Gesaffelstein

Hyperion

2019 (Columbia)
elettronica, nu-r&b

Dimenticatevi tutto quello che vi ricordate di Mike Lévy. Le staffilate industrial-techno, i video cupi e aggressivi, l'estetica sinistra e decadente; di tutto ciò ormai rimangono soltanto tracce sparute. Sei anni dopo la pubblicazione di “Aleph” il Gesaffelstein del 2019 è la definizione stessa di coolness. Fresco di contratto con una major, con l'attitudine giusta per non attirarsi sciocche accuse di svendita, il producer è l'ultimo di una serie di musicisti francesi nell'ambito della musica da club capaci di compiere il gran salto e approdare al grande pubblico, portandosi con sé un intero bagaglio di esperienze con cui rimodellare le esigenze delle platee mainstream. Se già aveva avuto un assaggio ai tempi dei brani prodotti per “Yeezus” di Kanye West, con il suo “Hyperion” Lévy si gusta tutte le portate, reclutando alla sua causa nomi di assoluto spicco e proponendosi con un sound aggiornato al nuovo campo d'azione. È però sufficiente questo cambio di prospettiva per lasciare un'impressione duratura? Fornire una risposta non è proprio un'operazione agevole.

In un certo senso, “Hyperion” è un apprezzabile cambio di rotta per il producer di Lione, un progetto che lo vede assecondare i suoi istinti più atmosferici e rilanciare quelle fattezze nostalgico-evocative che già avevano permeato il suo output più recente, ivi compresa la recente partecipazione a “My Dear Melancholy,” di The Weeknd. Nel manifestare apertamente la sua passione per synth analogici e ambientazioni retro-futuristiche, il francese, fresco di firma per la Columbia, dà una notevole spallata al suo passato, sfruttando il potere della nuance e della melodia come mai prima di ora. I risultati plaudono la scelta là dove Gesaffelstein si affranca dalle pulsioni pop e dona alla propria creatività tutto il respiro di cui necessita. È il caso della conclusiva “Humanity Gone”, undici minuti scarsi di lente fluttuazioni synth-ambient, in cui i grandiosi interventi di organo e la sonnacchiosa cornice atmosferica si uniscono in un maestoso affresco intergalattico, appena innervato da placidi spunti jazz e rarefatte scansioni ritmiche. C'è comunque abbondante carne al fuoco anche in motivi meno dilatati, dalle accigliate matrici urbane di “Reset” alla serrata progressione synth-wave di “Vortex”, ben adattata ai nuovi disegni melodici dell'autore.

Il gioco funziona decisamente meno là dove il sound dell'autore si trova ad annettere l'elemento vocale, incanalandosi nell'alveo di pop-song fatte e finite. Per quanto professionale e dotato di tutti i crismi per funzionare, il contributo alla causa di pop e r&b da parte di Gesaffelstein si scioglie come neve al sole, troppo ordinario per inserirsi con forza nel dibattito (l'effervescenza sbiadita di “Forever”, fiaccata da una vocalità senza mordente), o al contrario troppo peculiare per giocare davvero le sue carte in quel territorio (la dolente venture dark-synth “So Bad”, in compagnia delle Haim).
E se Lévy ha dalla sua comunque due ospitate di super-lusso (un Weeknd che restituisce il favore nel romantico, quanto prevedibile electro-r&b di “Lost In The Fire”, Pharrell Williams nel carismatico cyber-funk di “Blast Off”) figurano quasi come mosche bianche nel complesso di un disco che veleggia verso tutt'altra direzione, che probabilmente avrebbe fatto a meno di tutta la sovrastruttura vocale. Spiace che per colpa della sua duplice natura “Hyperion” finisca quindi per disperdere tutto il potenziale accumulato, gettando una pur benvoluta evoluzione nel dimenticatoio. Che sia venuta troppo presto la voglia della scalata mainstream?

25/04/2019

Tracklist

  1. Hyperion
  2. Reset
  3. Lost In The Fire (ft. The Weeknd)
  4. Ever Now
  5. Blast Off (ft. Pharrell Williams)
  6. So Bad (ft. Haim)
  7. Forever (ft. The Hacker & Electric Youth)
  8. Vortex
  9. Memora
  10. Humanity Gone






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