Difficile diventare veramente adulti quando nella mente persistono ricordi infantili e l'incertezza e intangibilità del futuro trascinano l’animo verso la nostalgia, cercando conforto in emozioni e sensazioni che appartengono al passato. Lì giacciono le nostre simpatie e idiosincrasie, musicalmente sintetizzabili nell’eterna diatriba tra Beatles e Rolling Stones, anche se chi sta leggendo queste righe ha senz’altro risolto, almeno in parte, il proprio rapporto con i baronetti di Liverpool.
Fermo restando che discepoli e detrattori hanno già sentenziato a favore o a discapito del nuovo album di Paul McCartney “Egypt Station”, per tutti gli altri è importante sapere che c’è molto da sviscerare in questo nuovo capitolo discografico dell’ex-Beatle. La presenza al banco di produzione di Greg Kurstin (membro dei The Bird And The Bee, nonché produttore di Beck, Lily Allen, Adele e altri nomi pop di rilievo) conferma la volontà del musicista di proseguire nel solco del mai troppo celebrato “Memory Almost Full”, la cui unica colpa è quella di aver fatto seguito alle più tenebrose e ambiziose sonorità di “Chaos And Creation In The Backyard”.
Music for fun, quindi, con la piacevole sorpresa di avere tra le mani una buona manciata di canzoni da poter inserire in un’immaginaria raccolta di successi della carriera da solista di Paul. Il tocco leggermente moderno di alcune soluzioni d’arrangiamento potrà far storcere il naso a qualche purista, come nel caso dell’eccessiva e ridondante stupidità lirica e armonica di “Fuh You”. In converso ciò dimostra quanto Paul, anche senza i Beatles, abbia ispirato anche le moderne generazioni pop e indie-pop.
“Egypt Station” è un album che trasuda fierezza di quel vissuto che si cela alle spalle, tuttavia non c’è spazio per celebrazioni solenni o retoriche. Paul sceglie l’arma più efficace del suo songwriting, ovvero quella capacità di restare in bilico tra profondità e leggerezza, senza mai accantonare quella vulnerabilità stilistica, che ha altresì dato origine all’errata convinzione della subalternità creativa di McCartney nei confronti di John Lennon.
Nei diciassette album finora pubblicati da McCartney c’è sempre stata una canzone all’altezza del passato. Non è quindi una novità che anche “Egypt Station” possieda un discreto numero di episodi rimarchevoli. La differenza è che questa volta almeno quattro o cinque brani sono interessanti non solo dal punto di vista della composizione, ma anche per le originali sonorità. Il toccante romanticismo di “I Don't Know”, l’introspezione della ballata acustica adornata di fiati e percussioni “Happy With You”, il geniale uptempo electro-blues alla Electric Light Orchestra dell’irresistibile “Come On To Me” e l’imprevedibile refrain di “Dominoes” non solo possiedono melodie dal fascino istantaneo e solido, ma sono caratterizzati anche da arrangiamenti avventurosi.
E’ un McCartney indisciplinato, il protagonista di questo nuovo album, a volte perfino avventato e caciarone, al punto da compiere qualche pasticcio, come la bossa nova in salsa lounge di “Back In Brasil”, che nonostante tutto strappa un sorriso di compiacimento, o l’improbabile rock-soul di “Caesar Rock”.
Le sedici canzoni sono in verità tante tappe di un immaginario viaggio, tante stazioni d’arrivo e di partenza dove per Paul si accavallano ricordi e suggestioni. Ed ecco di conseguenza un ipotetico doppio omaggio alle diverse anime di John Lennon, quella più poetica e intima (“Confidante”) e quella politicamente e socialmente impegnata (“People Want Peace”). C’è spazio anche per i vecchi compagni d'avventura Wings, evocati con classe nella più rockeggiante “Who Cares” e nella mini-suite alla “Band On The Run” di “Despite Repeated Warnings”.
E poi c’è ovviamente il McCartney sentimentale: quello capace di trasformare le poche note di “Hand In Hand“ in qualcosa di più di una semplice love song, o di elevare la delicata e intensa ballata barocca “Do It Now” in un piccolo gioiellino da consegnare ai posteri.
Messa a verbale un’altra mini-suite,” Hunt You Down/ Naked/ C-Link”, dove vengono accennate tutte le attitudini stilistiche rimaste fuori dai giochi, e avvertendo i fan che nella edizione limitata sono incluse due bonus track, si può senz’altro salutare questo nuovo album dell’ex-Beatle come un gradito ritorno alla forma.
Difficile chiedere di più a un musicista che ha superato da tempo la settantina, come è difficile chiedere uno sforzo ai detrattori del buon Macca, esortandoli comunque a farsi un giro dalle parti di “Egypt Station”: hai visto mai.
17/09/2018