Un ritorno attesissimo, come se si stesse aspettando una delle ultime manifestazioni credibili del rock. Così l'ensemble londinese Black Country, New Road ancora nella formazione di sette membri - recentemente orfano del carismatico cantante e chitarrista Isaac Wood che ha abbandonato poco prima di questa uscita - si chiude due settimane ai Chale Abbey Studios sull'Isola di Wight, col fonico dei live Sergio Maschetzko, lontano da ogni distrazione per onorare questo onere realizzando circa un'ora di musica a tratti inaspettata e incredibile.
Il primo aspetto positivo, e di evoluzione, che arriva con intensità è la capacità della band di esprimere in musica un'ampia gamma emozionale che trattiene vari stati d'animo, compresa la debordante euforia dai toni teatrali dell'inizio del disco ("Intro", "Chaos Into Space Marine", "Concorde") che ammicca ad Arcade Fire, con Sarah Neufeld, e David Bowie, trovando sempre conforto nella coralità e nella sinergia collettiva anche negli episodi più riflessivi.
"Ants From Up There" riserva infatti i brani più intensi dopo il trittico iniziale: splendido il minimalismo emozionale di "Bread Song" costruito con senso orchestrale da parte di ogni membro della band, la cui dinamica si apre e si chiude come un diaframma nell'arco del brano spostandosi tra stilemi classici, jazz e post-rock; intima e personale la ballata "Haldern", in cui fiati, pianoforte e violino sospingono la voce in una danza dalla forma e dalla ritmica spezzata quanto il costato del protagonista:
You are the only one I've knownIn "Mark's Theme" il sax solo coadiuva l'entrata del resto dell'ensemble nel passaggio più jazz del disco, mentre la teatralità iniziale à-la Ziggy Stardust torna a contrappuntare il disco in "Good Will Hunting" e "The Place Where He Inserted The Blade", quest'ultima posizionata prima dell'avanzata dolente di "Snow Globes" col lacerante fraseggiare free della batteria:
Who broke the world so quietly
And turned your perfect hands to me
And you ruptured every bone
Well I'm sorry HenryL'album si conclude con la melanconia post-rock/emo di "Basketball Shoes", tra American Football e Slint, uno dei primi brani composti dalla band e già suonato dal vivo che col proprio materiale melodico, armonico e sonoro informa il resto del disco, dall'intro a svariati richiami inseriti qua e là come frammenti nei fraseggi dei singoli strumentisti. Circa tredici minuti di brano coprono così l'intera quarta facciata del vinile esprimendo al massimo la sintonia tra i membri della band quanto l'inquietudine che comunicano i testi del disco:
He doesn't look anything like Jesus at all
Your friend, the one that you loved
Did you keep him on your side?
And I haven't felt this way in, like, everSeppur più discontinuo come scaletta rispetto alla compattezza dell'esordio "For The First Time" (Ninja Tune, 2021), ma allo stesso tempo anche complessivamente più dinamico, "Ants From Up There" racchiude alcune canzoni che sono piccole gemme che portano a maturazione il percorso della band. Si sente il lavoro fatto anche in sala prove dal collettivo, che ha curato con dovizia ogni passaggio e fatto respirare i testi.
I am the convo, you are the weather
And the clamp is a cracked smile cheek
And it tortures me
12/02/2022