Simone Benussi, in arte Mace, è un classe 1982 impegnato come beatmaker e producer per pezzi grossi del nostro hip-hop quali Fabri Fibra, Gué Pequeno, Bassi Maestro, Marracash, Izi, Noyz Narcos, Salmo, Kaos, Colle Der Fomento, MadMan e Gemitaiz. Dopo aver partecipato al successo di numerosi singoli, arricchiti dal suo fondamentale contributo, arriva solo ora al suo primo producer album, "OBE", la cui sigla sta per "out of body experience".
È raro trovare una tale lucidità nell'interpretare la scena contemporanea pop, muovendosi fra l'hip-hop e tutte le sfumature dell'urban ma anche lambendo i lidi di un it-pop che, pur stravolto dalla trap ubiquitaria, rimane ancora vitale e capace di spunti creativi. L'esordio di Mace è quindi l'ascolto ideale per chi voglia fare il punto sulla situazione della nostra galassia urbana, magari godendosi il giro panoramico grazie all'inesauribile fantasia ed eleganza del titolare. Un'ora e poco più per scoprire qualche voce ancora poco chiacchierata ma di chiaro interesse, come l'ugola serica di Joan Thiele e soprattutto quella flessuosa e r'n'b di Venerus, che duetta con un Guè Pequeno sornione e ammiccante in "Colpa tua" ma che compare anche in altri tre brani, alzando di molto le aspettative sul suo prossimo album d'esordio.
C'è occasione anche per un pop elettronico, con un ritmo uk-garage, come "La canzone nostra", con Blanco che canta a cuore scoperto mentre Salmo si muove con l'agilità di un puma nella strofa rap. Mace riesce a rendere sensuale qualsiasi voce, anche i tre lestofanti che intervengono in "Buonanotte" (feat. Noyz Narcos, Franco126 e Side Baby) o Gemitaiz in "Candyman", e trasforma il nevrotico flow di Rkomi in un sussurro su "Non vivo più sulla terra", il più internazionale e ballabile degli it-pop, prima di fare raddoppiare il rapper milanese in una collaborazione con l'inconfondibile lamento strascicato di Madame, che forse aspetta Sanremo per agguantare il meritato successo. Facile, quindi, evidenziare la carica erotica di un già ammiccante Geolier, a cui si concede il momento più marcatamente trap-pop. A proposito di pop e di nuovo cantautorato nostrano, il gioiello è l'allucinata visione degna di un Battiato d'epoca di "Ayahuasca", cantata da un Colapesce magnetico che si fonde con una produzione ricca, esotica e psichedelica.
Fra le citazioni di Hendrix di "Notte fonda", il geometrico funk trasognato di "Sogni lucidi" e l'house intimista di "Sirena", c'è abbastanza per sfiziare anche chi non frequenta granché il mondo hip-hop e urban. Se esiste una nuova generazione di produttori italiani di ottimo livello, a volte anche giovani o giovanissimi, allora Mace consegna con il suo tardivo esordio solista un contributo che si distingue per maturità e fantasia, scansando molte delle soluzioni oggi più frequentate grazie a un solido apporto personale. Sotto la sua direzione si muove un gruppo di qualche vecchio amico e qualche volto più o meno nuovo, ma il re della festa rimane sempre lui, mister Benussi.
13/02/2021