Una boccata d’aria fresca, una tonificante ventata di grazia e armonia. Questo è la musica di Jérôme Didelot e dei suoi Orwell, formazione francese al sesto appuntamento discografico, il primo per una nuova etichetta, Hot Puma, pubblicato dopo una assenza durata cinque anni.
Prendendo spunto dai racconti di fantascienza di Theodore Sturgeon, la formazione francese prosegue nel solco di album come “Continental”, “Exposition Universelle” e “Le Génie Humain”. Orchestrazioni ariose e delicate sottolineano con eleganza storie di emarginazione e solitudine senza inutili enfasi liriche, facendo propria la poetica dello scrittore statunitense.
Jérôme Didelot, al pari di altri maghi della leggerezza del pop orchestrale, dosa con sapienza armonie dai tratti più coinvolgenti (“Pourquoi Savoir ?”) alternandole a candide e intime ballate chamber-pop dai toni naif (“Rien Ne Pourra Me Rendre Sage”).
Ascoltare “Parcelle Brillante” è come sfogliare un album di fotografie dimenticate e mai messe in ordine. La spensieratezza al limite dell’ingenuità del pop-beat anni 60 di “Immature”, il fragile esotismo balneare da fine stagione di “Jamais Assez” condito da note capricciose di sax e la dolce ninna nanna chamber-folk di “Les Mains De Bianca” hanno un fascino puro e incontaminato, lo stesso che mette in sintonia gli High Llamas con Burt Bacharach (“L'être En Toi”) e Giorgio Tuma con Brian Wilson (“Les Ondes”).
Non manca qualche azzardo creativo: il saltellante pop di “Lone” si tinge improvvisamente di malinconia, mentre la voce di un fanciullo recita su un tappeto sonoro alla Air. Lo stesso che, rivestito di vellutati ritmi elettronici, apre la strada alla pagina più crepuscolare e poetica del disco (la title track).
Dopotutto è chiaro fin dalle note iniziali del malinconico strumentale “Dérivation” che anche questo nuovo album degli Orwell usa le strategie del pop per conquistare la mente e non il corpo. Sarà eufemistico e visionario, ma Jérôme Didelot conosce bene non solo l’arte delle sette note, ma anche quella del canto, ed è infatti un solo brivido di voci in sincrono alla maniera dei Beach Boys (“Dors Encore”) l’ultimo tassello di questo raffinato pop retrofuturista.
04/05/2020