Di primo acchito la musica di Thiago Nassif potrebbe essere agevolmente inquadrata nelle maglie della Tropicalia ma, nonostante l’artista non disdegni una delle espressioni musicali più note della terra natia, vi è più di un motivo per ritenere il pur nobile ambito stilistico alquanto limitante per la personalità dell’eclettico musicista, cantante e polistrumentista brasiliano.
Il percorso artistico di Nassif è infatti da sempre contraddistinto da un’attenzione al concetto di controcultura, ovvero a quelle espressioni artistiche legate all’emarginazione e all’anticonformismo. Una struttura culturale autonoma che continua a fungere da contrappeso ideologico e intellettuale all’imperante consumismo.
Le pulsioni musicali raccolte e sperimentate dal musicista formano un linguaggio ben preciso, un corpo mutante non classificabile, quasi radicale, che nel tragitto condiviso con colleghi e artisti sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda, su tutti Arto Lindsay, la cui presenza arricchisce le già notevoli intuizioni musicali, incrocia sì le ribelli sponde della Tropicalia, ma anche il post-jazz, la no-wave, la mutant-disco, i graffi elettronici-rockabilly dei Suicide, l’avant-funk e qualsiasi stimolo musicale che ne sposi la logica, dalla bossa nova al rock.
Privo di freni ideologici, nonché stimolato dalla schiacciante realtà politica del proprio paese, Thiago Nassif prosegue quel discorso evolutivo di personaggi come Caetano Veloso e Tom Zè, con una lucidità e una forza espressiva oltremodo avvincenti. L’elettronica contorna gran parte dei quadri d’insieme delle dieci tracce, ma non altera la dinamica degli strumenti che si agitano in sincrono; la tecnologia resta strumento umano, eversivo, niente vocoder per corrompere la voce, mentre synth e tastiere restano stranianti messaggeri di una tensione che non diventa mai ossessiva o urticante (“Soar Estranho”), anzi a volte quasi sensuale e ingegnosamente fruibile (“Pele De Leopardo”).
“Mente” è un disco che attraversa con grazia e acume il grande mare della contaminazione tra musica brasiliana e avanguardia, avanzando tra scenari musicali dove le movenze retrò della bossa nova sono immerse in sonorità psichedeliche (“Vóz Única Foto Sem Calçinha”), o sposano il funky con le moderne trame ritmiche del dubstep (“Trepa Trepa”). Nassif non rinuncia mai al fascino dell’imprevedibile, ereditato dal suo nume tutelare Lindsay, assemblando attraenti e sornioni pot-pourri sonori per inverosimili mini-suite (“Feral Fox”, “Trasparente”).
L’artista alterna canto a recitazione, graffia il funky con ardore quasi punk (la già citata “Soar Estranho”), gioca con le dissonanze fino a plasmarne l’estetica pungente (“Cor”), volge lo sguardo al passato tenendo ben saldo il passo nel presente (“Plástico”) e infine colloca nello stesso spazio alcuni minimoog, un Korg e un vocoder per la festa di musica funky e brasiliana della fatata traccia finale “Santa”.
Album trasgressivo e ammaliante, il nuovo lavoro del musicista di Rio De Janeiro tiene fede al titolo: la contrapposizione tra musica popolare e ricerca è ricca di contrasti, non sempre agevoli, contrasti che sono gli stessi racchiusi nelle due possibilità semantiche del titolo (“Mente”) che vuol dire anche mentire, ma per fortuna dietro la musica di Thiago Nassif non si nasconde alcun inganno.
07/08/2020