KVB

Unity

2021 (Invada)
synth-pop, dream-pop

Il duo inglese composto da Kat Day e Nicholas Wood (coppia anche nella vita privata) è attivo con l’alias KVB dal 2010. Il catalogo stilistico del connubio era e resta ispirato da modelli di musica elettronica, kraut-rock e synth-pop, tutti debitamente aromatizzati con fragranze shoegaze. Uno schema che nel nuovo album “Unity” prosegue in modo pressoché analogo, con l’aggiunta di alcune interessanti varianti. Prodotto da Andy Savors (My Bloody Valentine, Black Country New Road, Horrors) e concepito inizialmente tra Spagna e Berlino, prima degli ultimi aggiustamenti apportati al ritorno nel Regno Unito, “Unity” è un lavoro complesso, fortemente influenzato dalla vitale mancanza di libero movimento imposta dal recente contesto generale, ma anche da approfonditi studi d’architettura, tema non convenzionale quando si tratta di opere musicali. Studi nello specifico indirizzati all’analisi delle fatiscenti condizioni in cui versano molte ville di lusso in Spagna, rimaste in stato incompiuto a causa del crollo finanziario patito nello scorso decennio: il degrado urbano che incontra il fallimento del capitalismo, inquietante quanto affascinante raffronto utilizzato come concetto essenziale delle distopiche osservazioni tracciate tra i solchi del progetto.

L’apertura strumentale affidata a "Sunrise Over Concrete" è l’introduzione al sanguinoso racconto illustrato in "Unité", pezzo condizionato dal tempo trascorso in quel di Berlino, come dimostrato dai ritmi motorik, dalle liriche ossessive, alla timbrica modulare, oltre alle ipnotiche influenze Ebm.
Sebbene l'elettronica sia il loro mezzo di comunicazione principale, l'introduzione della chitarra nel repertorio fa approdare i KVB nell’alt-pop. In brani come "Unbound" si richiamano gli stili classici dello shoegaze caro a Slowdive e Ride, mentre in "World On Fire" la miscela euforica formata da chitarre e sintetizzatori gioca molto bene le proprie carte nel substrato del duetto vocale: un fascino "indie" simile alle recenti proposte di Jane Weaver e dei primi Stereolab.
Che i KVB siano una congiunzione artistica multidisciplinare è un dato di fatto. Arte visiva e musica (da non perdere i videoclip) cercano ingredienti per alimentare la fiamma perpetua di questo legame. I due elementi si fondono alla perfezione nelle allegorie a basso ritmo di “Blind”, nell'epica "Omni", strutturata su paradigmi che rievocano il sintetico dinamismo dei Ladytron, o nell’avvincente synthwave di “Lumens”.

“Unity” va a inserirsi tra le pubblicazioni migliori dei mancuniani. Le rarefatte sonorità del passato mostrano ora qualche muscolo in più. La prerogativa sembra essere quella di non manomettere ciò che non sembra dare segni di cedimento. Le piccole modifiche al programma, come l’inedito utilizzo della doppia voce che vola a miscelarsi con l’elettronica sintetizzata e i tagli di chitarra post-punk, che si aggiungono con insistenza all’affermazione di lisergico shoegaze, portano a un risultato finale più avvincente, sul quale possono essere costruite fondamenta solide, destinate a convincere non solo la critica (sempre ben allineata nei loro confronti), ma anche un numero molto più ampio di seguaci.

07/12/2021

Tracklist

  1. Sunrise Over Concrete
  2. Unité
  3. Unbound
  4. Future
  5. Blind
  6. Ideal Living
  7. World On Fire
  8. Structural Index
  9. Lumens
  10. Omni






The KVB sul web