Da buoni novelli Nirvana, anche i Metz da oggi hanno il loro “Incesticide”. “Automat”, infatti, non è un vero e proprio “nuovo” album del trio canadese, bensì una raccolta di materiale risalente al primissimo periodo di vita della band (tutti i singoli pre-disco d’esordio e relative B-side), più altre rarità successive. Si parte proprio dalla prima emissione, gennaio 2009, contrassegnata dalla rabbia post-hardcore che trasuda dall’incedere metal di “Soft Whiteout” e dalle chitarre che grattugiano l’aria nell’approccio industrial di “Lump Sums”, resa ancor più cupa da quelle grida indecifrabili che dal sottosuolo penetrano dritte fin dentro le viscere. Il primo album è ancora lontano, ma i germi sono già tutti disseminati.
Il terrorismo sonico di “Ripped On The Fence”, che arriverà in giugno, e la wave rumorista di “Automat” (agosto 2010), che va a parare dalle parti degli A Place To Bury Strangers, sono parti di un puzzle che pezzo dopo pezzo mostra chiare le proprie coordinate, confermate dalle più recenti “Can’t Understand” (2013) ed “Eraser” (2016, nel periodo a cavallo fra “II” e “Strange Peace”). Nel mezzo un paio di brani già editi, ma la versione 7’’ di “Negative Space” e il demo di “Wet Blanket” sono alternative take delle tracce presenti nell’omonimo esordio del 2012.
Una potenza di suono impressionante, senza compromessi, un noise trip di sola andata per l’inferno, che si consuma in dodici tracce ancor più estreme rispetto a quanto già ascoltato nei tre album fin qui pubblicati. Ma il pregio maggiore di “Automat” risiede nella grande organicità dell’insieme, nonostante si tratti di una compilation di materiale non concepito per convivere sotto lo stesso tetto. Segno che nel tempo la formazione di Toronto ha saputo conservare e preservare le proprie caratteristiche peculiari.
La sensazione complessiva è “stupefacente”: le rimanenze di magazzino dei Metz, da sole, avrebbero decretato le fortune di qualsiasi altra band post-hardcore al mondo. Questo per far comprendere l’importanza di un disco che completa l’intero scibile classificabile alla voce “Metz”, ma che non è certo indirizzato in maniera esclusiva ai maniaci completisti di Alex Edkins e soci. Che nel frattempo – fra un concerto e l’altro - sono già al lavoro su quello che sarà il quarto capitolo in studio. Per chi acquisterà la versione in vinile di "Automat", sono previsti anche tre bonus: le cover di Sparklehorse (“Pig”), Urinals (“I’m A Bug”) e Gary Numan (“M.E.”).
16/07/2019