legata a pochissimi nomi in realtà a finito con l'impregnare nel profondo il tessuto della pop-music d'Albione, guadagnandosi la fiducia di tante giovani leve, che stanno perpetuando una stagione d'oro per la musica dell'anima alla britannica. Se questo 2013 è stato l'anno di John Newman e della sua “Love Me Again”, non da meno sono state altre proposte più o meno defilate (Laura Mvula, Yo'True), ad ampliamento di un quadro più vivo che mai.
A quest'ennesima manifestazione di fermento, come avranno reagito i più “attempati”? Mentre si aspetta la replica di Adele ed Emeli Sandé, ci pensa una certa Rebecca Ferguson a dire la sua. Chi è Rebecca Ferguson? Se siete lontani dai discorsi mainstream, è indubbio che il suo nome vi risulti nuovo, nuovissimo; la signorina però negli ultimi anni è stata, e a ragione, tra i casi discografici d'Inghilterra. E poco interessa se è uscita da quella fucina spremisoldi quale X Factor: con quella voce, quel portamento, posato ma non esageratamente, quel talento melodico (sì, la Nostra le canzoni le sa scrivere, pace chi sostiene che dai talent escano solo bamboline pilotate) la ragazza si è conquistata giustamente la considerazione di critica e pubblico, grazie ad un esordio che con il suo aplomb aveva tutte le stimmate del piccolo classico. Due anni dopo, le cose prendono una via leggermente diversa.

Per quanto fascinosa, la via intrapresa con “Heaven” la poneva come autrice di un pop-soul raffinato, ma fin troppo rigoroso nell'estetica: insistere esclusivamente sul terreno di una “Nothing's Real But Love” o di una “Glitter & Gold” (signore canzoni, intendiamoci) avrebbe probabilmente finito con l'arenare l'ispirazione, convogliandola verso un cul-de-sac espressivo senza ritorno. Ed ecco che, pur non tradendo i principi di partenza, “Freedom”, a due anni dal debutto, lancia qualche nuovo indizio, apre le porte a qualcosa di diverso, nel carnet della songwriter di Liverpool.
Suggerimenti già raccolti per la maggior parte sin dall'incipit: saggiamente posto ad inizio scaletta, “I Hope”, primo singolo estratto, è pezzo che, dal refrain più pronunciato alla nuova enfasi data alla sezione ritmica, indica un marcato interessamento verso l'upbeat, quasi a lambire litorali dance sotto un cantato da diva d'altri tempi. Una dicotomia ancor più accentuata tra i battiti in chiave Northern di “The Best”, forse la vera perla del disco, oppure le fattezze simil-rock di “Hanging On”, il rimando più diretto a quella Tina Turner con la quale condivide lo stesso mordente da performer nata: Rebecca possiede le chiavi per brillare anche in campi diversi dal suo, se soltanto lo volesse.

Per adesso, questa è l'evoluzione, per quanto ridotta ai minimi termini, che ci si può aspettare dalla Ferguson. Il resto, anche se incapace di reali sorprese, non inganna minimamente le aspettative: per quanto un po' risaputi (specialmente in fase d'arrangiamento, non si esce poi molto dal canone di un British-soul elegante quanto gustosamente vintage), numeri come “Fake Smile”, “Beautiful Design” o il duetto con John Legend “Burning Bridges” sono il miglior supporto alla classe cristallina di un'interprete di spessore, alla quale serve poco, pochissimo, per abbagliare. Quel che sarà necessario però d'ora in poi sarà un'impronta ancora più decisa da conferire al progetto: per adesso, credo che possa bastare così.

12/01/2014

Tracklist

  1. I Hope
  2. Fake Smile
  3. Bridges (ft. John Legend)
  4. My Best
  5. All That I've Got
  6. Hanging On
  7. My Freedom
  8. Beautiful Design
  9. Wonderful Design
  10. We'll Be Fine
  11. I Choose You
  12. Freedom

Rebecca Ferguson sul web