Nella recensione del secondo lavoro di Cosmo senza i Drink To Me, "L'ultima festa", scrissi di quanto Marco Jacopo Bianchi si stesse avvicinando a realizzare il proprio album di riferimento. Sensazione materializzata un paio d'anni più tardi in "Cosmotronic", da più parti riconosciuto fra i dischi italiani più importanti del decennio, svolta definitiva non soltanto della carriera del cantante piemontese, ma dell'intero cantautorato postmoderno nazionale. Rimasticando alcune premesse già fissate - ad esempio - in "DIE" da Iosonouncane, Cosmo ha centrato l'obiettivo di scrivere canzoni in grado di coniugare songwriting generazionale e club culture, senza far risultare l'accostamento una forzatura tutta italiana. Esperimento avente la medesima ottima riuscita del connubio "lingua italiana/chitarre abrasive" estratto negli anni 90 dagli alambicchi di Marlene Kuntz, Afterhours e Verdena.
"Cosmotronic" è stato portato per mesi in tour lungo la penisola, spettacoli che hanno ancor più accentuato il carattere pro-dancefloor della proposta, consentendo a Cosmo di arrampicarsi fino alle prime linee nei cartelloni dei principali festival nazionali. E la storia non si è ancora conclusa: il materiale di partenza è stato reso disponibile alla manipolazione in formato remix, divenendo ancor più potente e vibrante attraverso le idee e i contributi di alcuni fra i migliori dj e producer italiani di musica elettronica, molti dei quali (Enea Pascal, Splendore, Fabio Fabio) legati al circuito Ivreatronic. Undici tracce di "Cosmotronic" sono state sottoposte al nuovo trattamento, un restyling nel quale le liriche passano in secondo piano per concedere il centro della scena a beat, synth e loop.
In alcuni casi il risultato è "stupefacente", in tutti i sensi, specie nel mantra tribale di "Tristan Zarra" curato da Bawrut, l'apoteosi di questo progetto con il tormentone ripetuto "Polizia, Polizia", e nelle atmosfere mediorientali travasate da Stefano Ritteri in "Sei la mia città". Ma tutte le nuove versioni mostrano dettagli degni di nota: l'indie-hit "Turbo" viene trasmutata in danza tropicalista da Hugosan, Not Waving manda in frantumi "Animali", Fabrizio Mammarella accentua le percussività di "Attraverso lo specchio", Elisa Bee instilla tracce di big beat in "Bentornato". Un disco potenzialmente in grado di mettere d'accordo più di una generazione: i giovanissimi iper-coinvolti da suoni, testi e colori espressi da Cosmo, così come i nostalgici dei rave party illegali in voga negli anni 90.
Il Cosmo che appariva a metà del guado ne "L'ultima festa" oggi completa la traversata del fiume, divenendo uno dei prototipi del nostro cantautorato postmoderno, riferimento assoluto all'interno di un genere che lui stesso ha contributo in maniera determinante a modellare, ottenendo risultati compiuti. È grazie a questo "Signor Bianchi", e ad altri nomi più piccoli che da sempre gli ruotano intorno, se negli anni Dieci Ivrea dai margini dell'impero sta ritagliandosi il ruolo di piccola Berlino italiana. Un esempio virtuoso nel saper scrivere canzoni dal tratto internazionale e nell'editarle secondo un gusto europeo.
Dove andrà a parare Cosmo nei prossimi mesi, difficile dirlo: probabile possa continuare a sperimentare con parole e suoni lasciandosi trasportare dal flusso. Nella consapevolezza che migliorare la portata generazionale di "Cosmotronic" sarà compito tutt'altro che semplice.
09/05/2019