PVA

Blush

2022 (Ninja Tune)
dance-punk, futurepop, ebm

Le anime che si nascondono dietro “Blush”, esordio full length dei britannici PVA, sono molteplici o, per essere più rigorosi, conformate per collocarsi all’interno di quel substrato che trae nozioni dal post-punk per poi miscelarle con orde di suoni elettronici d’estrazione techno. Una contaminazione che parte da lontano, mossa da nomi di assoluto rilievo: da Buzzcocks, Devo, Ultravox, per giungere, tra gli altri, a Happy Mondays, Lcd Soundsystem, Liars, Klaxons, ma che negli ultimi anni s’annovera tra quelle che, forse più di altre, sembra in grado di regalare qualche barlume di freschezza a un genere musicale che sta vivendo la cosiddetta seconda giovinezza.

Il terzetto proveniente dalla zona Sud di Londra si era già fatto apprezzare, nel corso del 2020, soprattutto grazie al singolo “Exhaust/Surroundings”, sostanzialmente legato a un post-punk di stampo chitarristico, pur comprendendo già voluminosi inserti synth che lasciavano presagire copiosi sbocchi stilistici.
La trasformazione guidata da Ella Harris, Josh Baxter (entrambi a voce, chitarre e sintetizzatori) e da Louis Satchell (batteria) nel corso delle undici tracce, si palesa ancor più consistente di quanto si potesse prevedere, rivelandosi un entusiasmante destabilizzatore di convenzioni schematiche.
Il singolo “Unthetered” è una travolgente cavalcata condotta dal sensuale sprechgesang della Harris verso staffilate dance-punk che ricordano molto da vicino, per non tornare troppo indietro nel tempo, l’approccio degli eccellenti Working Men’s Club. Brani come “Transit” scivolano dall'ululato industriale post-rock all’aggraziata vocalità della Harris, mentre “Comfort Eating”, “Bunker” e “Hero Man” affrontano argomenti quali ansia e vulnerabilità viaggiando su imponenti binari di perfetta commistione tra elettronica e ritmiche pulsanti.

 

Sono presenti forti richiami darkwave nell’eccellente “Bad Dad”, episodio che tratteggia con grande proprietà la figura di un neo-papà che osserva il proprio figlio durante la notte, temendo pesantemente il lignaggio della mascolinità adulta e l’impatto che essa potrebbe avere su un essere vivente così incontaminato.
Il featuring del cantautore e produttore anglo-nigeriano Tony Njoku s’inserisce nei flutti sintetici di “Seven”, sicuramente il momento più accomodante del repertorio, scortato quasi a braccetto da “Soap”, episodio che apre qualche finestra verso lidi dalle trame vellutate, restando comunque ancorato a nuance industrial-techno.
Nel complesso, "Blush" si mostra come lo strumento perfetto che conduce sulla più estatica delle piste da ballo, luogo dove farsi travolgere dai ritmi febbrili e ipnotizzanti proposti dal terzetto inglese.

 

I PVA portano alto il vessillo di chi vuole sdoganare le potenzialità e le tante sfaccettature che possiede il genere dance-punk, aggregandosi con ottimi risultati a chi promuove il rock, così richiamato nel suo termine più generico come protagonista perfettamente accreditabile anche ad ambientazioni dancefloor.

29/10/2022

Tracklist

  1. Untethered
  2. Kim
  3. Hero Man
  4. Interlude
  5. Bunker
  6. Comfort Eating
  7. The Individual
  8. Bad Dad
  9. Transit
  10. Seven
  11. Soap






PVA sul web