Twelve Thousand Days

Field's End

2020 (FinalMuzik)
darkfolk, neofolk, psych folk

Il progetto dark-folk di Martyn Bates (Eyeless In Gaza) e Alan Trench (Orchis, Howling Larsons) giunge al suo quinto album sotto la sigla di Twelve Thousand Days, confermando la meritata fama del duo tra gli appassionati di certe sonorità oscure. Siamo di fronte a un lavoro intenso e dal personale timbro emotivo, capace di unire folk, reminiscenze post-punk alla Sol Invictus e delicate derive psichedeliche. In alcuni momenti emerge l’anima di un certo neofolk britannico che può ricordare i Nature and Organisation di Michael Cashmore. Del resto, Alan Trench fu uno dei fondatori della World Serpent, distributore di micro-label indipendenti come Durtro (Current 93), New European Recordings (Death In June), United Dairies (Nurse With Wound) e Tursa (Sol Invictus), realtà che fecero assieme, nel bene e nel male, la storia del genere.

“Field's End” esce come il precedente, “Insect Silence”, per FinalMuzik, in formato cd in edizione limitata a 500 copie. L’album è stato registrato e mixato in circa tre mesi tra Nuneaton in Inghilterra ed Evia in Grecia. Il risultato è un disco molto malinconico e autunnale, una perfetta colonna sonora per gli strani giorni che stiamo vivendo.
Le danze si aprono con “Planet Caravan”, cover dei Black Sabbath, riletta in chiave quasi psych-folk per terminare con “Wistman's Wood”, un brano elegiaco che rievoca i paesaggi dell’omonima foresta inglese della Cornovaglia. Colpisce nel segno l’immaginifica “Adam And The Beasts”, riuscito rifacimento di un brano di Alasdair Clayre, che sembra trascinarci in un passato ancestrale, un viaggio alla ricerca del proprio tempo vitale e delle proprie radici. L’episodio ricorda i momenti più folkeggianti dei Current 93 e la prova di Bates e Trench qui, come nell’ispirata “More”, convince e ammalia.
Da segnalare anche la valida “If In Winter”, libero adattamento di un brano della cantautrice inglese Vashti Bunyan, e il folk tradizionale rivisitato di “King Dog”, quest’ultimo scritto in origine da Bob Pegg dei Mr. Fox, gruppo folk-rock britannico degli anni Settanta.

Lo spirito di “Field's End” ben si riassume nell’immagine di copertina dell’album, un particolare del quadro Apollo e Dafne realizzato dal pittore francese René-Antoine Houasse nel 1677: la mano di Dafne che per sfuggire alla passione del Dio greco sta mutando in un albero di alloro. È proprio a una nuova comunione tra paesaggio naturale e umanità che fa pensare la corsa elegiaca dei Twelve Thousand Days, qui in una delle loro prove migliori.

17/11/2020

Tracklist

  1. Planet Caravan
  2. Dark They Were, And Golden Eyed
  3. Adam And The Beasts
  4. Drakestones
  5. King Dog
  6. Wolves Upon The Plain
  7. If In Winter
  8. More
  9. I Know You
  10. Field’s End
  11. Black Mountain Side
  12. Wistman’s Wood
 

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