Metz

Strange Peace

2017 (Sub Pop)
post-hardcore, grunge

I Metz sono tre ragazzi invidiabili, perché riescono a realizzare i propri sogni, dall'esordio pubblicato direttamente su Sub Pop a questo terzo lavoro prodotto dall'idolo Steve Albini, un'ideale chiusura del cerchio dai molteplici significati, con le prime due tracce in scaletta, le devastanti "Mess Of Wires" e "Drained Lake", da sole sufficienti a qualificare l'ottimo esito di un matrimonio che non avrebbe potuto avere esiti meno che memorabili.
Due dichiarazioni d'intenti che non fanno sconti, le nuove apocalissi soniche poste in terrificante sequenza che confermano il talento di una band ben al di sopra della media, protagonista di undici assalti all'arma bianca capaci di trovare nella voce di Alex Edkins l'espressione in grado di rappresentare tutta la sofferenza del mondo, in maniera ancor più vivida rispetto al passato.

Il drammatico svolgimento di "Lost In The Blank City" è il loro nuovo manifesto sullo smarrimento metropolitano, ma l'intero album sublima quella perfetta sintesi di Nirvana e Fugazi che probabilmente lo stesso Cobain avrebbe approvato, e lo fa non soltanto nei brani tirati al massimo ("Mr. Plague", "Common Trash"), ma anche in quelli nei quali si traccia un'ipotesi di ritornello appena più fruibile (ma sempre immerso in una coltre di pulviscolo sonoro, "Cellophane"), o quando si punta sui minimalismi noise che insistono sull'apatica ripetizione di poche note ("Caterpillar", "Sink").
"Strange Peace" è un disco tellurico che ha il suono di un attacco di panico, è musica resa d'impulso, senza starci troppo a pensare, senza fare calcoli, puntando su alti volumi, e su distorsori con i led fissi sul rosso, una miscela esplosiva che concretizza malesseri interiori e angosce incurabili.

La tensione è palpabile, il pericolo incombente, la nevrosi costante, in un processo di autopolverizzazione che tiene l'ascoltatore immobilizzato sull'orlo del precipizio, perennemente aggredito da un senso di minaccia che non molla la presa, ma poi, a ben sentire, tutto risulta clamorosamente armonico (e qui risiede il più grande risultato del team), come una sorta di caos ordinato, proprio lo stesso che emergeva fra le pieghe di "Bleach" e "In Utero".
Verso il finale l'irresistibile doppietta "Escalator Teeth"/"Dig A Hole" è un concentrato di potenza ed energia, due minuti fulminanti che fungono da viatico per la conclusione affidata a "Raw Materials", un treno lanciato in corsa contro un muro, con dentro Jesus Lizard e Sonic Youth intenti a suonare l'ultima canzone prima della fine del mondo.

"Strange Peace" non cede mai a lusinghe, non cerca l'anthem, rifugge le mode, se ne frega dell'hype, si dimostra completamente disinteressato al numero di copie che riuscirà a vendere: giunti al terzo disco su questi pazzeschi livelli, non si può evitare di considerare il trio canadese come una delle migliori hardcore-grunge-punk band di tutti i tempi, senza nulla, ma davvero nulla da invidiare ai classici del circuito Dischord/Touch & Go.
Tutti coloro che da ora in avanti vorranno emulare la medesima attitudine dovranno partire da qui: "Strange Peace", assieme ai due capitoli che l'hanno preceduto, forma un trittico entusiasmante che aggiorna lo stato dell'arte di una materia che - grazie (anche) ai Metz - è tornata a essere magmaticamente incandescente.

26/09/2017

Tracklist

  1. Mess Of Wires
  2. Drained Lake
  3. Cellophane
  4. Caterpillar
  5. Lost In The Blank City
  6. Mr. Plague
  7. Sink
  8. Common Trash
  9. Escalator Teeth
  10. Dig A Hole
  11. Raw Materials

Metz sul web