Anticipato come l’album del riscatto, il nuovo lavoro dei Band Of Horses tenta di catturare quella magia dispensata dall’esordio “Everything All The Time” e regolarmente dissolta nei successivi quattro capitoli discografici.
La band americana rappresenta in verità una curiosa anomalia della fenomenologia indie-pop, l’appeal della voce di Ben Bridwell e una cura a tratti stucchevole degli arrangiamenti e degli intrecci melodici e ritmici hanno contribuito a un successo inaspettato, valicando perfino i confini patri e conquistando anche la terra d'Albione, grazie anche all’utilizzo di alcuni brani in film e serie televisive.
Il sesto album di Bridwell e dei correnti compagni di ventura, “Things Are Great”, è solido e accattivante quanto basta per far gridare alla ritrovata ispirazione, ma nonostante la presenza di due intuizioni superiori alla media, e furbescamente poste ad apertura e chiusura dell’album, non scioglie del tutto dubbi e perplessità pregresse.
La sfida del nuovo album dei Band Of Horses è racchiusa nell’intento di recuperare l’impulsività e lo stridore degli esordi, evitando le ambizioni alt-rock sperimentate con il precedente “Why Are You Ok?” prodotto da Jason Lytle dei Grandaddy, ed è in quest’ottica che gli scintillanti e graffianti accordi chitarristici di "Warning Signs” e le più delicate sonorità di “Tragedy Of The Commons” risultano convincenti e rimarchevoli, in converso le scanzonate sonorità guitar-pop di “Crutch” e le piacevoli intuizioni melodiche di “In Need Of Repair” non ne ripetono la magia e la profondità.
E’ evidente che dopo tanti cambi di formazione, oggi i Band Of Horses sono una band al servizio di un leader, ed è in quest’ottica che le pagine più riuscite di “Things Are Great” vanno stimate: il grintoso pop-rock anni 80 “Lights” e il geniale glitch-yacht-pop di "Coalinga” certificano ancora una volta le intelligenti peculiarità della penna di Ben Bridwell.
In verità abbiamo un gran bisogno di dischi come quest’ultimo dei Band Of Horses, quantomeno per stemperare il tono sempre più plumbeo della moderna produzione rock e pop. Certo è che un po’ di azzardo e di coraggio avrebbe giovato: “Things Are Great” è per alcuni versi la miglior proposta del gruppo dai tempi dell’esordio, ma pur lasciando un piacevole senso di deja-vu, non indica evoluzioni interessanti per il prossimo futuro.
30/07/2022