Prendi degli amaretti, amalgama dell’uvetta, del cedro e anche del cacao. Fanne delle piccole sfere e usale come ripieno per ravioli inondati di burro sciolto con la salvia. Spolvera il tutto con un’abbondante dose di formaggio grattugiato. Assaggia.
Clipping. intavola il piatto e offre un risultato che si ama o si odia, ma va provato. La band composta da Daveed Diggs (voce), William Hutson e Jonathan Snipes (produzione) - ognuno portatore di background differente - capita nelle mani della Sub Pop, sempre pronta, dall'epoca d'oro del grunge in poi, a intercettare le nuove vibrazioni del mondo musicale.
Seconda uscita assoluta (prima con la label di Seattle) e "CLPPNG" già riscuote attenzione e chiacchiericcio. Si tratta di noise hip-hop, quindi rumore, rumore di fondo e rumore sintetico che - guarda il caso - è il concetto di clipping nell’audio. Si potrebbe pensare che clipping. arrivi da territori d'oltremanica, parte di quella scena brit che unisce egregiamente basi elettroniche, dubstep, techno a un rap mascheratamente violento ed efficace.
I Clipping., invece, sono americani, di Los Angeles, California, da passerelle in bermuda e infradito, come in dovere di cantare l'orecchiabile e il danzereccio. "CLPPNG" è più complesso; si potrebbe pensare a un concept, merce rara nell'hip-hop. Ma clipping. è il concept. Loro sono il nucleo, non il progetto di un album, ma il trio come esperimento stesso.
Ora la qualità: il disco suona, il flow è maturo e moderno, terzinato e cadenzato quando serve. Non sono basi americane queste, capiamoci. Non si mette "CLPPNG" sulla Golf Tuning; non si alza al massimo il "sub"; non si spera negli ammiccamenti felini di qualche "bruna".
Non abbiamo Death Grips, nemmeno Jay-Z o Kanye West, per niente Wu-Tang. Unica semplice comunanza: Tyler The Creator.
"CLPPNG" è una mappa da esplorare, decisamente un disco da ascoltare, da interpretare. Poi magari si scopre che il dolce con il salato piace, e va bene così.
23/07/2014