Ci era un po' mancato, Travis Stewart. Non che si sia dato alla macchia (è giusto dell'anno scorso “Zoospa”, zompettante disco
wonky realizzato assieme a Jimmy Edgar a nome
J-E-T-S), ma era da tempo che la sua creatura prediletta, Machinedrum, non dava più segni di vita. Detto fatto: a quattro anni da quel “
Human Energy” che spostava il baricentro espressivo verso un'euforia estetica e una positività ispirate dalla lunga stagione new age, “A View Of U” (sempre sotto la benemerita
Ninja Tune) ne sfrutta la maggiore immediatezza e la coniuga a un approccio enciclopedico mai così evidente, che cementa oltre venti anni di esperienza in un affresco unico, esaltato da un ricchissimo e variegato parterre di ospiti e collaboratori. Anche a non voler celebrare il passaggio alla terza decade di attività, un disco simile finisce inconsciamente col farlo, onorando la solidità di un
producer ben lungi dallo smarrire la fiammella della creatività.
Là dove rimpatriate del genere avrebbero fatto naufragare ogni solidità del progetto, con le tante voci scese in campo ad annullare qualsiasi tentativo di bilanciamento, con questo disco Machinedrum mostra di avere chiara la visione d'insieme (fatto già accertato nel precedente capitolo) e di variare di volta in volta l'assetto, complimentando le collaborazioni senza snaturare il senso della ricerca, l'accurata stesura del parco ritmi. Il pionieristico sperimentatore footwork, l'appassionato di hip-hop, il fantasista
wonky, il tessitore
bass: tutte le facce del produttore si coalizzano a celebrarne la profonda versatilità espressiva, ne premiano l'avvicinamento ai costrutti del pop, a un approccio alla melodia e al cantato qui ancor più pronunciato che in passato.
In piena scioltezza si avvicendano quindi momenti di pura classe rap, sottolineati da autentici fuoriclasse del settore (il sampling
d'antan e i
beat più rilassati che accompagnano il
flow immacolato di
Freddie Gibbs), morbidi velluti r&b strutturati su un melodismo etereo e raffinato (“Star”, tra i momenti che più riportano alla mente i fitti notturni garage di “
Vapor City”) e pure inediti azzardi jazz (“Sleepy Pietro”), che la sapiente mano di
Tigran Hamasyan conduce in un gioco di arditi incastri pianistici e brulicanti manipolazioni elettroniche.
In un simile lancio verso strutture più pop, l'abilità produttiva di Machinedrum sa spingere verso questa direzione anche in quei rari momenti in cui i contributi esterni vengono meno ed è la sua mano l'unica a condurre il gioco. “Ur2yung”, correttamente posta in chiusura, sa come trarre profitto dai suoi nostalgici sample, che si attorcigliano come corde attorno ai lievi fraseggi melodici di contorno, un metodo che “Believe In U” spinge invece in una direzione più frenetica e wonky, dotata comunque di una sua specifica immediatezza.
La venture più lineare e diretta di Travis Stewart può insomma dirsi portata a termine con successo: come inaugurazione del nuovo decennio creativo “A View Of U” lancia segnali importanti.
24/11/2020