Braids

Shadow Offering

2020 (Secret City)
progressive dream-pop

Atmosfere sintetiche in un onirico progressive pop che si allontana dall’electro-pop di cui era composto il precedente “Deep In the Iris” e che abbraccia uno spettro sonoro più ampio, più affascinante, più appagante. Nel nuovo "Shadow Offering", i Braids rabboccano e versano, riempiono e svuotano in un costante travaso di suoni che dà al disco un respiro profondo e una avvincente dinamicità. Raphaelle Standell-Preston sembra Tori Amos con la sua encomiabile capacità di muoversi e di conferire quel dinamismo alle linee melodiche che la rendono impronosticabile e affascinante, nonché il vero elemento distintivo dei Braids sin dal loro seminale "Native Speaker".

Difficile chiedere di più dall’eccellente produzione di Chris Walla (ex-Death Cab for Cutie), dal suono delle chitarre, a volte gentili come tratti di pastello, altre volte affilate come lame d'acciaio, ma comunque sempre perfettamente fuse alle tastiere, protagoniste indiscusse di un album che ci mette poco a decollare e a mostrarsi per quello che è: un lavoro splendido e ispirato.

È nella prima metà che si nascondono gli episodi più pregiati, come l'orecchiabile "Young Buck" - dalla scorza math-rock e dalla polpa dance - o la progressive Eclipse (Ashley), ballata dal respiro ampio e dal tempo dispari, che si scioglie come liquido incandescente tra le carezze finali dei violini.
Bicefala e sospirata, "Just Let Me" è il monile del disco; un pezzo che sa di ammissione notturna, di una confidenza sussurrata sotto le coperte e che d'improvviso, con l'apertura melodica di chitarra, si irradia di luce cristallina. "Just Let Me" procede in punta di piedi e poi si palesa, illumina e poi spegne la luce, in un delicato passaggio da tonalità maggiori a minori, espressione in musica della mutevolezza dei rapporti umani e dell'amore ("Where did the love go?/ it was here yesterday").

Nel secondo tempo di questo viaggio sospeso tra la dolcezza del desistere e la palpitante tensione dell'abbandono, spicca la multiforme "Snow Angel", camaleontica suite di nove minuti con coda neoclassica, che celebra Raphaelle al suo massimo in carriera: glaciale nel parlato che sfiora i confini dell'elugubrazione rap, elegiaca nelle lamentose risposte corali da tragedia greca, angelica nel sottile falsetto, graffiante nell'isterico disperato rigurgito da vedova solitaria, lieve nella conclusiva impostazione da cantautrice nordeuropea (Susanne Sundfør).

Questa è Raphaelle Standell-Preston e questi sono i Braids, dopo cinque anni di silenzio. Quando cala il sipario su “Shadow Offering”, la sensazione è quella di aver ascoltato un album tra i migliori di questo storico 2020.

14/08/2020

Tracklist

  1. Here 4 You
  2. Young Buck
  3. Eclipse (Ashley)
  4. Just Let Me
  5. Upheaval ii
  6. Fear of Men
  7. Snow Angel
  8. Ocean
  9. Note to Self






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