BADBADNOTGOOD

Talk Memory

2021 (XL)
nu jazz, hip-hop strumentale, fusion

Ogni album fa storia a sé. Vale per qualunque artista, ma specialmente per i canadesi BADBADNOTGOOD, che in dieci anni tondi di carriera di ripetere di disco in disco la loro formula non ne hanno proprio voluto sapere. Dagli esordi all'insegna dell'hip-hop strumentale fino alle levigatezze soulful dell'ultimo "IV", l'unica certezza oltre all'impostazione jazztronica è stata la scarna numerazione dei titoli - certezza che crolla con questo quinto episodio in proprio, chiamato "Talk Memory".

Non è l'unica novità. In controtendenza con "IV", il nuovo Lp fa leva su un sound più notturno e tagliente, proponendo per la prima volta archi e chitarra elettrica come elementi centrali. Mentre la sei corde è gestita in-house (a occuparsene è Leland Whitty, collaboratore ricorrente e dal 2016 membro della band a tutti gli effetti), per gli arrangiamenti orchestrali il gruppo di Toronto si è affidato a un nome di indubbio prestigio: il jazzista brasiliano Arthur Verocai, autore nel 1972 di un album omonimo che, anche grazie ai numerosi sampling da parte di artisti hip-hop, si è trasformato negli ultimi decenni in un piccolo culto anche per gli appassionati anglosassoni.
Il riassestamento sonoro coincide, non a sorpresa, con una sostanziale messa fra parentesi della componente elettronica: il tastierista e fondatore Matthew Tavares aveva annunciato il suo addio alla band nel 2019, e ascoltando il disco è palese come, con lui, se ne sia andata anche buona parte della vocazione sintetica del gruppo.

Sia chiaro: hip-hop e guizzi elettronici rimangono componenti percepibili, ma "Talk Memory" è soprattutto altro. E non è un male: da tempo assai sbilanciata sul versante retro, la musica sembra qui volersi gettare a capofitto nella rievocazione dei Seventies, tracciando non si sa ben quanto consapevolmente ponti anche con stili non particolarmente alla moda. A ciascun ascoltatore il compito di individuare i propri parallelismi: si può andare dal fiammeggiante jazz elettrico dei Soft Machine (post-Wyatt, peraltro) ai tardi Tortoise, passando ovviamente per il solito saccheggiatissimo Miles e le evoluzioni più fusion di FlyLo e confratelli.
Una constatazione è però inevitabile: quali che siano le coordinate sotto cui si voglia analizzare il disco, "Talk Memory" è il lavoro più strettamente jazz (forse tradizionalmente jazz) su cui i BADBADNOTGOOD abbiano messo le mani, e scommette molto sull'ormai lampante credibilità dei tre musicisti come jazzisti, nell'accezione più standard del termine.

I brani abbondano di fraseggi swingati, rimandi modali e hard-bop, accenni spiritual jazz che evitano scrupolosamente di addentrarsi in terreni troppo avant- o free. Sotto l'andazzo cinematografico di "Beside April" (arricchito delle percussioni di Kariem Riggins) è ben percepibile l'ossatura di jazz-funk davisiano; "Timid, Intimidating" affianca i densi zigzag elettrici a un pianismo confortevolmente vecchio stampo; "Talk Meaning" (con l'arpa di Brandee Younger) si muove su un ostinato di basso dal gusto tardo-sessantiano.

Accusare la formazione nu-jazz di bieco calligrafismo sarebbe insincero oltre che fuorviante (ben vengano le riprese, soprattutto se di prelibatezze simili); vero è tuttavia che il disco si pone nell'ombra dei suoi riferimenti e raramente riesce a sorprendere. Intrattiene, suggestiona, talvolta avvince - e lo fa con innegabile classe. Tutto sommato, può bastare.

18/10/2021

Tracklist

  1. Signal From The Noise
  2. Unfolding (Momentum 73)
  3. City Of Mirrors
  4. Beside April
  5. Love Proceeding
  6. Timid, Intimidating
  7. Beside April (Reprise)
  8. Talk Meaning

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